Tommaso Moro, un santo “politico” che seppe essere libero nell’obbedienza

Di Massimo Giardina
09 Novembre 2012
Intervista al prefetto dell'Ambrosiana monsignor Franco Buzzi, che oggi parteciperà all'inaugurazione a Milano della mostra “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune”

Verrà inaugurata questo pomeriggio alle 18,30 la mostra “Il sorriso della libertà. Tommaso Moro, la politica e il bene comune” promossa dalla Fondazione Costruiamo il futuro.
L’esposizione realizzata in occasione dell’Anno della fede indetto da Benedetto XVI, è dedicata al santo patrono di politici e governanti, Thomas More. «La sua testimonianza e il suo martirio rappresentano il più grande esempio di laicità della storia moderna» viene detto nella presentazione della mostra.
Il lavoro sul santo politico, ha visto i suoi natali presso la Camera dei deputati lo scorso 23 ottobre alla presenza del presidente del Consiglio Mario Monti e, nel suo transito milanese, sosterà presso la Chiesa di San Sepolcro fino al 22 novembre (ingresso libero dalle 10 alle 18). Parteciperanno all’inaugurazione di oggi il padrone di casa monsignor Franco Buzzi, prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano; Lorenzo Ornaghi, ministro dei Beni e delle Attività Culturali; Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano; il vicepresidente della Camera e presidente della Fondazione promotrice dell’evento Maurizio Lupi e Edoardo Rialti, curatore della mostra.

TOMMASO: LIBERTA’ E OBBEDIENZA. Monsignor Buzzi, parlando con tempi.it, definisce san Tommaso Moro «un uomo che ha pagato di persona le sue convinzioni in un contesto estremamente provocatorio. In quel momento sarebbe stato facile, in nome di una libertà da rivendicare nei confronti della Chiesa tradizionale, prendere una strada che era già stata tracciata da Lutero qualche anno prima. Tommaso Moro, invece, ha rivendicato una libertà all’interno di una obbedienza». Per il prefetto dell’Ambrosiana, la ferma scelta nell’appartenenza alla Chiesa di Roma è per il Lord Cancelliere il risultato di una fede vissuta grazie ai suoi studi e a degli amici speciali.

LA FEDE, GLI STUDI, GLI AMICI. «La sua formazione umanistica e teologica e il rapporto con Erasmo da Rotterdam e John Colet, quest’ultimo un grande umanista e teologo, sono elementi che hanno molto contribuito alla fede di Tommaso Moro. Erasmo, pur essendo un eremita agostiniano, non passò dalla parte del  confratello Martin Lutero. Questi tre amici avevano coltivato una spiritualità profondamente autentica e molto legata alla tradizione. Il loro era un umanesimo che non suonava come rottura con il passato, ma si proponeva come conquista di una certezza ulteriore che garantisse la continuità con i padri della Chiesa e la scolastica».

L’AUTORITA’ DA CUI OGNI POTERE VIENE. Tale fede si impose su Enrico VIII, «una figura molto complicata e complessa che ha esercitato un tipo di potere che impediva l’espressione della libertà». Al suo sovrano, Tommaso Moro «rispose con l’affermazione del principio di libertà manifestando un’obiezione di coscienza verso ciò che non poteva ammettere: non poteva riconoscere la pretesa del potere di essere assoluto». Monsignor Buzzi si riferisce alle parole di San Paolo per cui ogni sovranità è data da Dio, e per questa ragione non può essere assoluta, ma «subordinata all’autorità da cui ogni potere viene».

@giardser

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