
Tom, il neonato prematuro che un ospedale inglese ha lasciato morire per «seguire le linee guida»
Se fosse nato solo una settimana dopo forse sarebbe ancora vivo. Questione di qualche giorno e l’avrebbero rianimato. A quattro anni di distanza il Southend Hospital dell’Essex si è scusato con i genitori di Tom Godwin, il piccolo nato prematuro dopo appena 22 settimane di gravidanza e lasciato morire dai medici a causa degli standard inglesi di terapia intensiva neonatale.
«STAVA CERCANDO DI VIVERE». Tracy Godwin partorì nel 2010, i medici la avevano avvisata che il bambino sarebbe potuto nascere prematuro. «Dopo il parto mi misero mio figlio Tom fra le braccia. Piangeva e si contorceva. Lo sentivo respirare», ha raccontato la mamma, che intontita dall’anestesia non si rendeva conto di cosa stesse accadendo: «Continuavo a pensare a dove fosse l’incubatrice. Chiedevo che qualche infermiera mi aiutasse, ma nessuno faceva nulla. Non era morto, stava solo cercando di vivere». Dopo 45 minuti senza assistenza, il piccolo Tom smise di respirare.
LA SCOPERTA DEL REGOLAMENTO. Tracy all’inizio pensò che i dottori non avessero assistito il figlio per ragioni legate allo stato di salute disperato del neonato, poi scoprì la verità sei settimane dopo durante un incontro con lo staff ospedaliero, in cui le dissero che gli standard inglesi suggeriscono ai ginecologi e ai medici di terapia intensiva neonatale di non rianimare i bambini di 22 settimane o più piccoli e lasciarli morire fornendogli solo le cosiddette «cure compassionevoli».
«ABBIAMO SEGUITO LE LINEE GUIDA». Davanti alle proteste della donna, il personale ospedaliero si discolpò affermando di aver seguito alla lettera la normativa: «Ci scusiamo con la signora Godwin e con la sua famiglia per come sono andate le cose, ma abbiamo semplicemente seguito le linee guida che dicono di non rianimare i bambini nati prima di 23 settimane, la maggioranza degli ospedali le segue».
Tracy ha ingaggiato per questo una battaglia «contro un sistema irresponsabile», perché «se ci avessero provato [a salvarlo] e fosse andata male sarebbe stato diverso. Invece mi dissero che non potevano fare niente di più per Tom».
SCUSE INUTILI. Tracy quest’anno ha vinto la causa: il verdetto del medico legale elenca una serie di errori commessi dall’ospedale di Essex, che è stato costretto a scusarsi per negligenza. Ma niente di più. Secondo il medico legale, «un pediatra avrebbe dovuto spiegare alla donna la politica della rianimazione neonatale». Se l’avesse conosciuta, infatti, Tracy sarebbe andata in un altro ospedale a partorire. Inoltre, «un consulente avrebbe dovuto vedere Godwin immediatamente e non il giorno successivo al parto».
Ma le scuse ormai servono a poco e la battaglia legale di Tracy non è servita a cambiare il regolamento perché si possa decidere di volta in volta se un neonato vada rianimato, a prescindere dalle settimane di vita.
Così forse Tom avrebbe potuto continuare a vivere come un’altra bambina, Maddalena Douse, che nel 2012 stava per subire la stessa sorte ma fu tenuta in vita perché un medico si accorse che aveva un peso sufficiente (400 grammi) per essere considerata “vitale” secondo i regolamenti.
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11 commenti
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Linee guida e direttive….Leitlinien und Richtlinien. lo affermava anche il famigerato dottor (se così possiamo definirlo ) maengele negli anni 40 per giustificare il suo tragico operato.Noto con grande rammarico che alcune simili linee guida e direttive sono in vigore nella ” civilissima” Inghilterra,nel 2014.
solo la legge vi salverà … che bello il mondo fatto dalle leggi degli uomini, così perfette, così giuste !
Tutti sono felici, tutti sono contenti; tutte le richieste trovano una legge che le soddisfa.
O forse no ?
Europa nazista: l’europeismo é una ideologia, Inghilterra compresa.
Questo articolo è di una faziosità estrema. Si riportano pseudo notizie cliniche sul neonato riportate solo dalla mamma la cui valutazione non si può definire competente per ovvi motivi. In generale i neonati sotto i 500 grammi nati con meno di 24 settimane non hanno nessuna probabilità di sopravvivenza anche se rianimati e intubati. Questo principalmente perché i polmoni sono immaturi e il foro di Botallo è ancora aperto. Di fatto entro pochi giorni muoiono. Qui in questo articolo si strumentalizzano i sentimenti di una mamma che vanno comunque rispettati per portare avanti un principio anche quando cozza contro la realtà dei fatti. Visto poi che per alcuni vale il principio di agire sempre in favore della natura, in questo caso la natura semplicemente ha fatto il suo corso. Forzare le cose sarebbe stato accanimento terapeutico. Inoltre se la mamma sarebbe stata adeguatamente informata prima del parto forse avrebbe avuto modo di farsene una ragione e magari avrebbe sofferto meno.
…ah sì? E a te chi ti da queste certezze? Sei un’ostetrica? Lavori in una TIN?
Visto che mia figlia è nata prematura, ho una qualche esperienza personale. Le speranze di vita di bambini sotto le 28 settimane non sono molte, ma non nulle. Io personalmente conosco due casi: una bimba nata di 24 settimane ed una di 23… entrambe sono sopravvissute, ed almeno la prima senza danni apparenti (ovviamente sono bambini particolari che presentano ritardi di crescita e di sviluppo che di solito, se tutto va bene, si annullano oltre i tre anni).
Purtroppo, mentre mia figlia era ricoverata ho assistito anche a dei decessi… ma posso assicurarti che è sempre stata una sconfitta per tutti: medici, infermieri e genitori. I bambini molto piccoli sono molto delicati, ma ciò non impedisce di poterli curare e aiutare (la neonatologia ha fatto progressi incredibili negli ultimi decenni, soprattutto proprio sui respiratori che non pompano aria, ma solo assecondano il respiro del bambino, evitando danni celebrali ed alla retina). Quello che ho visto io è sempre stata una grande tenerezza e rispetto di questi piccoli esserini. Rispetto anche per i genitori che, nei limiti di una terapia intensiva, possono accudire loro stessi i propri figli, carezzarli, parlare loro, coccolarli… e se tutto procede bene, allattarli ed infine portarli a casa.
La prassi italiana (l’unica a mio avviso rispettosa della vita) impone l’accudimento di tutti i feti nati vivi… non si tratta di rianimazione perché se sono nati vivi, non devono essere rianimati ma solo aiutati. Non si tratta di strumentalizzare nulla, ho visto infermiere piangere quando le cose non vanno bene… ho visto smontare una incubatrice in pochi secondi per trasferire un bambino in difficoltà… tutti collaborano per permettere di vivere a questi bambini.
Grazie Emanuele…….. Ho scritto un mio sfogo su fb alla pubblicazione di qst articolo di tempi apposto da Benedetta Frigerio. Firmato Faber Avignius
Cioè, secondo lei, è giusto che, in base ad una regola, non si debba intervenire in alcun modo per tentare di mantenere in vita un essere umano ?
E’ fazioso affermare che una persona non vada aiutata a vivere ?
E quale sarebbe la “realtà dei fatti” che cita lei ? che visto che è nato prematuro, prima delle settimane previste dalla legge, non si deve fare niente e lasciar morire tranquillamente un essere perchè va bene così ?
Perchè “la realtà dei fatti” è che non vale la pena provare ? con tutte le forze ?
O forse “la realtà dei fatti” è che non è un essere che deve vivere, perchè lo dice la legge ?
Mi scusi, sì, sono fazioso, molto fazioso, quando si tratta di difendere la vita, in ogni suo momento, dal concepimento in poi, sono faziosissimo e ne sono fiero !!!
E vuol sapere perchè ? perchè Giustizia e Verità non sono di questo mondo e non sarà una legge a dirmi cosa è giusto e cosa non lo è. Una legge degli uomini mi potrà dire cosa è legale, mai cosa è giusto.
Non esistono leggi giuste o leggi sbagliate ma leggi. Del resto mom esistono neppure leggi divine giuste in assoluto. In questo caso comunque si parlava di linee guida che per definizione non sono leggi ma indicazioni scientifiche che ogni professionista o ospedale può decidere o meno di seguire. Dagli elementi oggettivi che emergono dall’articolo non si evince che si sia trattato di un caso clinico in cui ci fossero dei riscontri per ritenere non applicabili le linee guida dell’ospedale. Ovviamente è una opinione contestabile a fronte di riscontri clinici diversi. Qui però non si affronta la questione da un punto di vista clinico (anche perché non è la sede adatta) ma da un punto di vista etico e dunque non esiste una morale intrinsecamente superiore a un’altra. Ognuno sostiene la sua.
Le auguro di provare ciò che ha provato questa madre così si sciacquerà la bocca prima di parlare, non vi è scritto nell’articolo che il bimbo non avesse alcuna speranza di sopravvivenza ma solo che è stata applicata una legge generica applicata per bambini sotto una certa età e che invece dovrebbe variare di caso in caso, ossia sfruttare ogni possibilità di salvare una vita a prescindere, se le sembra umano lasciare annaspare senza respiratore una creaturina senza neppure l’ossigeno che è una cura cosiddetta compassionevole che comunque se necessario lo aiuterebbe a morire con meno dolore e più umanamente faccia lei, per me la sua opinione è quella di un individuo sterile di anima e pieno di faziosità che lei stessa menziona. Non vedo l’ora che suo figlio faccia la stessa fine per vedere se la sua opinione resterà immutata. Anzi per il bene di ogni bimbo spero lei non divenga mai madre.
Il problema é che lei da per fatti oggettivi le sensazioni di una partoriente che si trova in una condizione di fragilità dovuta alla situazione e non prende in considerazione l’aspetto clinico. Ciò non toglie e l’ho già sottolineato, il rispetto per i sentimenti della donna ma noi che in questa sede perlomeno dovremmo dimostrare un minimo di razionalità in più forse dovremmo giudicare la situazione con l’equilibrio derivante da uno sguardo a 360 gradi. Mi dispiace per l’odio che lei dimostra nei confronti di chi dissente rispetto alle sue opinioni augurandogli ogni male. Io invece le auguro di comprendere che non esistono argomenti tabù e che si può discutere di tutto compreso l’uso o meno di linee guida scientifiche.
“Dio ha detto una sola volta: non uccidere! Non
può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, […]
non può cambiare e calpestare il diritto santissimo di Dio. Questo
popolo, […] talmente attaccato alla vita, popolo
che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la
pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte. Nel nome di questo Cristo crocefisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via, verità
e vita. Lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta, un giorno verrà il
giudizio di Dio” (San Giovanni Paolo II)