
Imparare con Tolkien che la vita è un’imprevedibile avventura

«I will take the Ring – he said – Though I do not know the way»: questa frase decisiva nel romanzo Il Signore degli Anelli, scelta come titolo del percorso formativo promosso da Diesse Firenze e Toscana che si concluderà con un convegno a Firenze il 31 marzo, ha mobilitato ben 870 fra ragazzi e docenti delle scuole medie in uno straordinario viaggio alla ricerca di se stessi e del mondo che forse non immaginavano così vasto e sorprendente.
Ce ne parla Maria Serena Agnoletti, insegnante in prima linea fra gli ideatori del progetto letterario “Le vie d’Europa… sui passi di un autore” giunta quest’anno alla XVII edizione, mettendo a fuoco il valore educativo del percorso seguito con interesse e intraprendenza.
Come è articolato e come si svolge?
È concepito come un corso di aggiornamento per gli insegnanti che operano in classe insieme agli studenti guidando la lettura dei testi e facilitandone la comprensione: l’impegno supportato e condiviso genera un maggior approfondimento delle suggestioni stimolate dagli stessi brani letterari e rappresenta un arricchimento sia per i docenti che per gli alunni.
Cosa ha determinato la scelta delle opere di John Ronald Reuel Tolkien?
Sempre privilegiamo autori di lingua inglese in modo da coinvolgere oltre agli insegnanti di lettere anche quelli di inglese, generalmente coadiuvati dagli insegnanti di arte e di musica dato che i ragazzi possono scegliere diversi linguaggi espressivi per produrre gli elaborati da presentare al convegno. Quest’anno abbiamo optato per Tolkien ritenendo il suo messaggio inerente al nostro tempo attraversato dall’emergenza Covid e ora liberato dalle restrizioni.
In che senso l’attinenza con lo scrittore precursore del fantasy?
Per tre anni siamo stati costretti a lavorare e a realizzare il convegno on-line, ora abbiamo finalmente la possibilità di incontrarci “in presenza” uscendo da un periodo problematico. In Tolkien abbiamo riconosciuto un autore particolarmente efficace nel descrivere la realtà per quella che è: a volte piena di oscurità, di problemi e combattimenti contro le forze del male, ma anche sempre attraversata da un in filo tenace di speranza, dalla certezza che il bene prevale.
Quella di Tolkien è un’opera ponderosa e complessa per ragazzi delle medie… Come hanno reagito?
Abbiamo proposto sia Lo Hobbit, letto interamente dai ragazzi, che Il Signore degli Anelli consigliando la lettura di diversi brani e la visione del film di Peter Jackson che è piuttosto fedele al testo. I ragazzi hanno lavorato con entusiasmo e l’esito si è reso evidente nelle loro produzioni: racconti in italiano o in inglese, tesine, elaborati artistici… soprattutto hanno colto il senso metaforico delle varie narrazioni facendo scattare un paragone con il proprio vissuto.
Che impressione ha suscitato in loro il senso di avventura e di rischio che attraversa l’intera saga letteraria? In fondo gli Hobbit vivono in un mondo compiuto e incantevole, la Contea, e decidono di abbandonarla per intraprendere un viaggio incerto del quale non conoscono le insidie, i pericoli e neppure una meta sicura…
Questo è un aspetto che ha colpito molto i ragazzi, specialmente i più piccoli di prima media, ma in generale anche gli altri: hanno rilevato che solo quando ci si mette alla prova, specialmente di fronte alle difficoltà impreviste, emergono le proprie capacità. Hanno osservato che Bilbo o Frodo partono, ma non hanno capito bene di che cosa si tratti e non ritengono nemmeno di essere particolarmente capaci, particolarmente dotati… eppure loro, come gli altri loro compagni hobbit, scoprono di avere tante capacità che non avrebbero mai immaginato di avere se fossero rimasti nella vita comoda della Contea.
Quindi hanno intuito il fascino di un rischio da correre per recuperare un orizzonte più vasto…
Certamente si sono immedesimati con la situazione di Frodo conoscendo bene la fatica, l’incertezza che spesso provano ad uscire dal proprio guscio per affrontare un compito per il quale si sentono molto spesso impreparati. In questo senso hanno anche colto l’importanza di avere qualcuno con cui condividere l’avventura: molte volte nei protagonisti del racconto è emersa una straordinaria prontezza e capacità di intervenire in soccorso di qualcuno… Anche in questa dinamica i ragazzi hanno vissuto un immediato paragone con se stessi e con la loro situazione: dovendo realizzare un lavoro di gruppo e avvertendo la fatica per raggiungere insieme un risultato, si sono accorti che la disponibilità a confrontarsi anche attraverso la discussione e lo scontro, li portava a sperimentare un dialogo continuo e a scoprire nuove potenzialità. Grazie agli altri, in compagnia, ognuno scopriva la propria responsabilità personale giocando la propria carta.
Nella trama affiora un netto divario fra il bene e il male, fra la catastrofe incombente e l’approdo a una salvezza, a un “ritorno a casa”. Come è stata recepita questa lotta?
Sono stati colpiti da questa contrapposizione: alcuni hanno paragonato i cattivi Sauron e Saruman rinchiusi nella torre al Lucifero di Dante immobilizzato nell’inferno. Di contro tutti gli eroi positivi si muovono, si mettono in gioco, prendono iniziativa… Li ha colpiti moltissimo anche Gollum, personaggio malvagio e ambiguo che Bilbo non uccide pur avendone l’occasione e che anche Frodo tratterà con compassione suscitando in lui una sorta di sensibilità al bene, seppure fugace e del tutto tradita. Tante domande sono state suscitate da questa vicenda… e saranno certamente affrontate al convegno di Firenze che nella prima parte sarà appunto dedicata a rispondere ai quesiti che i ragazzi stessi proporranno.
Tante domande, ma anche tante scoperte. Per esempio il gusto dell’ascolto dei compagni, la disponibilità sacrificare il proprio interesse per un bene più grande…
E soprattutto la conquista della speranza: anche nei momenti più bui e angosciosi descritti nel testo, è stata sempre evidente ed evidenziata dai ragazzi la comparsa delle stelle nel cielo.
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