
Tolgono la censura ai film, ma la mettono nella vita

C’è questa notizia che il ministro della Cultura Dario Franceschini ha firmato un decreto che abolisce la censura per i film, una pratica che esisteva dai tempi del Fascismo e che poi è stata via via modificata nel corso degli anni a partire dal 1962.
Un commissione per togliere la commissione
Come notano con diverse sfumature sia Libero sia Il Foglio, per togliere la commissione che si occupava di censurare i film – poiché siamo pur sempre in Italia -, se ne è creata un’altra. Siamo il paese dei comitati e delle task force, figuratevi se potevamo perdere l’occasione.
Non si vieta ma si classifica
Il nuovo organismo, composto da 49 esperti, non avrà più il compito di tagliare ed eliminare le scene dalle pellicole, ma solo quello di “classificare” i film. Cosa questo voglia dire all’atto pratico non è ancora chiarissimo, ma il succo è quello: non si vieta più, si “classifica”.
Censura o autocensura
A parte l’aspetto cronologicamente paradossale di un intervento del genere in tempi in cui al cinema non si può andare, più interessante è notare che il problema, oggi, più che dalla censura è costituito dall’autocensura. Cioè dal fatto che – basta scorrere una qualsiasi programmazione sui canali in chiaro o su quelli delle piattaforme digitali – le trame dei film oggi rispondono a certe precise regole “non scritte”, da cui raramente si discostano.
Stereotipi comuni
Esempi alla rinfusa: i personaggi positivi non fumano sigarette, lui e lei finiscono a letto almeno una volta, ci deve essere almeno un protagonista o di colore o di qualche minoranza considerata discriminata, il cattivo è, per lo più, maschio e bianco, un riferimento al pericolo del surriscaldamento globale è sempre gradito.
Stiamo generalizzando, ma nemmeno troppo. Avete presente le regole introdotte dall’Academy per l’assegnazione dell’Oscar? Avete mai visto The Old Guard, giusto per citare la pellicola iper-correttissima stroncata dal nostro Correttore di bozze?
Baci gay e disclaimer
Quindi via la commissione dei censori; ma che senso ha in un mondo in cui il “comune senso del pudore” è poco più di un’anticaglia e la vera censura è quella imposta dall’omologazione dominante? Se pure la Lux Vide mette in scena il bacio gay e Dumbo, Peter Pan e Gli aristogatti sono preceduti da un disclaimer che ci avverte dei contenuti razzisti, tutto questo che senso ha?
Togli le braghe, metti le braghe
Ancora più paradossale è il fatto che, mentre mandano in pensione la commissione “Daniele da Volterra”, quella che doveva mettere le braghe alle scene dei film, vogliono introdurre nella vita reale un’altra commissione ben più potente: quella che attraverso il ddl Zan vuole mettere i mutandoni alla libertà di pensiero e opinione.
Così saremo liberi di vedere film in cui lui&lui pagano la donna indiana o ucraina per avere il marmocchio dei loro sogni, però non potremo protestare contro una pratica obbrobriosa. La libertà concessa nella finzione non sarà concessa nella realtà.
Foto Mason Kimbarovsky da Unsplash
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