
TOGLIETECI PURE LE SCUOLE, MA LASCIATECI LA LIBERTA’ DI EDUCARE
l mito della scuola statale è in questo equivoco: l’educazione è lo sviluppo dell’umano, è il compimento dell’umano. Non è vero, perché l’educazione è la comunicazione di un uomo a un altro uomo della positività che vive e del senso per cui esiste. è la comunicazione della positività che salva la vita, che dà senso alla vita. Quindi l’educazione è la comunicazione tra due esseri umani perché l’umano prenda coscienza e si sviluppi fino al compimento. Altrimenti l’educazione è puro addestramento. Come si addestrano gli animali, così si addestrano gli uomini a diventare fattori inconsapevoli di una costruzione. La persona è quel livello della natura che prende coscienza di sé e, così facendo, sente urgentemente questa coscienza di sé che lo spinge alla soddisfazione, al compimento. Queste urgenza si chiama libertà. Per questo la libertà è il dono più grande che i cieli ci hanno donato, perché la libertà siamo noi; un cane non è libero, un albero non è libero, una stella non è libera, non sa che c’è e quindi non desidera capire e soddisfare ciò per cui c’è. Identificare l’educazione con la scuola significa, come è oggi, privilegiare delle tecniche, una falsa neutralità, delle forme. L’educazione, consapevolmente intesa, comincia con un incontro. Ciò che ci colpisce e muove sono le persone con un’identità più vera, più corrispondente alla nostra natura di uomini.
Non so se dico un’eresia, ma non voglio che la scuola educhi. Io voglio che la scuola permetta che un uomo possa educarsi, cioè crescere. In fondo, la vera alternativa che abbiamo di fronte, da cui nasce tutto, anche il mito della scuola statale è questa: se l’educazione deve essere svolta attraverso una presenza o se l’opera educativa deve essere svolta da un’istituzione, fosse anche l’istituto Sacro Cuore di Milano. Perché il processo educativo o è in carico alla persona, o è scaricato sulla struttura; cioè se la struttura favorisce questa presenza, o se queste presenze devono diventare funzionali e funzionari di una struttura. Quando leggo certe cose della riforma della scuola devo dire, che al di là di certi proclami, fatti anche dal ministro (Letizia Moratti, ndr) anche qui, quello che ci stanno preparando forse è peggio di quello che lasciamo. Scusate la mia acrimonia, ma si avvera quello che Berlinguer, il vecchio ministro della Pubblica Istruzione, in un convegno che fece coi quadri dirigenti del suo partito, pubblicato sul Corriere della Sera, disse. Per difendersi dall’accusa di vendere la scuola dello Stato ai preti, tenacemente sostenne l’idea che non voleva che la scuola privata si diffondesse, ma che diventasse statale. Per adesso questo è quello che abbiamo ottenuto, speriamo nel futuro.
don Giorgio Pontiggia,
presidente Fondazione S. Cuore di Milano,
intervento al convegno “Quando la scuola è viva”,
Rimini, 24 agosto 2005.
(appunti non rivisti dall’autore)
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