
“The Accountant”. Sulla suspense ci siamo, ma l’intreccio che roba è?

La vita di un contabile al servizio della malavita si intreccia con quella di una timida impiegata.
Film strano e dalle troppe anime, che sviluppa male buone premesse. Tutto ruota attorno a Ben Affleck che è sempre meglio come regista che come attore. Qui si difende in un ruolo complicato a metà tra il supereroe con grossi problemi alle spalle (in questo caso, problemi con la famiglia e un autismo che lo condiziona pesantemente) e il ragazzone timido che vorrebbe una vita normale.
O’Connor, che pur aveva diretto un film grezzo e genuino come Warrior, costruisce un personaggio accattivante e gestisce discretamente suspense e combattimenti: il problema è l’intreccio, piuttosto inverosimile.
Passi la storia d’amore un po’ risaputa con la Kendrick che fa la Golino in Rain Man ma poi si mette insieme troppo e troppo discordante. Un padre fissato con le arti marziali, un fratello mezzo supereroe che sparisce per mezzo film, la Sindrome di Asperger, la malavita da sterminare. Ma che roba è?
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