Testamento biologico tattoo. Negli Usa si ha paura di resuscitare

Di Elisabetta Longo
02 Marzo 2012
Negli Stati Uniti sempre più persone si recano in centri per tatuaggi con scopi medici. Per segnalare sulla pelle le patologie dalle quali sono afflitti, ma anche per rendere note le loro volontà da "fine vita". Un'infermiera inglese ha spiegato così la sua scelta: «Se mi riporterete in vita dovrò morire di nuovo».

“No Cpr” è la scritta che si è fatta tatuare sul petto un medico americano di Kansas City, il dottor Ed Friedlander. Al giorno d’oggi certo non ci si stupisce più se si vedono tatuaggi dal significato ignoto, dal gusto discutibile, ma in questo caso, quel “no cpr” non è una sigla come un’altra. In termini medici, la sigla Cpr significa infatti “cardiopolmunary resuscitation”, la classica procedura per cercare di riportare in vita il paziente, con massaggio cardiaco o respirazione artificiale, che il dr Friedlander rifiuterà nel caso in cui si trovasse in pericolo di vita. Una sorta di testamento biologico scritto sulla pelle, proprio lì dove batte il cuore. «Avrei potuto usare un semplice braccialetto di quelli medici, ma volevo qualcosa di più forte, di più marcato, e niente è più indelebile di un tatuaggio» racconta il medico al giornale di Kansas City. «Un tatuaggio del genere deve far pensare e riflettere il personale paramedico che soccorrerà me o chiunque altro ne avrà uno. Voglio solo che vengano rispettate le mie volontà, che quando il mio cuore smetterà di battere vorrà dire che sarà giunta la mia ora, e non che io non abbia amato la mia vita». Vita che potrebbe essere lunga ancora qualcun altro anno semplicemente grazie a un elementare massaggio cardiaco.
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Quella dei tatuaggi medici è ormai da anni una moda negli Stati Uniti, tanto che c’è chi si batte per far avere a queste zone di pelle inchiostrate anche un valore legale, che per il momento le gazzette ufficiali mediche trascurano. Siamo proprio sicuri che un portantino di ambulanza che si trova di fronte a un paziente a rischio di vita rispetti il volere scritto sul petto? Il dr Saleh Aldasouqi, un endocrinologo che lavora all’università del Michigan, si sta adoperando proprio per questo, e sta studiando il fenomeno di chi va in un centro tatuaggi con il desiderio di un simbolo medico invece che una richiestissima farfalla. «Vedo tutti i giorni pazienti con simboli di questo tipo. E mi sembra giunto il momento di fare qualcosa».
Tempo fa, sempre a mo’ di testamento biologico, Frances Polack, un’infermiera in pensione, si è fatta tatuare sul petto “don’t resuscitate me”. «Non ho paura di morire – ha spiegato -. E se mi riporterete in vita, dovrò morire di nuovo».

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