
Terrorismo 2.0: la lotta di Al Shabaab tra Twitter, YouTube e radio on-line
Terrorismo 2.0, nell’Africa più povera, quella del sul Corno orientale che soffre di siccità e carestie, e dove i jihadisti di Al-Shabaab vogliono istaurare uno Stato islamico nei territori della Somalia. La storia di questo gruppo armato è lo strano coinciliarsi di dottrina religiosa e tecnologia, innovazione e sharia, come ben descritto da un articolo apparso oggi sul sito della Bbc, che spiega la decisione presa dai capi della formazione terroristica legata ad Al Qaeda di imporre a tutti i membri di abbandonare gli smartphone e di cambiare i loro numeri di cellulare: l’obbiettivo è evitare di essere rintracciati dalle forze etiopi. Scelta decisamente strana in un’epoca in cui il jihad viene combattuto anche attraverso video e tweet, una via che anche Al-Shabaab ha intrapreso, diventando uno dei gruppi fondamentalisti dalla gestione “social media” più sofisticata, pur scegliendo di evitare fibre ottiche e dispositivi mobili.
VIDEO IN INGLESE. Perché da una parte c’è la guerra che i terroristi stanno combattendo sul territorio, contro il Governo di transizione somalo e l’esercito dell’Etiopia, dall’altra c’è una battaglia che invece corre verso la conversione delle anime, per avvicinare fedeli all’islam e avere, di conseguenza, nuovi volontari pronti per combattere. Ed è in questo che i social network giocano un ruolo chiave per Al-Shabaab, che si rivolge ad un popolo, quello somalo, sparso in giro per il mondo dalla sua diaspora. Addirittura c’è una cellula del gruppo addetta alla produzione dei video, la Al-Kataib: i suoi filmati sono facilmente rintracciabili su YouTube.
Non a caso uno dei protagonisti dell’attacco terroristico al centro commerciale Westgate di Nairobi è stato Hassan Abdi Dhuhulow, la cui famiglia sarebbe fuggita da Mogadiscio nel ’99 per rifugiarsi in Norvegia. I video che girano sul web presentano sì le azioni terroristiche e le minacce ai nemici, ma presentano anche i terroristi in una veste inusuale: al lavoro in opere di assistenza, quasi a dover dimostrare un’autorità legittima sul Paese.
RADIO E TWITTER. Al-Shabaab gestisce anche una sua stazione radio, Radio Andalus, cui sono collegate diverse altre piccole emittenti locali: HornAfrik, Holy Koran Radio… In tutto per il gruppo lavorano quasi 50 giornalisti: nella scelta degli speaker si tende a privilegiare quelli che sanno l’inglese e riescono a parlarlo con un accento pulito senza troppe influenze africane, così da poter mandare in tutto il mondo il proprio messaggio netto e chiaro. Tanti sono poi i siti web che riportano il loro materiale, mentre su Twitter la battaglia si è spenta da poco: nel 2011 esordiva il loro profilo twitter, chiuso e riaperto diverse volte. Veniva usato per sbeffeggiare le autorità somale ed etiope, e per mettere in dubbio la veridicità di quanto affermavano. Il tutto molto spesso in inglese, ovviamente.
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