«Il terremoto a Pescara del Tronto ha colpito tantissime persone. Si lavora per salvarne il più possibile»

Di Caterina Giojelli
24 Agosto 2016
Intervista al sindaco di Ascoli, Guido Castelli, di ritorno da Arquata, «un paesino di 1.300 abitanti che ad agosto ne conta 5 mila. Servono preghiere e coraggio»

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«La scossa è stata fortissima ed è durata un minuto abbondante, la gente ha iniziato a riversarsi nelle strade. L’atmosfera era da tempesta shakespeariana, ci sono state altre scosse accompagnate da boati in tutta la città. Appena si è spenta l’illuminazione pubblica abbiamo capito che l’epicentro era vicinissimo». Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, dormiva nella sua casa in centro quando alle 3.36 di questa notte la terra del centro Italia ha iniziato a tremare e, a soli, 20 chilometri da Ascoli, Pescara del Tronto, una frazione di Arquata, veniva rasa al suolo.
«Alle 3.50 ci eravamo già mobilitati con prefetto e questura, organizzando l’invio del gruppo della protezione civile di Ascoli ad Arquata, dove è stato allestito nel centro sportivo l’ospedale da campo e si stanno prestando i primi soccorsi. Vengo da lì, in questo momento non meno di cento persone sono avvolte in coperte termiche e ricevono generi di conforto, molte altre vengono smistate sulle ambulanze e i mezzi di soccorso per trasportarle in ospedale. Ci sono famiglie, anziani, tantissimi bambini».

Il capoluogo ha registrato danni materiali, ma il bilancio delle vittime nell’ascolano è pesantissimo: qual è la situazione ora, ha potuto parlare con le persone soccorse?
In questo momento ci sono 22 vittime accertate ad Arquata, nella frazione di Pescara del Tronto c’è gente viva sotto le macerie, si sentono i lamenti e dobbiamo agire in fretta. Ma il bilancio è destinato a crescere: Arquata è un piccolo centro di 1.300 abitanti che nel mese di agosto ne conta 5 mila. Da noi si dice che Roma è la città più grande delle Marche, e i marchigiani che negli anni Cinquanta e Sessanta si sono trasferiti per lavoro nella capitale tornano qui in estate con la famiglia, ripopolando i centri più piccoli di origine. Sono state colpite pertanto tantissime persone e si lavora per salvarne il più possibile. La situazione come può immaginare è di disperazione e incredulità, ho appena parlato con un cittadino che ha perso la nipotina di due anni e non sa dove sono stati trasferiti il figlio e la compagna, né in che condizioni si trovino. Ma la macchina dei soccorsi ha funzionato subito, monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli, ha raggiunto il campo immediatamente dopo la scossa, attivando la Caritas per far partire gli aiuti, incontrando la gente e partecipando alle nostre riunioni operative.

In questo momento i soccorritori fanno la spola con i feriti tra l’ospedale da campo allestito ad Arquata e Pescara del Tronto. Cosa ha visto appena arrivato nei centri distrutti?
Ad Arquata ci sono segni evidenti dei crolli, la rocca ha perso i merli, Pescara ricorda le immagini di Aleppo, è un cumulo di macerie e gente al lavoro. Le strade sono agibili ai mezzi di soccorso per fortuna, solo la statale che collega Ascoli a Norcia e Spoleto ha registrato lesioni ai ponti e caduta massi, pertanto è chiusa al traffico. Abbiamo registrato scosse fino alle sette di questa mattina, non è il momento di contare i danni ma di aiutare le persone.

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Cosa chiede alla popolazione, come ci si rivolge alle persone in queste ore?
Chiedo preghiere e coraggio. In queste ore stiamo vivendo tutta la finitezza dell’uomo ed è il momento di fare bene tutto quello che possiamo guardando a ciò che ci è più caro. In tutto il mondo, dalla California alla Spagna, è invocato a protezione dai terremoti sant’Emidio, patrono della città di Ascoli (nel 1703 un violento terremoto sconvolse le Marche risparmiando Ascoli, si dice grazie proprio alla protezione del suo patrono, ndr): affidiamoci a lui, continuiamo a lavorare.

Foto Ansa

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