
Terremoto a Ischia. Gli abusi edilizi alla radice dei danni

Il terremoto che ha colpito l’isola di Ischia lunedì sera ha qualcosa di diverso rispetto ai recenti sismi che hanno colpito l’Italia centrale. Sandro Simoncini, ingegnere, docente di Urbanistica all’Università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea Spa, spiega a tempi.it che in quest’ultimo caso il terremoto è avvenuto in una zona vulcanica, in cui, tra l’altro, la magnitudo si misura in maniera meno precisa rispetto alle aree appenniniche. «La particolarità è che in pochi secondi e con una magnitudo molto bassa si sia verificata una tragedia simile. In Abruzzo, alla stessa intensità delle scosse, una casa non antisismica non sarebbe crollata». Le peculiarità geologiche di Ischia rendono il suo sottosuolo particolarmente fragile, ma quest’ultimo disastro è dovuto, secondo l’esperto, a decenni di speculazione edilizia, di mal costruzione o cattiva modifica degli edifici. «Il grande turismo di cui l’isola gode ha amplificato il classico fenomeno dell’abusivismo, non solo per quanto riguarda le abitazioni, ma anche gli alberghi e i ristoranti. Sono edifici costruiti in fretta, con materiali e tecniche di scarsa qualità e spesso in luoghi panoramici e turistici, ma del tutto privi di sicurezza, come le scogliere. Non a caso, i primi edifici a crollare sono stati quelli più turistici, mentre le abitazioni più interne sono venute giù poco dopo».
EDIFICI ANTISISMICI. La tipologia di sismicità, spiega l’esperto, si differenzia di zona in zona, per cui un terremoto che si verifica in centro Italia produrrà effetti diversi rispetto a un sisma in area vulcanica come Ischia. In ogni caso però il principio di prevenzione e di messa in sicurezza degli edifici è lo stesso. Alla base sta il presupposto che «un edificio antisismico non è costruito per non crollare mai in nessun caso, perché inevitabilmente delle scosse molto forti provocheranno dei danni. Ma un edificio antisismico è studiato in maniera tale da resistere il più a lungo possibile fino a una determinata magnitudo e con un numero di danni ridotto. Le persone hanno così, per esempio, il tempo di mettersi in salvo e, una volta passato il terremoto, i lavori di ricostruzione sono molto più contenuti». Per rendere antisismici edifici già fabbricati, spiega Simoncini, si devono costruire gabbie di cemento, ferro, fibre di carbonio o altri materiali innovativi che contengano la muratura. In questo modo, in caso di terremoto, non si avrà l’immediato crollo dell’edificio, ma se le scosse saranno particolarmente forti i danni verranno provocati più gradualmente.
SOGLIA DI SICUREZZA. Simoncini ribadisce che il caso di Ischia va distinto dagli ultimi a cui si è assistito, proprio perché «nelle altre zone colpite dal terremoto la tragedia si sarebbe evitata solo se gli edifici fossero stati costruiti con tecniche antisismiche. A Ischia invece un qualsiasi edificio ben costruito, anche non antisismico, sarebbe rimasto in piedi. Ma l’isola non è un luogo dove ci si aspettava un evento naturale del genere, per cui nessuno si è mai preoccupato della minima soglia di sicurezza».
Foto Ansa
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