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Te Deum laudamus per la sveglia di Francesco alla mia Papua

Di Giorgio Licini
30 Dicembre 2024
All’alba del cinquantenario dell’indipendenza, il Papa ha ricordato a questo giovane paese i tratti autentici della sua identità. Cristiana
Papa Francesco in visita al santuario di Santa Maria Ausiliatrice, Port Moresby, Papua Nuova Guinea, 7 settembre (foto Ansa)
Papa Francesco in visita al santuario di Santa Maria Ausiliatrice, Port Moresby, Papua Nuova Guinea, 7 settembre (foto Ansa)

La visita di papa Francesco in Papua Nuova Guinea dal 6 al 9 settembre ha di fatto aperto l’anno cinquantenario di indipendenza dall’Australia, avvenuta il 16 settembre 1975. Non che questo fosse intenzionale e dichiarato, ma perché i temi toccati dal Pontefice sono quelli su cui il paese dovrà discutere in questi mesi, salvo limitarsi a marce e discorsi.
Francesco ha riconosciuto anzitutto che Papua Nuova Guinea è un paese isolato e “lontano”. Pur essendo una grossa massa terrestre e marittima geopoliticamente rilevante tra l’Asia e il Pacifico, oggetto ora di rinnovate attenzioni e tensioni internazionali, rimane sostanzialmente sconosciuta in Occidente. La Francia è l’unico paese dell’Unione Europea con l’ambasciata nella capitale Port Moresby. La gente viaggia poco all’estero, i costi dei voli sono proibitivi e il turismo è scarso, anche per la povertà delle infrastrutture e per l’insicurezza.
La dissoluzione delle tradizioni
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