Te Deum laudamus per la sola cosa che rimpiangerò di Trump

Di Fred Perri
14 Dicembre 2020
Ho visto gente salutare la vittoria di Biden come la Nazionale nel 2006. Ridicoli. Ve lo dico io quale sarà l’unica svolta di cui ci ricorderemo
Donald e Melania Trump a un comizio elettorale in Florida

Articolo tratto dal numero di dicembre 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Te Deum laudamus, anche per quest’anno bisesto e funesto, perché se non lo facessimo non saremmo credenti, neanche quel minimo. Ora, Signur, come dicono a Milano, io Ti lodo e pure mi scuso, perché quest’anno non so se Ti piacerà il mio solito trattatello di fine anno, infatti quei balordi di Tempi, dopo avermi mandato su un monopattino con sprezzo del pericolo, ora mi hanno chiesto di parlare di the Donald e delle faccende americane, con sprezzo del ridicolo.

Sì, Caro Mio, di Trump. Cioè di un argomento di cui non mi può fregare di meno, anche perché già sono tutti americanisti in servizio permanente effettivo e non mi vorrei accodare. Basta salire sull’Empire State Building, postare un paio di foto in posa sul ponte di Brooklyn e hanno tutti capito che aria tira nel paese più importante del mondo. In realtà mi sembrate piuttosto dei “wuozzamerica” come Nando Mericoni, ma almeno lui era divertente. Non sapete chi è Nando Mericoni? Peggio per voi.

Mentre scrivo queste poche (beh, stavolta un po’ di più), sporche e inutili righe, the Donald è ancora asserragliato nella Casa Bianca e non la vuole mollare al suo avversario, lo stracelebrato, soprattutto in Italia, Joe Biden. I quali, quelli che lo stracelebrano, di lui non sanno un tubo, proprio come me, ma almeno io lo ammetto. Comunque lo stracelebrano perché era contro Trump e se ci fossi stato io, brutto, sporco e cattivo, ma soprattutto cinico e bastardo, avrebbero stracelebrato pure me.

Ma avete capito chi è Joe?

Ora vorrei premettere che io non sto né con l’uno né con l’altro, anche perché non c’è differenza. Trump sarà un cazzaro pericoloso che evade le tasse, va a mignotte, twitta come il peggiore degli hater e ne combina di tutti i colori, ma Biden chi è? A Washington, il centro del potere, ha preso il 90 per cento e passa dei voti. Fatevi una riflessione. Biden è un apparatčik, come dicevano i compagni sovietici, un vecchio uomo d’apparato, ammanicato con quelli che contano, con quelli che vengono definiti “i poteri forti”. E, del resto, lo sono tutti i presidenti americani, questo vi voglio dire.

Ma il punto è un altro. I bideniani d’Italia hanno salutato l’evento come se a noi ci cambiasse qualcosa, come se cambiasse qualcosa in generale. Mi vien da ridere. A noi, da quando ho memoria, un presidente americano non ha mai cambiato un piffero, forse giusto Truman che avviò il piano Marshall dopo la guerra, quello che permise di riavviare la macchina economica dell’Italia. O forse Reagan che ha contribuito, con papa Giovanni Paolo II, alla scomparsa del comunismo che da noi era già, in ogni caso, sulla via dell’estinzione. Forse. Voglio dire che Trump, Biden, Obama, Clinton, Bush 1 o Bush 2, che cazzo avete da esultare per l’arrivo dell’uno o per la cacciata dell’altro? Dopo l’esaltazione viene il disinteresse. Siamo un popolo di provinciali che stanno alla periferia degli imperi, eppure abbiamo seguito queste elezioni come se fossero state cruciali per le sorti dell’umanità. Dopo la vittoria di Biden, scorrendo i social, ho visto gente d’ogni tipo, moltissimi che considero mentecatti ma anche parenti, amici e persone che stimo e ammiro, cantare “popopopopopopo” come al Mondiale 2006 per la cacciata di Trump.

Leggo anche che una forma di Grana Padano Riserva, dipinta per metà con il tricolore italiano e per metà a stelle e strisce, di circa 40 chili e invecchiata 20 mesi, è stata approntata dal Consorzio Grana Padano per salutare il nuovo presidente americano. L’avevano spedita alla Casa Bianca anche per Trump? Forse no, considerata la politica sui dazi di the Donald (che, mi dicono, non cambieranno con Biden, perché sono le aziende americane a spingere con le loro potentissime lobby).

Non voglio certo passare per trumpiano, figuriamoci, non me ne frega nulla, ripeto. Io qui ce l’ho con voi, «inutili cantanti di giorni sciagurati» come cantava Guccini. E comunque, il ciuffone, se non fosse stato per il Covid, forse sarebbe ancora lì, avrebbe stravinto e comunque è stato un testa a testa, non certo la cacciata trionfale che raccontavate alla vigilia. A dimostrazione che voi, per capire gli Stati Uniti vi affidate ad attori, giornalisti, politici, scrittori, vedete i fatti attraverso un filtro e non vi risultano chiari. Ma questo non vi dà da pensare? La verità è che Trump stava sui coglioni perché c’aveva il gatto persiano in testa, il grattacielo, la villona in mezzo al campo da golf, la famiglia ingombrante, perché era ingombrante lui. Aggravante: era amico di Briatore. Insomma era il solito ricco prestato alla politica che non piace a nessuno, a meno che non sia uno di quei ricchi che si fanno passare per progressisti e gli allocchi come voi abboccano. Ma la cruna, l’ago e il cammello, ricordate il brano del Vangelo, non vi hanno insegnato nulla?

Il nostro solito sciocchezzaio

Per il resto è stato come tutti gli altri presidenti. Leggo che con lui è rinata l’America razzista. Boh, non credo che l’America razzista se ne sia mai andata e gli afroamericani la polizia non ha cominciato ad ammazzarli sotto la presidenza Trump. E temo che non finirà di ammazzarli sotto la presidenza Biden. Credo che il problema razziale, in America, sia un po’ più complesso, compagni e amici. Non comincia con Trump e non finisce con lui.

Qui denuncio e dico che siamo di fronte al solito grande abbaglio, al solito sciocchezzaio italiano. Lo stesso che si percepì dopo la “storica” elezione di Obama, salutata come una svolta epocale. Dopo neanche un anno Obama era ridiventato un presidente americano qualsiasi e i suoi otto anni sono trascorsi senza fuochi artificiali o colori ultravioletti, anzi con qualche bel casino internazionale, come l’appoggio alle cosiddette Primavere arabe, poi abbandonate al loro (pessimo) destino. Adesso fate le fusa a Biden, tra un po’ darete addosso anche a lui o comunque di lui non vi fregherà più nulla.

Tra l’altro, se io fossi di sinistra, e fossi stato di sinistra quando avevo 20 anni, negli anni Sessanta e Settanta, Trump avrebbe dovuto essere il mio presidente ideale. Ma come, andavate in piazza a strepitare contro l’imperialismo americano, per la liberazione del Vietnam (sì, liberazione, buonasera), contro i missili a Comiso, contro la Nato e quando arriva il presidente più anti-imperialista da prima di Teddy Roosevelt, l’unico che non ha fatto una guerra e neanche spedito una squadra della Delta Force in un paese straniero ad ammazzare un nemico dello Stato (come ha fatto Obama), anzi voleva pure smantellare la Nato, voi siete contro?

Meglio Biden, dite. Voglio credervi sulla parola. E poi, ripeto, che mi frega? Ma perché sarebbe meglio? Ma chi lo conosce? Sapete solo quello che vi hanno raccontato tv, giornali e soliti noti. Eppure mettete i “meme”, le foto di Biden, le vignette che deridono Trump. Contenti voi.

Il vero vantaggio del ciuffone

Io continuo a pensare, che tra Trump e Biden non ci sia nessuna differenza se non quella comportamentale. Biden sarà meno sopra le righe. Bene, ma il resto? Non cambierà nulla, soprattutto per noi, e cambierà poco anche per gli americani. Quindi arriviamo al vantaggio del ciuffone rispetto al nuovo presidente: quella gran gnocca di Melania. Perché anche l’occhio vuole la sua parte e come dice Feltri imitato da Crozza, o Crozza imitato da Feltri, a noi Melania ci faceva sangue. E la rimpiangeremo. Per cui, non lo so, ma c’ho ’sto magone qui. Però, secondo me, Trump ce l’ha persino più grande (il magone) perché se quello che leggo è vero, Melania lo starebbe per scaricare e non certo a prezzi modici: tra i 50 e i 70 milioni di dollari di liquidazione, più case e palazzi.

Vedremo. Per ora Te Deum laudamus e scusa se come al solito sono stato un po’ prosaico (eufemismo) ma mi pagano, non come merito, per esserlo. Ci sentiamo, a Te piacendo, tra un anno.

Foto Ansa

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