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Te Deum laudamus per il grido profondo di Anastasio che sa provocare anche noi adulti

Di Massimo Camisasca
03 Gennaio 2024
Non voglio fare una lettura “cattolica” del rapper italiano, non voglio etichettarlo né tanto meno catturarlo. Voglio ascoltarlo, come eco della voce di tanti nostri ragazzi

Te Deum laudamus. Ti lodiamo, Signore, alla fine di questo anno, in cui hai cercato in tanti modi di svegliare il nostro cuore distratto e dimentico.
Tra l’altro, ci hai parlato anche attraverso il grido di tanti giovani.
Me lo ha ricordato un amico. La nostra voce di ragazzi, dei nostri figli e nipoti, si è espressa in modi diversi negli ultimi decenni, ma sempre con parole provocatorie verso “gli adulti”.
Voci che nascevano per lo più dal disagio di vivere in un mondo in cui non ci si riconosceva. Esempi? La Rosa Bianca (e tanti altri come loro) contro il nazismo, i poeti e gli scrittori del Samizdat contro il comunismo, la Beat Generation contro il mondo borghese e la guerra in Vietnam (ahimè, salvo diventare i protagonisti e le vittime assieme di quel mondo che volevano contestare e che li ha domati con la droga e il mito della libertà sessuale), il grido dei ragazzi di Cl: “Non c’è liberazione senza esperienza della comunione”… e si potrebbe continuare fino ai nostri gio...

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