
Tavolazzi, il primo espulso dal M5S di Grillo: «La democrazia non è una “quisquilia”»
«Fuori dalle palle chi mi accusa!». Beppe Grillo liquida così i dissidenti del Movimento 5 Stelle. Censurate dall’alto, le proteste contro la deriva “assolutistica” del non-partito, hanno ricevuto un bel “vaffa”, anche Federica Salsi e Giovanni Favia. La prima consigliera al Comune di Bologna, il secondo, alla Regione Emilia-Romagna, sono stati espulsi dal “non-partito” perché avrebbero chiesto maggiore democrazia nei processi decisionali e nell’organizzazione della “non-associazione”. Una richiesta naturale che non è piaciuata al comico. Grillo ha sempre affermato di mettere a disposizione se stesso e il logo del movimento, ma dalle ultime sue esternazione, sembra che quello che doveva essere uno strumento in mano dei cittadini sia diventato un giocattolo nella sue mani. «Non è questa la natura dei Cinque stelle», precisa Valentino Tavolazzi, primo grillino epurato: «Abbiamo aderito al movimento sulla base dei principi indisindacabili di democrazia e trasparenza».
“Una quisquilia”. Così, ieri su La Stampa, ha definito la democrazia, il consigliere regionale 5 Stelle piemontese, Davide Bono. L’unica cosa che conta, stando alle sue parole, è il rispetto per i capi, vale a dire Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Sì, ho letto le sciocchezze pronunciate dal signor Bono. Mi chiedo soltanto perché, se la pensa così, non si sia ancora fatto da parte. La proposta di Grillo è nata mettendo al centro non il “verticismo” che si vede ora, ma la democrazia. Una missione che va al di là del movimento stesso e che deve portare i valori democratici nelle istituzioni e nella gestione dell’amministrazione pubblica. La democrazia è un principio ineludibile. Chi vuole sacrificarlo sull’altare del risultato elettorale non può appartenere al movimento.
Pensa che il movimento stia rinunciando ai suoi principi?
Penso che abbia abbracciato il populismo pensando soltanto ai consensi. Il nostro movimento era nato per educare culturalmente, non per conquistare Roma con i manipoli, come nella guerra evocata da Grillo sul suo blog. Non si può lasciare da parte i principi sull’onda dell’entusiasmo, prendere il treno dell’alta velocità che va a Roma, lasciando a spasso chi aspetta alla stazione i treni locali.
Prendendo spunto dalla metafora, cosa ne pensa del fatto che Bono sia riuscito a mettere in prima classe, nel pendolino che porta a Roma, tre No-Tav da lui sponsorizzati?
Noi siamo nati sul territorio, la dimensione locale ha un’importanza notevole. Considero più gravi le sue esternazioni di ieri. Le conseguenze per il movimento della relativizzazione del concetto di democrazia.
Lei è stato espulso, perché parla del movimento come se ne facesse parte?
Perché io me ne sento parte. Ho aderito tempo fa all’idea di Beppe Grillo. La nostra lotta, la mia e di altri “espulsi”, è per il movimento e non contro di esso. Ho aderito a una proposta che deve promuovere la democrazia, la trasparenza, il rispetto delle regole. E con me, e con altri, le regole per l’espulsione, non sono state rispettate.
Lei, come Favia e Salsi.
Entrambi, come me, hanno avuto la fiducia del territorio. Giovanni Favia è un bravo consigliere regionale, che ha ottenuto migliaia di preferenze. Tagliarlo fuori con una decisione presa dall’alto non ha nulla di democratico e va contro gli interessi di tutti.
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