Tav, Erri De Luca assolto «perché il fatto non sussiste»

Di Marco Margrita
19 Ottobre 2015
Non c’è correlazione tra le affermazioni dell’ex capo del servizio d’ordine di Lotta Continua e l’acuirsi delle azioni contro il cantiere della Torino-Lione a Chiomonte.
Italian writer Erri De Luca at Turin court. De Luca is on trial for allegedly instigating crime by encouraging No-Tav protestors, 19 october 2015, ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

Erri De Luca non istigò al sabotaggio. Lo scrittore è stato infatti assolto, «perché il fatto non sussiste», nel processo che lo vedeva imputato per questo reato. Un processo che tanto rumore ha fatto, riportando d’attualità la riflessione sul ruolo dei “cattivi maestri”. E la necessità di una condanna penale – e non solo morale e storica – delle loro affermazioni. La tesi della Procura non passa, anche se occorre attendere le motivazioni della sentenza per un’analisi più compiuta. Non c’è correlazione, come invece sostenevano i pm, tra le affermazioni dell’ex capo del servizio d’ordine di Lotta Continua («la Tav va sabotata. I sabotaggi sono necessari per far comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile») e l’acuirsi delle azioni contro il cantiere della Torino-Lione a Chiomonte.

LA SUA DICHIARAZIONE. Prima della sentenza De Luca aveva reso in aula una dichiarazione spontanea. «Sarei presente in quest’aula – ha detto, di fatto rivendicando la sua posizione – anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Perciò considero quest’aula un avamposto affacciato sul presente immediato del nostro paese. Svolgo l’attività di scrittore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura. 
Sono incriminato per un articolo del codice penale che risale al 1930 e a quel periodo della storia d’Italia. Considero quell’articolo superato dalla successiva stesura della Costituzione della Repubblica. Sono in quest’aula per sapere se quel testo è in vigore e prevalente o se il capo di accusa avrà potere di sospendere e invalidare l’articolo 21 della Costituzione».

L’ASSOLUZIONE. Lo scrittore aveva lamentato, anche, la poca solidarietà degli intellettuali italiani che, a differenza dei francesi, non hanno immediatamente promosso appelli per scongiurare il carcere: è «un’assenza che si nota, si sono presi la responsabilità della loro assenza». De Luca considera gli intellettuali italiani «pavidi e conformisti».
«Oggi torno a essere un cittadino qualunque. È stata impedita un’ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo. Scendo dal gradino su cui mio malgrado mi hanno issato. Ma continuerò a usare il vocabolario per esprimere le mie convinzioni. Comunque è una buona notizia per questo paese», queste le parole con cui l’illustre imputato ha accolto la sentenza d’assoluzione.
All’osservatore resta l’impressione che il processo abbia finito per consentire la retorica del “martire della libera espressione”, rischiando di “beatificare” anche le posizioni espresse.

Foto Ansa

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6 commenti

  1. angelo

    Italia: un paese dove i dittatori di sinistra, dopo aver fatto casini negli anni 70, ora hanno preso il potere.
    Occorre una nuova resistenza per SABOTARE LO STATO (tanto non mi possono incriminare , visto che hanno assolto il fetente).

  2. leo aletti

    L’azzeccagarbugli dice che il fatto non sussiste anche se sussiste.

  3. Giuseppe

    Pardon!
    E’ saltata qualche parola all’inizio del punto 2:
    “Si conferma che abbiamo abbiamo una parte della magistratura – ormai ecc. ecc.

  4. Giuseppe

    Premetto che sono convintamente dell’idea che la TAV Torino – Lione, come concepita, progettata e in via di realizzazione, è un’opera sovradimensionata, che andava pensata in altro modo [e con molta minore spesa]. Ma questo non è il tema di oggi. Lo dico solo per sottolineare che non sono pregiudizialmente contrario ad un sano dissenso, espresso però in modi corretti e pacifici.
    Oggi l’opera si fa e occorre accettare le scelte fatte dai rappresentanti eletti dal popolo [e semmai la prossima volta scegliamone di più avveduti e competenti….].

    Ciò premesso, questa sentenza pone almeno [e sottolineo “almeno”] due grosse questioni.
    1. Come hanno già implicitamente evidenziato Sebastiano e Daniele, in questo Paese qualcuno è più uguale degli altri; De Luca dovrebbe vergognarsi per essersela cavata [almeno finora, ci può essere un secondo grado di giudizio] a buon mercato, pavoneggiandosi quale eroe senza macchia e senza paura, e perciò confermandosi cattivo maestro i cui insegnamenti daranno presto ulteriori frutti bacati. Piccoli Erri crescono ….
    2. Si conferma che abbiamo una – ormai troppo grossa per essere considerata come formata da pochi elementi – serva del pensiero dominante politicamente corretto, dedita non ad applicare la legge ma ad interpretarla, e semmai modificarla, a piacimento proprio e dell’ideologia che serve.
    Intanto la politica “guarda e non favella”, intenta a far melina per conservare i seggi parlamentari.

    Mentre spero che la Procura abbia le palle per far ricorso in appello, concludo con una domandina: il sig. De Luca fa ancora l’editorialista di “Avvenire”?

  5. Daniele

    Giudice e scrittore di sinistra non poteva che andare così, tra di loro è dialogo! Se le stesse cose le scriveva Tempi eravate già in galera da tempo. La libertà di parola è solo a sinistra.

  6. Sebastiano

    Ma se vado in giro a dire che «i Parchi Nomadi vanno sabotati. I sabotaggi sono necessari per far comprendere che i Parchi Nomadi sono un’opera nociva e inutile», dite che mi assolvono o mi condannano per “istigazione all’odio razziale”?

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