Tauran: «Noi cristiani dobbiamo essere pronti a soffrire, anche a morire, perché il nome di Dio venga rispettato»

Di Redazione
27 Luglio 2016
In un'intervista a Radio Vaticana, il cardinale responsabile del dialogo interreligioso ha detto: «Non basta guardare, bisogna agire»
A wreath of flowers from the Muslims of France Association is placed outside the church where a hostage taking left a priest dead the day before, in Saint-Etienne-du-Rouvray, Normandy, France, Wednesday, July 27, 2016. The Islamic State group crossed a new threshold Tuesday in its war against the West, as two of its followers targeted a church in Normandy, slitting the throat of an elderly priest celebrating Mass and using hostages as human shields before being shot by police. (AP Photo/Francois Mori)

«Invocare il nome di Dio e assassinare un prete sull’altare rappresenta una escalation nel terrore. Stiamo andando dritti nell’abisso». Così il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ha commentato a Radio Vaticana l’assassinio di padre Jacques Hamel.

TUTTO ORGANIZZATO. «La Chiesa cattolica è stata attaccata: un prete ucciso sull’altare, mentre celebra l’Eucaristia», continua il cardinale. «Queste cose non si possono improvvisare: è stato organizzato».

L’ALTRO DA NOI. Parlando «dell’epoca nuova» che ci troviamo ad affrontare ha innanzitutto ricordato che «è necessario ritrovare l’umanità, la via interiore; riflettere e dirci che chi è diverso da noi non è necessariamente un nemico. E questo è il principio del dialogo interreligioso: è quello del quale io mi occupo principalmente. Dobbiamo tornare a confrontarci, ad ascoltarci, a comprenderci per compiere questo cammino insieme».

«PRONTI A SOFFRIRE». Poi, prendendo spunto dalla famosa frase di Einstein “Il mondo non morirà mai a causa dei cattivi, ma per coloro che li guardano fare, senza però fare niente”, ha concluso: «È una cosa che è molto, molto importante oggi: non guardare solamente, ma agire! Io vorrei anche dire che in questa situazione siamo chiamati – noi cristiani – ad essere pronti a soffrire, anche a morire, perché il nome di Dio venga rispettato. Io credo che si debba avere il coraggio della differenza! Non c’è cristianesimo senza la Croce e io credo che il prete e tutte le vittime del terrorismo facciano parte del lungo elenco di martiri della Chiesa di ieri e di oggi».

Foto Ansa/Ap

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