
Taken – La vendetta, o dell’ostinazione chiamata sequel
Nel 2008 si parlò a lungo di Taken, tradotto in Italia con il titolo Io vi troverò, un film partito in sordina e arrivato, grazie al passaparola e alle recensioni positive, a incassare quasi 230 milioni di dollari in tutto il mondo. Non male per il thriller francese, scritto e prodotto da Luc Besson e diretto da Pierre Morel, in cui Liam Neeson interpreta Bryan, ex-agente segreto della Cia, a cui rapiscono la figlia mentre si trova in vacanza a Parigi. Sarà stato il successo travolgente della pellicola a spingere Besson a produrne il sequel e Neeson ad accettare di rivestire ancora i panni dell’agente segreto.
IL PERICOLO RITORNA. È passato del tempo dal rapimento di Kim in Francia. La ragazza tenta disperatamente di provare ad avere una vita normale ma non è facile, anche perché suo padre Bryan, dopo il rapimento, è diventato ancora più protettivo nei suoi confronti. Tra di loro però i rapporti sono più distesi e i due organizzano un viaggio, insieme a Leonore, la madre di Kim, che si è appena separata dal secondo marito. La famiglia riunita si trova a Istanbul, dove ad attenderli c’è il padre di uno dei rapitori di Kim, che fu ucciso da Bryan durante il salvataggio della figlia. Bryan e Leonore vengono presi in ostaggio da una banda di malviventi che vuole ucciderli.
SEQUEL? NO, GRAZIE. Taken – La vendetta, in uscita giovedì 11 ottobre, è in testa al box office americano e chissà se riuscirà a replicare il successo del primo episodio. Il dubbio è legittimo perché, come capita spesso quando ci si trova davanti a un sequel, la storia, le idee, i personaggi che tanto erano piaciuti in Io vi troverò, non riescono a produrre nello spettatore la stessa piacevole sensazione adrenalinica del film precedente. A partire dal protagonista Liam Neeson, che ha perso la forma smagliante del capitolo precedente e appare goffo, appesantito e lento, il peggio che si possa aspettare da un ex agente della Cia. Le sequenze action, infatti, hanno bisogno di pesanti movimenti di macchina per sembrare tese e veloci, sopperendo così all’agilità mancata di Neeson, che invece nel primo capitolo era perfettamente a suo agio nel ruolo del picchiatore di professione. Anche la storia perde di credibilità a tal punto da scatenare risa involontarie in alcuni momenti del film, che non sveleremo per evitare spoiler. Ottima invece la scelta della location: il traffico, la folla per strada, i tetti, i vicoli stretti e bui di Istanbul fanno da perfetto sfondo a 91 minuti di inseguimenti e sparatorie, in cielo come in terra. Da segnalare anche i titoli di testa del film, un’altra delle cose migliori viste nel film. Che, purtroppo, finiscono qui.
Vale il prezzo del biglietto? Sì, se il biglietto costasse 2 euro al massimo.
Chi lo amerà? Chi non si lascia sfuggire botte da orbi e inseguimenti sui tetti
A chi non piacerà? A chi stima Liam Neeson
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