Dal rovesciamento di Gheddafi ancora non si sa chi comanda. Scontri e omicidi si moltiplicano. Produzione di petrolio insufficiente anche per il fabbisogno interno (60 mila barili al giorno contro una media di 1,6 milioni)
Oggi pomeriggio a Tripoli la prima gara della Nazionale dopo la fine di Gheddafi. Allerta massima e posti di blocco: la Libia cerca il pass per la prima qualificazione alla Coppa del Mondo.
Seif al-Islam dovrebbe essere giudicato dalla Corte criminale internazionale per crimini contro l'umanità o da Tripoli. Invece è nelle mani di una milizia ribelle: «Lo impiccheremo noi».
La polizia non è riuscita a fermare un gruppo di persone non identificate che si accanivano contro l'edificio. Forse si tratta di una risposta alle manifestazioni avvenute al Cairo.
L'accusa è di essere missionari intenti a fare proselitismo distribuendo materiale cristiano. Dalla caduta di Gheddafi la vita dei cristiani in Libia è molto dura.
Mohamed al-Magariaf si trovava nel sud in missione diplomatica. A metà dicembre il governo libico nel tentativo di riprendere il territorio ormai in mano alle milizie armate, aveva dichiarato il sud della Libia "zona militare".
Milizie rivali semi-legali si contendono il centro di Tripoli. La polizia, impotente, non interviene. Mercoledì è stato nominato il nuovo governo libico ma a Bengasi, e non solo, comandano ancora truppe irregolari.
Il governo propone tra i comuni cittadini una colletta di armi per equipaggiare l'esercito. A Bengasi consegnati 730 fucili, 200 granate, 200 mine anti uomo, 20 mila munizioni e un carro armato.