Il 17 dicembre 2010 il tunisino Bouazizi si dava fuoco per protestare, dando inizio alla Primavera araba, che ha fatto cadere i regimi di Tunisia, Libia e Egitto. Nei tre paesi, però, ora comandano confusione, crisi e estremismo islamico.
L'economia egiziana è al collasso. Per tirarla su servono i 4,8 miliardi di dollari di prestito del Fondo monetario internazionale. Ma Morsi ha fatto cambiare idea agli investitori.
Condannato a tre anni di prigione Albert Saber. Attivisti preoccupati dai Fratelli Musulmani, che potrebbero interpretare in senso islamista una Costituzione «vaga».
Morsi, il cui gradimento è sceso al 57 per cento, ha fissato la data per il referendum dell'approvazione della Costituzione: si voterà il 15 dicembre, ma i giudici in sciopero non controlleranno la regolarità del voto.
Intervista al portavoce della Chiesa cattolica egiziana p. Rafic Greiche: «La Chiesa si è rifiutata in modo categorico di tornare indietro e votare una Costituzione inaccettabile. L'Egitto oggi è una dittatura ma la Chiesa è unita».
Persino Ahmed Fahmi, membro della Fratellanza e capo della Shura, critica la mossa con cui Morsi ha accentrato nelle sue mani tutti i poteri dello Stato: «In questo modo ha nettamente diviso il paese tra islamisti e civili».
L'inviata al Cairo Kristen Chick conferma a tempi.it la gravità della dichiarazione costituzionale del presidente dei Fratelli Musulmani Mohamed Morsi: «Potrà fare tutto quello che vuole, ora ha poteri senza restrizioni».
La crisi economica in Egitto rischia di distruggere il paese. Il presidente Morsi cerca prestiti da Cina e Fondo monetario internazionale. Ma per gli estremisti salafiti i presti sono usura. Al-Azhar deve pronunciarsi.