Oggi Svizzera-Italia. Ma Shaqiri e Widmer non si erano ritirati?

Oggi gli Azzurri giocano un ottavo di finale molto complicato a Euro 2024 contro la Nazionale elvetica in cui militano due giocatori che si erano persi e ora si sono ritrovati

L’attaccante della Svizzera, Xherdan Shaqiri, esulta dopo il gol segnato alla Scozia nel primo turno degli Europei di calcio (foto Ansa)

La partita contro la Scozia è stata qualcosa di molto vicino a un revival. Un po’ come quando in discoteca parte un vecchio brano e la gente, ormai stanca e sfatta, si alza dai divanetti per ballare sulle note di una canzone che arriva direttamente dalla loro adolescenza. Così quel tiro da fuori area che si è infilato fra la mano di Angus Gunn e la traversa ha fatto riaffiorare un nome che non veniva pronunciato da molto tempo. Quello di Xherdan Shaqiri da Gjilan, Kosovo. Un calciatore che in molti davano ormai per ritirato e che invece è tornato dalla periferia mondiale del calcio per dimostrare di avere ancora qualcosa da dire. E da dare.

Tutte le vite di Shaqiri

A quasi 33 anni Shaqiri ha già vissuto un’infinità di vite diverse, alcune anche in conflitto fra loro. Ha vinto una Champions League con il Bayern Monaco e una con il Liverpool, eppure i suoi detrattori sono sempre pronti a sottolineare il ruolo marginale avuto dallo svizzero in quelle due campagne europee. Ha giocato con alcuni dei club più importanti del Vecchio Continente, ma senza mai riuscire a imporsi davvero, a diventare un titolare inamovibile. Una paradosso per uno che viene considerato come il giocatore svizzero più forte di sempre. Anche per questo la Nazionale è diventata il suo habitat naturale, l’ecosistema in cui cacciare senza doversi curare degli altri predatori.

I numeri raccontano una storia piuttosto chiara: 124 presenze con la selezione elvetica (solo Xhaka è stato più presente) e 32 reti realizzate. Ma a consacrarlo ci pensa anche un altro piccolo record. Negli ultimi 10 anni Shaqiri è andato a segno in ogni grande torneo internazionale: tripletta contro l’Honduras nei Mondiali brasiliani del 2014. Rete in rovesciata negli ottavi di finale contro la Polonia a Euro 2016. Gol della vittoria contro la Serbia nella Coppa del Mondo in Russia del 2018. Due reti alla Turchia e uno alla Spagna a Euro 2020. Un altro acuto contro la Serbia a Qatar 2022. È una storia che si ripete con ciclica puntualità. E che aumenta i rimpianti per una carriera in cui lo sviluppo della trama non è stato coerente con il suo incipit.

Shaqiri, un calciatore che assomiglia a una linea di confine

Shaqiri è un calciatore che assomiglia a una linea di confine. Nasce in Kosovo, ma quando ha appena un anno i genitori si trasferiscono in Svizzera, a Augst, un comune che allora, nel 1992, non arrivava neanche a 900 abitanti. È qui che leggenda si mescola alla realtà. Vive in una casa senza riscaldamento. E inizia uno sviluppo fisico molto particolare. Quando diventa professionista qualcuno gli affibbia il nomignolo di “Cubo Magico”, perché è alto 1 metro e 69 ma ha il fisico largo e definito di un culturista. Si dice che i muscoli delle sue cosce abbiano una circonferenza ancora maggiore di quelli di Roberto Carlos e che i suoi polpacci siano addirittura più sviluppati di quelli di Barusso. A fare la differenza, però, è la sua tecnica.

Inizia proprio nella squadra del suo paese, poi passa al Basilea, dove vince tutto. Jupp Heynckes lo porta al Bayern Monaco, trasformandolo in un dodicesimo uomo fondamentale per la conquista del triplete. L’arrivo di Guardiola in panchina gli toglie spazio. Molto. Così decide di andare a ritrovare se stesso all’Inter, che di solito non è la squadra ideale per questo genere di operazioni. Il club vive un momento travagliato. Prima ha affidato la panchina a Mazzarri, poi ha richiamato Roberto Mancini. Shaqiri è una meteora, forse anche meno. Lo Stoke City è un’ancora di salvezza, il luogo che gli permette di rifiorire e di prendersi un posto nel Liverpool di Klopp, almeno per due stagioni.

Silvan Widmer in ginocchio sul campo dopo il pareggio tra Svizzera e Germania nel secondo turno di Euro 2024 (foto Ansa)

Le montagne russe di Silvan Widmer

Nell’agosto del 2021, ad appena 29 anni, la sua stella ha già smesso di brillare. Xherdan passa al Lione, ma senza lasciare traccia. Un anno dopo si accasa ai Chicago Fire, in Mls, un torneo che in Europa è ancora considerato lo stadio precedente alla pensione. Shaqiri finisce nel dimenticatoio. Fino al gol contro la Scozia. E poco importa se quella partita resta la sua unica apparizione finora in questo Europeo. Perché l’esterno che sembrava essersi ritirato è ancora uno dei leader tecnici della squadra di Murat Yakin.

Leggi anche:

Un po’ lo stesso discorso che vale per Silvan Widmer, un passato più remoto che prossimo da protagonista nell’Udinese e un presente molto più difficile del previsto nel Mainz, tredicesimo in Bundesliga. Un infortunio ai legamenti della caviglia gli ha fatto perdere l’ultima parte della scorsa stagione e l’avvio di quest’ultima. Da quel momento è stato un sali e scendi da montagne russe. Dopo essere rientrato a novembre ha dovuto fare i conti con il cambio di allenatore. E il nuovo tecnico, Bo Henriksen, lo ha fatto accomodare più in panchina che sulla fascia. In Germania Widmer è stato sempre titolare. Almeno fino a oggi, quando un’Italia in difficoltà dovrà fare i conti con la Svizzera dei talenti che sembravano aver smesso.

Exit mobile version