Il ritorno di Superman, l’uomo d’acciaio che si crede Gesù

Di Paola D'Antuono
15 Giugno 2013

Anche Superman ha il suo reboot. S’intitola L’uomo d’acciaio e arriverà nelle sale italiane il prossimo 20 giugno. Azzerate tutte le pellicole dedicate al supereroe senza macchia e senza paura, Zack Snyder (già regista di 300) si ritrova tra le mani il soggetto di Davis S. Goyer e Christopher Nolan che richiede 143 minuti per arrivare alla sua naturale conclusione.
Clark Kent non è un ragazzo come gli altri. Ha una forza sovrumana e sensi sviluppati oltre l’immaginabile, nessuno sulla Terra è come lui. Suo padre, dopo anni di silenzio, è costretto a rivelargli la verità: lo ha trovato in una navicella con accanto uno strano oggetto fatto di un minerale sconosciuto. Clark non è di questo mondo, ma allora da dove viene? Scoprirlo diventa la sua missione.

DIVERSO. Fino all’avvento di una spietata concorrenza, Superman è stato l’eroe dei fumetti più amato e rispettato al cinema. Poi sono arrivati Iron Man, il Batman di Nolan e Spiderman, più ironici, più accattivanti, dotati di un lato oscuro affascinante che ha permesso loro di conquistare le attenzioni del pubblico. Ma questo nuovo film dedicato all’uomo d’acciaio venuto da lontano promette di riaccendere i riflettori su Clark Kent e di ristabilire l’ordine naturale delle cose. Il protagonista del film è un ragazzino pieno di paure, che non accetta la sua diversità. A scuola è preda dei bulli ma è costretto a non reagire perché suo padre è convinto che mostrando al mondo la sua forza potrebbe pagarne amare conseguenze. Clark con il tempo scopre le sue origini e si fa strada in lui la voglia di sapere chi sono i suoi genitori e perché è stato mandato sulla Terra.

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COME GESÙ. Tormentato dalla sua doppia natura di umano e kryptoniano, dal suo amore per la Terra e dall’ombra di un passato sconosciuto, il personaggio principale del film (interpretato dal muscoloso Henry Cavill) è mosso da un’irrefrenabile voglia di fare del bene, che si traduce nel salvare vite umane e nell’evitare catastrofi. Il Superman immaginato da Snyder è quasi un dio, anzi a dirla tutta ha molti punti in comune con la figura di Gesù: entrambi sanno di essere diversi, entrambi hanno un padre putativo e uno distante, entrambi hanno compiuto il loro primo “miracolo” a dodici anni ed entrambi decidono di vivere un periodo d’isolamento. A rendere ancora più evidente l’accostamento è l’età anagrafica di Clark Kent, che nel film dichiara di avere 33 anni, proprio l’età in cui Cristo morì dando la vita per gli altri.

MORALISMO. Superman invece non muore, ma è deciso a sacrificare ogni centimetro del suo corpo per questi umani che lo guardano con diffidenza ma che un giorno capiranno che lui è dalla loro parte. Per tutto il film non si fa altro che spingere l’acceleratore sulla bontà di Superman e sulla sua integrità morale, che non è paragonabile a quella di nessun altro essere, umano o kryptoniano. Lui incarna il bene supremo, l’uomo perfetto sotto ogni punto di vista che salva i buoni e i cattivi, che sopporta i bulli e comprende chi ha paura di lui. A distrarci da dialoghi che trasudano moralismo a ogni battuta ci pensa il 3D accostato a un uso degli effetti speciali e ad alcune scelte scenografiche da lasciare senza fiato anche i più scettici. Il film corre veloce e spedito per la prima metà ma quando la ricerca dell’identità di Superman viene messa in secondo piano e il film si trasforma in una battaglia tra cielo e terra il gradimento cola a picco. I combattimenti tra Superman e il suo nemico, il Generale Zod, sono infiniti e alla fine della visione si esce frastornati. Nel complesso, però, il nuovo Superman dimostra di essersi levato di dosso la polvere del tempo e di essere pronto per il suo ruolo da eroe 2.0, senza macchia, senza paura e con più appeal.

@paoladant

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