
Suonati da mille decibel in fm
È arrivata la primavera, tornano a fiorire le viole e a stordirci gli automobilisti. Per tutto l’inverno c’era stata una tregua per le nostre povere orecchie: i vetri chiusi obbligavano l’automedonte a succhiarsi quasi in solitudine lo strazio delle musichette elargite da troppe radio private, ed ascoltate a livelli di suono incredibile se neanche una doppia serie di vetri, quelli della sua macchina e quelli della nostra riuscivano ad evitare completamente l’inquinamento da decibel per un raggio di venti metri… insomma, non era l’ideale, ma era comunque il meno peggio. Ma adesso, chi ci salverà? Ai primi raggi del sole ecco i finestrini abbassarsi ed i gomiti protendersi arrogantemente al di là dei profili delle portiere a sottolineare la distanza tra chi sa godersi la vita e chi no… e su tutta la scena dominare il ritmo incalzante della “cassa in quattro” che scandisce la disco-music che esce dalle radioline diligentemente accese: pum, pum, pum, pum^! E, a volte, pumpum cià, tapumpum cià… all’infinito.
Sì, perché la macchina che passerà adesso ripeterà la ritmica della macchina appena passata e ci sembrerà di ascoltare una sola poltiglia di accenti, una sola stenta melodia a giustificarne la ripetitività, e tutto, il traffico come la sua colonna sonora, ci parrà inevitabile.
Chissà perché, questo baccano organizzato mi ricorda l’abitudine dei cinesi di liberarsi dei pipistrelli che solitamente infestano le loro città organizzando battute di caccia che consistono nel fare, percuotendo pentole, coperchi e quant’altro, un tale frastuono che i poveri animaletti non possono sostare e riposarsi, dovendo svolazzare impazziti per tutta la notte finché, all’alba, essi finiscono per posarsi sul suolo dove vengono facilmente uccisi. Bene, a me sembra che i nostri amici melomani (?) cerchino di ottenere il medesimo risultato con i loro pensieri, impedendo alla mente di fermarsi tranquillamente a riflettere, stordendola inconsciamente con l’inutile baccano di esotici tamburi che imitano linguaggi gratuitamente mutuati da inciviltà lontane… ed è come se quella processione di auto tenuta insieme dalla stessa ritmica volesse rappresentare una qualche unità profonda tra gli autisti, metaforicamente indicando un possibile modo di stare insieme ed essere ancora popolo, nazione, patria…
Ma questo “posto” chiamato Italia ha bisogno di ben altro che di fatui stordimenti, eppoi se è vero che si può ingannare tutti una volta, uno tutte le volte, ma non tutti tutte le volte, a maggior ragione non si può esistere ingannando tutte le volte se stessi…
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