
Il Regno Unito di Rishi Sunak, il Predestinato

Che Rishi Sunak fosse destinato un giorno a guidare il partito conservatore e il Regno Unito lo si era capito alle elezioni del 2019, quando Boris Johnson lo scelse per sostituirlo nei dibattiti televisivi con gli altri leader. Fu quella la prima vera occasione in cui il 42enne di Southampton si fece veramente conoscere al grande pubblico.
Nativo della south coast inglese, Sunak è entrato in parlamento nel 2015. William Hague, ex ministro degli Esteri e big del partito, rinunciò a candidarsi e gli cedette graziosamente il suo seggio di Richmond, nello Yorkshire, da oltre cent’anni feudo Tory. Così, per il figlio di emigrati dell’Africa Orientale con nonni indiani, si aprirono le porte di Westminster.
Dalla Stanford a Goldman Sachs, la gavetta del premier Sunak
Per la verità, il nuovo primo ministro aveva una vita molto intensa alle spalle già prima di entrare in politica. Winchester College, Oxford e poi l’America con la Stanford University nei suoi studi. In più, esperienze di lavoro nelle società di consulenza finanziaria, negli hedge fund e a Goldman Sachs, dove ha intessuto rapporti ad alto livello che ha poi utilizzato per accrescere il suo potere nel partito Conservatore. Come quello con Richard Sharp, suo collega alla banca d’affari e ora – anche grazie all’appoggio di Sunak – presidente della Bbc.
Johnson ha chiamato Sunak al suo fianco dopo le dimissioni da cancelliere dello Scacchiere – il ministro delle finanze Uk – di Sajid Javid nell’inverno 2019. Subito, ancora prima di farsi le ossa, è arrivata la pandemia con tutto ciò che ha portato: il partygate, che avrebbe eliminato di torno Johnson aprendogli le porte di Downing Street; e un’imponente opera di spesa pubblica che ha visto il Tesoro britannico, sotto la guida di Sunak, distribuire 330 miliardi di sterline in aiuti per le aziende e un programma di sussidi salariali per i dipendenti, il cosiddetto “furlough”, congedo lavorativo, per tutti quei lavoratori costretti a casa dalle restrizioni imposte dal governo.
Il vaste programme del brexiteer miliardario
Nonostante egli stesso abbia ricevuto la medesima contravvenzione di Johnson per la violazione delle norme sul distanziamento sociale, il nuovo primo ministro si è tenuto alla larga dalle polemiche, ed è diventato il punto di riferimento dei mercati finanziari e dell’ala più moderata del partito Conservatore, che lo ha opposto alla thatcheriana Truss nella contesa per la leadership del partito dell’estate scorsa. Per un curioso gioco delle parti che solo la politica può regalare, in quell’occasione Truss divenne la portabandiera dei brexiteer nonostante avesse votato “remain” al referendum del 2016, mentre Sunak, brexiteer, si impose come il candidato prescelto dalla maggioranza dei remainer e passò tutta l’estate a definire «libro delle favole» le proposte di politica economica della ormai ex premier. Perse la contesa a causa del voto degli iscritti ma riuscì a convogliare su di sé la maggioranza dei parlamentari Tory.
Terminata l’infausta premiership di Truss si è riproposto come il più credibile candidato al ruolo di leader conservatore e primo ministro britannico. Rassicura i mercati e i big del partito, anche se sono in molti a credere che un miliardario di origini afro-indiane (700 milioni di sterline il suo patrimonio stimato) possa non essere la scelta giusta per riconquistare i voti nelle Midlands e nel nord-est inglese nei collegi a maggioranza working class. Mettere al sicuro i conti pubblici, proseguire l’impegno accanto all’Ucraina, mantenere l’integrità territoriale del Regno Unito, fare funzionare la Brexit: vaste programme, per Rishi il Predestinato. Ce la farà o i Tories mieteranno un’altra vittima nella loro pluriennale guerra civile?
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