Sulle tracce di un fatto clamoroso

Di Emanuele Boffi
20 Agosto 2024
Oggi si presenta al Meeting di Rimini la nuova edizione del libro di Amicone sul viaggio in Terra Santa di don Giussani. «È nelle circostanze quotidiane che scatta il senso del tutto»
Il pellegrinaggio del 1986 in Terra Santa con don Luigi Giussani raccontato nel libro “Sulle tracce di Cristo”
Il pellegrinaggio del 1986 in Terra Santa con don Luigi Giussani raccontato nel libro Sulle tracce di Cristo< (foto Fraternità di Comunione e Liberazione)

Ci sono due parole che tornano con costanza tra quelle pronunciate da don Luigi Giussani nel suo pellegrinaggio Sulle Tracce di Cristo: clamoroso e attesa. “Clamoroso”: il Messia, si pensava al tempo, sarebbe arrivato e con gran clamore avrebbe liberato il popolo di Dio dai romani, avrebbe risolto i problemi, avrebbe riportato giustizia, pace e libertà. Sarebbe di nuovo stato il paradiso in terra, perché l’immaginazione ha un limite invalicabile: può muoversi solo dentro categorie umane, portando a compimento un’aspirazione, un desiderio, un incompleto conosciuto, magari un’insoddisfazione.

Ma Giussani, in questo bel libro di Luigi Amicone che Rizzoli ha ripubblicato dopo tanti anni (la prima edizione è del 1994), aiuta chi lo segue in questo pellegrinare per la Terra Santa a riconoscere un altro metodo, quello di Dio. Il Verbo si è fatto carne in una grotta, «senza alcun clamore umano», ha vissuto per trent’anni una vita ordinaria, non ha costituito eserciti, non ha fondato partiti. Si è circondato di amici, nient’altro.

Si parlerà anche di questo oggi al Meeting di Rimini (Arena Tracce, ore 16) con Hussam Abu Sini, Andrea Babbi e Adriano Rusconi.

Chi domanda comanda

C’è un metodo di Dio nel rivelarsi e c’è una genialità pedagogica in Giussani nell’aiutare chi lo ascolta a comprendere ogni passo e ogni gesto di Cristo. «Tutti domandavano a Dio – spiega il fondatore di Comunione e liberazione – ma con una domanda che non può essere formulata se non secondo una propria immagine. […] Chi domanda comanda, è tutto proteso a una pretesa e non a un dono, è come immerso in una superficialità: la superficialità dei propri pensieri. Invece l’uomo che attende è destinato a quell’incontro». Sono i personaggi “preferiti” di don Giussani: coloro che si affidano totalmente, come Maria, la Samaritana, Zaccheo… Non pretendono, attendono. È per questo che, a differenza di tanti, riconoscono quel “clamoroso” che tutti aspettavano.

E questa attesa, spiega sempre Giussani, è ricompensata non con un discorso, ma con una presenza viva dentro la storia, dentro la quotidianità. «La cosa che mi sorprende è che la vera novità avviene attraverso le circostanze ordinarie. C’è una clamorosità, un’eccezionalità che non decidono della vita, nonostante le apparenze. Invece è il clamore di un senso nuovo delle circostanze solite che decide della vita. [….] È nelle circostanze quotidiane che scatta, non l’eccezionale, ma il senso del tutto».

Non avete ancora fede?

Bene fece il nostro caro Amicone a prendere appunti in quel viaggio del 1986 e poi a trasformarli in un libro (e dite voi se, da un punto di vista politico, la questione israelo-palestinese non è la stessa oggi rispetto a quella descritta da Amicone nel 1986). Soprattutto bene fece a restituire il clima di quel pellegrinaggio, che non ha niente di turistico, ma è un viaggio dentro una terra misteriosamente sempre martoriata. Così, anche le sue annotazioni cronachistiche a lato delle parole di Giussani aiutano il lettore a capire quel “dentro le circostanze” tanto caro al sacerdote di Desio: duemila anni fa, nel 1986, oggi. Se Dio si è fatto carne, non possiamo raccontare la sua storia come una bella favola o come un apologo consolatorio.

Lo scrive anche il cardinale Pizzaballa nell’introduzione che apre questa nuova edizione: «In mezzo alla guerra e al male che gli uomini si procurano con le loro stesse mani, Dio non cambia metodo. E anche oggi ci troviamo nella situazione dei discepoli sulla barca sballottata dalle onde, tutti presi dalla paura». E oggi come allora ci sentiamo rivolgere la stessa domanda: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. […] Sono parole dette dette anche a noi oggi, quando ci lasciamo assalire dal panico pensando di essere alla fine. Ma il Signore è presente ed è Lui che rende sicura la nostra navigazione nel mare in tempesta».

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