Sulla Tav Saviano e Travaglio danno i numeri (epperò son sbagliati)

Di Chiara Rizzo
08 Marzo 2012
I due famosi giornalisti intervengono per spiegare la vicenda della Val di Susa a modo loro. Solo che non ne imbroccano una. Travaglio è sbeffeggiato per la sua supercazzola e Saviano lancia allarmi di infiltrazioni mafiose di cui si sa da anni. Ecco cosa succede a far troppo i saputelli.

Sulla Tav è partita la gara a chi dà più i numeri. Nel vero senso della parola. La palma d’oro metaforica, ovviamente, come sempre va a Marco Travaglio, che a Servizio pubblico, i numeri li ha dati, dopo aver accusato i politici di dire «una supercazzola dietro l’altra». Ma chi di supercazzola ferisce, di supercazzola perisce. Su Facebook infatti, qualcuno si è divertito a ricontrollare puntigliosamente quello che ha detto il giornalista, e il risultato è simpatico a leggersi.

Travaglio: «Il vecchio treno diretto Torino-Lione è stato soppresso».
Risposta: «Andasse a guardare il sito del Tgv, scoprirebbe che ce ne sono 6 al giorno».
Travaglio: «Basta dare un’occhiata ai dati del traffico merci tra l’Italia e la Francia che, salito fino al 2000, da allora è colato a picco. L’ufficio federale dei trasporti svizzero calcola che nel 2000 viaggiavano 8 milioni di tonnellate di merci, oggi ne viaggiano 2 e mezzo».
Risposta: «Gli scambi di merci tra Italia e Francia sono stati pari a 33 milioni di tonnellate nel 2011: erano 30,2 nel 2009, mentre nel periodo pre-crisi (anno 2007) avevano raggiunto i 44,9 milioni di tonnellate trasportate. Nel 2000, l’anno dopo il quale secondo Travaglio ci sarebbe stato il tracollo, gli scambi Italia-Francia raggiungevano i 40,8 milioni di tonnellate [fonte: coeweb-istat, senza andare a scomodare gli svizzeri che cosa ne potranno mai sapere di quel che avviene tra Italia e Francia?]».
In effetti, come dar torto all’autore della bacchettata? Non si può, e così lo scritto, firmato da tal Marco Lembo, è stato ripreso anche da blogger e poi da altri giornalisti.

Quindi è stato il turno di Roberto Saviano. Poteva la Tav non essere l’occasione, una volta tanto, di sproloquiare per il vate italiano medio? No, ovviamente. E così, subito dopo Travaglio, ecco a ruota Saviano. Che ieri, sulle consuete due paginate di Repubblica, si è affrettato a lanciare – indovina un po’ – l’allarme sulle infiltrazioni mafiose: la Tav fa gola alla criminalità organizzata. Ciò è vero, anzi verissimo, e nessuno vuole certo che si spalanchino le porte alle mafie, in un progetto che deve rappresentare lo sviluppo dell’economia sana.

Tanto è vero che su questo specifico pericolo si indaga almeno sin dal 1995, e sono state provate e ricostruite già molte di queste infiltrazioni. Perciò, all’alba dell’anno 2012, fa sorridere il modo in cui il Saviano nazionale scelga lanciare il suo allarme. Lo fa, per caso, con un’utile indagine giornalistica tra le pieghe di ciò che accade in Val di Susa? Con la ricostruzione di nuove zone grigie, come ci si aspetterebbe da una firma del giornalismo di inchiesta? No, macché: Saviano riciccia.

Riempie due “lenzuolate” su Repubblica, con le notizie già pubblicate di inchieste nei passati quattro anni (come quella del 2009 sui subappalti gestiti dalle ‘ndrine nel tratto Tav Milano-Bergamo, a Cassano d’Adda, o l’inchiesta Pioneer, sempre del 2009, sui subappalti nel tratto piemontese). Per spiegare all’autore di Gomorra come stanno le cose sono dovuti intervenire – sempre sulle consuete due pagine di Repubblica – due personaggi di spicco. Uno, il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, il quale, senza troppi giri ha commentato: «È vero che ci sono complicità di natura diversa con le mafie, e tutti i problemi sollevati da Saviano. È però anche vero che non siamo proprio all’anno zero. Tant’è che lo stesso Saviano a sostegno delle sue tesi cita i risultati di due inchieste della Procura di Torino. Con questo voglio dire che magistratura e forze dell’ordine non sono poi così inerti».

In modo diplomatico, ma nello stesso solco, ha risposto anche il commissario del governo per la Tav, Mario Virano, che allo scrittore ha ricordato, uno per uno, tutto ciò che è già in atto, almeno dal 2005, per prevenire le infiltrazioni. Virano cita ad esempio la costituzione di un gruppo interforze (GiTav) «già operante, che effettua un penetrante monitoraggio», o la scelta che «tutti gli appalti saranno fatti da un’unica società mista, di diritto francese (con la presenza nel Cda di un rappresentante della Commissione europea). In questo modo si garantisce che non si potranno determinare differenze di importo opere nei due paesi, con Capitolati ed elenchi prezzi unificati (la criminalità gioca su prezzi più “vantaggiosi” in apparenza, poi rincarati durante i lavori, ndr.)».

Insomma, Virano chiude con un invito, «Saviano lavori con noi», il messaggio tra le righe è chiaro. Caro vate, svegliati. E se vuoi, anziché scrivere comodamente dal salotto, vieni un po’ in prima linea a farti le ossa.

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