
Studenti e docenti insieme per “osservare e sperimentare nella scienza”

Il cielo, l’aria, il vento, le nuvole facilmente possono suscitare emozioni, persino ispirazioni artistiche e poetiche. La mission per gli studenti delle scuole superiori coinvolti nell’iniziativa ScienzAfirenze 2023 privilegia un impatto diverso e non meno attrattivo con il contesto atmosferico da indagare attraverso il cammino proprio dell’indagine scientifica.
È alla sua XX edizione il progetto promosso da Diesse Firenze e Toscana che quest’anno ha mobilitato quasi 200 fra studenti e insegnanti di tutta Italia su “Lo studio dell’aria e dei fenomeni atmosferici. Osservare e sperimentare nella scienza” e che si concluderà il 19-20 aprile con un convegno nel capoluogo toscano.
Chiediamo a Giuseppe Tassinari, docente e direttore del convegno, di accompagnarci in quest’avventura educativa partita dalla convinzione che uno degli scopi prioritari della scuola è di suscitare interesse per la realtà.
«Partire dalla realtà è uno dei punti fondamentali della scienza in generale. Ripeto sempre la famosa frase del premio Nobel della medicina Alexis Carrel: “Molto ragionamento e poca osservazione, conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”. Ci sono due posizioni: quella ideologica, del preconcetto, che parte dal mio pensiero e quella che parte dal reale che non solo è più giusta come metodo d’approccio, ma è anche più interessante in quanto fa rinascere l’interesse nel ragazzo, ma anche nell’adulto. La bellezza di quello che noi andiamo a incontrare nel nostro studio è fare incontrare i ragazzi con la realtà. Quante volte lo abbiamo provato anche noi da studenti: si partiva dal contenuto di un libro, da uno schema… invece l’incontro con la realtà è sempre più interessante».
In questo impegno con il reale diventa determinante il passaggio dal semplice “vedere” alla capacità di “osservare”. Come reagiscono i ragazzi oggi meno inclini a sostenere l’impegno dell’approfondimento?
Faccio fatica a distinguere fra i ragazzi di oggi e di ieri perché penso che sono cambiate molte condizioni, ma non so fino a che punto sono cambiati i ragazzi. Certo, oggi siamo molto più bombardati da informazioni, cosa non necessariamente negativa, ma che fa rimanere un pochino in superficie. Un vero incontro con la realtà impone delle regole e impone anche una fatica, la fatica dell’attenzione. L’aspetto interessante del metodo scientifico è che riesce a far presa sui ragazzi: quando sono coinvolti in un esperimento verificano che non tutto collima sempre con la teoria e non tutto è così semplice come uno può immaginare o come appare nel libro, ma non per questo, anzi forse proprio per questo, non è meno interessante. Di fronte all’esperimento che non torna, alla situazione imprevista, gli studenti sono indotti a mettere in moto la propria intelligenza, la propria creatività per risolvere un problema. L’interesse scatta proprio quando il soggetto si sente protagonista: non può più sostare passivamente di fronte alla realtà, ma mette in moto tutto se stesso per incontrare fino in fondo il reale in tutti i suoi aspetti. Stare di fronte a un mondo virtuale o di fronte a un libro di scienze certamente non è la stessa cosa.
Un’altra prerogativa di questa esperienza è la collaborazione che nasce fra gli stessi studenti e con i docenti.
Premetto che Scienzafirenze è nato come corso di aggiornamento per gli insegnanti e, dopo le prime esperienze di incontro con esperti, ci siamo accorti che ci mancava qualcosa… Sulla scorta dell’esperienza dei Colloqui fiorentini, abbiamo scoperto che il vero aggiornamento per l’insegnante è un autoaggiornamento: l’insegnante si mette al lavoro sulla sua disciplina, ma – questo il punto essenziale – non da solo. Il primo rapporto è con i propri ragazzi, perché se i ragazzi imparano anche l’insegnante impara accettando la stessa sfida. Quindi si tratta di un cammino fatto insieme coi ragazzi in cui l’insegnante è guida, però cammina insieme a loro nel percorso che per tutti diventa una scoperta continua. Il primo livello è quello del rapporto con gli studenti, il secondo livello è quello del rapporto con i colleghi: è nel confronto fra i docenti che nasce la preparazione del convegno, così come nel rapporto con gli esperti che abbiamo sempre avuto la gioia di incontrare e che si sono sempre rivelati persone non solo esperte nella materia, ma anche in grado di darci un’indicazione su cosa vuol dire “fare scienza”. Il tutto si svolge come un percorso comune, del resto tutta la scienza è una storia di scoperte che sono partite da un’intuizione, ma che sono poi state sviluppate nel tempo attraverso un confronto svolto da tante persone, in una dimensione comunitaria.
Veniamo allo studio dei fenomeni atmosferici che certamente avranno sollecitato gli studenti a considerare le questioni attuali e controverse attorno alla siccità, l’inquinamento, il riscaldamento globale…
Il tema è sicuramente attuale, molte questioni rilevanti restano aperte a prospettive non risolte e ipotesi spesso discordanti anche fra gli stessi scienziati. Inevitabile dire che un esperimento realizzato da un gruppo scolastico non potrà certo trovare la soluzione ai vari problemi emergenti come quello del riscaldamento globale sul quale l’intero mondo scientifico lavora da tanto tempo… In particolare sulla questione del clima abbiamo una quantità di dati enorme: la tendenza però è quella di piegare il dato a ciò che uno pensa mentre l’atteggiamento corretto dello scienziato è quello di stare davanti al dato per quello che è e cercare di capire. Io cerco sempre di spiegare ai ragazzi che il dato ha al suo interno un grande significato: non me lo do io, lo ricevo dalla realtà e devo stare di fronte alla realtà con tutto me stesso. Credo che non sia poco imparare un metodo corretto per affrontare il reale sempre complesso, sorprendente, stimolante.
Come gli studenti si sono cimentati negli esperimenti scientifici e come hanno espresso gli esiti e gli interrogativi suscitati dalla ricerca?
Tutto questo emergerà durante il convegno in cui i ragazzi presenteranno i lavori svolti. Una delle relazioni intitolata “Scegliere di vivere una vita con il naso all’insù” presenterà lo studio di Vincenzo Levizzani, “fisico delle nubi” che lavora nell’ambito dell’atmosfera da tantissimi anni e che racconterà gli esiti della sua ricerca scientifica a partire da un interesse nato in lui fin da bambino… Si parlerà di nuvole, ma anche di processi sul fenomeno dell’aria come tale, di esperimenti sul costruire mongolfiere piuttosto che areoplani di carta per osservare il fenomeno del volo, o ancora si affronterà lo studio della produzione di ossigeno delle piante e dei fenomeni connessi all’atmosfera. Le discipline coinvolte sono quelle scolastiche quindi la fisica, la chimica, le scienze naturali, in alcuni casi le materie tecnologiche che mettono in grado i ragazzi di portare avanti esperimenti, di incontrare quindi la realtà con metodo scientifico principalmente basato sulla misura, che significa star di fronte a un fenomeno e trasformarlo, dove è possibile, anche in numeri. Come diceva Galileo, il libro della natura è scritto con simboli matematici.
C’è qualche studente meno coinvolto, forse meno portato a un’analisi scientifica dei fenomeni?
Diciamo che il lavoro di gruppo è interessante anche perché fa riscoprire le potenzialità di ogni studente: in un gruppo possiamo trovare quello più ordinato o quello più fantasioso, il creativo e quello che ha più pazienza nello stare di fronte a un’analisi che può richiedere molte ore o più giorni, quindi in un certo senso c’è spazio per tutti. L’educazione scientifica è coinvolgimento in un rapporto, quello umano, dove ognuno può esprimere la propria ricerca… L’esperienza ci dice che le materie scientifiche possono educare l’uomo nella totalità del suo essere.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!