Straordinaria umanità

Di Emanuele Boffi
19 Aprile 2007
Parla Tadeusz Pieronek, il vescovo che ha raccolto le testimonianze polacche

George Weigel racconta nel suo monumentale Testimone della speranza che «don Tadeusz Pieronek, premendo perché venisse presa una certa posizione, disse: “Eminenza, deve farlo”. “Non posso”, rispose il cardinale. Don Pieronek cominciò a innervosirsi e ribatté: “Può”. “Non posso”, insistette il cardinale. E il sacerdote, ormai alquanto irritato, ripeté per la terza volta: “Può”. A quel punto il cardinale si tolse la croce pettorale e gliela porse dicendo: “Ecco, governa tu”». Il cardinale era Karol Wojtyla. Oggi, Pieronek – vescovo, già segretario della Conferenza episcopale polacca, già rettore dell’Accademia pontificia di Cracovia – dice a Tempi che questa capacità di sdrammatizzare è «uno dei ricordi più vivi che ho di Wojtyla. Non era capace di risentimento e non voleva mai imporsi. Sapeva sempre ascoltare e poi giudicare». Al vescovo Pieronek è stata assegnata la presidenza del tribunale di Cracovia che ha raccolto le testimonianze e i testi relativi alla vita di Karol Wojtyla.
Che figura ne esce?
Non posso rivelare i contenuti delle testimonianze se non per grandi linee. In esse si ritrova il Wojtyla che conosciamo. Quel che fa la differenza è la grande mole di dettagli che in esse sono contenute. Dopo tanti anni è facile capire che non siano molti quelli ancora in vita che lo conobbero sin dall’infanzia, per cui queste sono per noi di grande valore.
Lei è stato a lungo vicino al Papa. Le testimonianze confermano la sua personale conoscenza dell’uomo Wojtyla?
Sì, nel senso che era una persona capace di rendere straordinario l’ordinario. Per noi che lo abbiamo frequentato sin da giovane era uno di noi, non un personaggio di spicco. Non che non ne avvertissimo le eccezionali capacità, ma nel senso che le vedevamo all’opera nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni.
Il generale Wojciech Jaruzelski ha rilasciato dichiarazioni pubbliche di grande stima verso Wojtyla.
Sono passati tanti anni, è cambiato il mondo. Posso dire che sia Jaruzelski sia altri esponenti comunisti hanno mutato opinione e questo proprio grazie al comportamento che il Papa aveva nei loro confronti. Erano avversari, diciamo pure nemici, ma Wojtyla non li ha mai insultati, ha sempre saputo trattarli con riguardo.
Si chiede che Giovanni Paolo II sia fatto santo subito. Lei è docente di diritto canonico, che ne pensa?
Da giurista rispondo che è possibile, ma tutto dipende da Benedetto XVI. In fondo fu lo stesso Giovanni Paolo II che, nei casi di Madre Teresa di Calcutta e di Giovanni XXIII, scelse di seguire una strada rapida, ma conforme alla tradizione. Così facendo, ha mostrato come comportarsi in questi casi.

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