Strage di Parigi. Il doppio e triplo gioco dell’Occidente in Siria si ritorce contro l’Europa

Di Redazione
16 Novembre 2015
Gli Stati Uniti hanno usato il Califfato per fare pressione sull'Iran e l'Iran per indebolire i sunniti. La Turchia ha cercato di favorire l'Isis per conquistare un pezzo di Siria e Iraq
People walk near the Three Crosses in Vilnius, Lithuania, Sunday, Nov. 15, 2015, illuminated by the colors of the French national flag in solidarity with France after the attacks in Paris. (AP Photo/Mindaugas Kulbis)

Il doppio e triplo gioco dell’Occidente in Medio Oriente non sta dando i risultati sperati. La politica basata sullo sfruttamento della guerra tra sunniti e sciiti interna all’islam, mettendo gli uni contro gli altri e favorendo gli uni rispetto agli altri, per indebolire entrambi, si è ritorta contro i suoi fautori.

USARE IL CALIFFATO. In un articolo per il Sole24ore, all’indomani della strage di Parigi che ha fatto 129 morti e 350 feriti, Alberto Negri analizza l’atteggiamento delle diverse potenze mondiali in Siria. Innanzitutto, gli Stati Uniti in primis hanno condotto una guerra blanda allo Stato islamico, «il 70% dei raid non trovava neppure il bersaglio», perché «il Califfato faceva comodo come mezzo di pressione per convincere gli iraniani ad arrivare a un accordo» sul nucleare.

DOPPIO CONTENIMENTO. Mentre gli Usa favorivano così l’Iran sciita, scatenando l’ira dell’Arabia Saudita, davano man forte ai sunniti in Siria: «La regia è stata americana con l’obiettivo di contenere sia gli sciiti iraniani che i sunniti, una replica della politica del “doppio contenimento” già attuata negli anni 80 durante il conflitto Iran-Iraq», scrive ancora Negri. «Alle conferenze internazionali americani ed europei accreditavano un’opposizione moderata siriana inesistente, ben sapendo che i veri protagonisti erano i gruppi jihadisti poi confluiti nell’Isis. Le guerre dentro l’Islam, il nodo fondamentale della questione mediorientale, sono state usate, non diversamente dal passato, come uno strumento per mantenere equilibri di potenza e fare affari».

LA PARTITA DI ERDOGAN. In questo quadro generale, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha giocato la sua partita. «Erdogan ha sempre avuto chiaro come obiettivo quello di abbattere Assad e di penetrare militarmente ed economicamente in un’area che va dall’irachena Mosul alla siriana Aleppo. Con due scopi: riempire il vuoto di potere lasciato dal regime alawita di Damasco e impedire ai curdi di costituire un regione indipendente ai confini del Kurdistan turco». Per questo ha favorito in ogni modo lo Stato islamico, lasciando passare dalle sue frontiere migliaia di combattenti pronti a unirsi al jihad.

«CALIFFATO INGRATO E TRADITORE». Anche quando la Turchia si è accordata con gli Usa per bombardare l’Isis, ha condotto «un paio di raid sul Califfato e 300 sui curdi». E nel momento in cui è stata costretta ad impegnarsi più seriamente nella guerra al jihad, l’Isis ha colpito con attentati devastanti Ankara, portando alle incredibili reazioni del premier Ahmet Davutoglu: «Il Califfato è ingrato e traditore».

EUROPA SUCCUBE. E l’Europa? Finora è stata più che altro uno spettatore delle manovre americane, senza riuscire a produrre una propria strategia e senza poter evitare che migliaia di suoi cittadini partissero per la guerra santa. Ed ora che l’America, concluso l’accordo con l’Iran, non ha più bisogno dell’Isis e non ha nessuna intenzione di impegnarsi seriamente per risolvere il conflitto siriano, si ritrova la patata bollente tra le mani. «Il terrorismo che arriva nel cuore dell’Europa – conclude Negri – è una sorta di risacca di questo conflitto, dei tradimenti e degli opportunismi dei protagonisti. C’è un prezzo per tutto e ora pagano gli innocenti, a Parigi come ad Aleppo».

Foto Ansa/Ap

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3 commenti

  1. Luca P.

    Noi amiamo la vita più di quanto loro amano la morte.
    Questa dovrebbe essere l’unica risposta dell’Occidente alla “inumanità” degli attacchi terroristici.
    Invece la Francia risponde con altri bombardamenti a Raqqa (Sira), bombe spacciate per intelligenti ma che tutti noi sappiamo che uccideranno anche civili e inermi.

    Noi amiamo la vita più di quanto loro amano la morte.
    L’occidente e noi tutti stiamo sposando una variante molto diversa di questa frase … potrebbe suonare come “noi amiamo la pace, anzi l’anestesia della coscienza, più di quanto loro amano la morte”. Lasciateci vivere la nostra vita, rompete le scatole un po’ più in la … dove la nostra coscienza non vede … in Siria, in Iraq , in Nigeria …
    Sembra di sentire le donne del coro di “Assassinio nella Cattedrale” quando dicono “vivendo e quasi vivendo … lasciaci nella nostra umile, e offuscata, cornice d’esistenza tranquilla”.

    Noi amiamo la vita più di quanto loro amano la morte.
    Ho sentito dire da molti adulti che anche per i Cristiani c’è il martirio, proprio come questi terroristi Islamici.
    Ma c’è una differenza profonda. Il Martire Cristiano muore per dare la propria vita per gli altri … il martire di questi Jihadisti muore per egoismo, l’egoismo di mettersi l’anima in pace davanti al suo Dio anche a patto di uccidere il prossimo.

    1. Purtroppo, il nazismo non è caduto con vane parole ma con i bombardamenti e le fucilate degli Alleati; i daesh (non userò più altri termini dacché ho scoperto che non lo tollerano, e ciò che li disturba mi fa piacere) sono al pari dei nazisti, controllano un ampio territorio (sia pure per la maggior parte desertico) e non si fermeranno finché tutto il mondo non sarà terra dell’Islam, quindi non si può prescindere dall’assalto militare. Certo, ci saranno vittime civili, come in tutte le guerre del resto; resta però il fatto che anche la popolazione locale, se veramente disprezza e non sopporta questi invasori, dovrebbe prendere armi e bagagli e combatterli, anche con atti di sabotaggio o di intelligence per gli eserciti regolari (fornendo informazioni più precise, peraltro, i bombardamenti sarebbero più efficaci e ci sarebbero meno vittime civili) cosa che invece non sembrano fare. Da ciò deduco che, sostanzialmente, a loro di vivere sotto i daesh va bene.

      1. Menelik

        No, Eques, credo che sbagli.
        Alla gente comune islamica, sunniti compresi, di vivere sotto i daesh non va bene per niente.
        Loro sono ostaggio dei daesh.
        Sanno cosa gli accadrebbe se osassero manifestare opposizione a quelli lì.
        Per fare azioni contro di loro dall’interno, occorrono dispositivi per comunicare, roba elettronica sofisticata.
        Qualcosa sicuramente c’è, e delle persone ci sono, in grado di trasmettere informazioni, segno che un qualche dispositivo ci deve essere.
        Ma non credere sia facile.
        Io sono convinto che loro, poveracci, hanno la vita appesa ad un filo.
        Non è detto che ce la faranno a sopravvivere fino al crollo del regime.
        E questo A PRESCINDERE DAI BOMBARDAMENTI.
        Hai letto l’articolo di Tempi dai famigliari dei militari siriani rinchiusi in gabbie a fare da scudo umano ai bombardieri?
        Temo che quella gente morirà comunque.
        Penso che per loro sarebbe la più grande soddisfazione poter morire leggendo il terrore negli occhi dei loro aguzzini.
        E’ per quello che i bombardamenti hanno da procedere ed anche intensificati, e si debba preparare il terreno per le truppe di terra che affiancheranno i Peshmerga e l’esercito regolare irakeno.
        Io dico solo che chi ha i conti in sospeso con i daesh:
        adesso è il momento di dargli giù di brutto, non dargli tregua.
        L’isis è sotto forte pressione, io dico che presto salta.
        In fin dei conti sono solo bande di fanteria leggera, non possono reggere l’urto con fanterie appoggiate da mezzi pesanti.
        E si sono fatti odiare da una marea di gente.
        L’isis è un grande bluff.

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