
Strage di bambini in Yemen. «L’Onu tocca il fondo e capitola davanti all’Arabia Saudita»

L’anno scorso in Yemen almeno 1.953 bambini sono stati uccisi o feriti a causa della guerra cominciata nel marzo 2015 tra Arabia Saudita e ribelli sciiti Houthi. Le bombe saudite sono responsabili del 60 per cento dei casi, avendo ucciso 510 bambini e feriti altri 667. Senza contare che sono imputabili a Riyad anche gli attacchi a una cinquantina tra scuole e ospedali. Non c’è da stupirsi, dunque, se il 2 giugno l’Onu ha criticato aspramente il regime islamico inserendolo nella lista nera dei violatori dei diritti dei bambini.
«RIMOZIONE IRREVERSIBILE». Lunedì però, scorrendo la lista, era impossibile trovare l’Arabia Saudita. Dopo le veementi proteste degli sceicchi, infatti, secondo i quali i numeri dell’Onu sono «ampiamente esagerati, i morti sono decisamente meno», il segretario generale Ban Ki-moon ha deciso di togliere il paese dalla lista e accettato di verificare di nuovo i dati con Riyad. Ma l’ambasciatore saudita all’Onu, Abdallah al-Mouallimi, ha fornito un’altra versione: «La rimozione del nostro paese dalla lista è incondizionata e irreversibile».
GUERRA IN YEMEN. Il caos si è impadronito del poverissimo paese arabo paese fin dall’inizio dell’anno scorso: nel gennaio del 2015 gli Houthi hanno conquistato i principali centri di potere nella capitale Sana’a. I ribelli discesi dal nord del paese, un tempo diviso dal sud, chiedevano da tempo di essere più rappresentati negli organi decisionali. L’assalto, che ha portato alla cacciata del premier e alla fuga del presidente Abdrabuh Mansur Hadi in Arabia Saudita, ha aperto uno scontro tra gli sciiti, le milizie fedeli al presidente e i secessionisti del sud. A marzo l’Arabia Saudita, temendo un nuovo dominio sciita al confine, ha cominciato a bombardare il paese a tappeto per stanare i ribelli, facendo più di 6.000 vittime (la metà civili). Oggi molte parti del paese sono finite in mano a Isis e Al-Qaeda. Dal 10 aprile le parti in conflitto stanno cercando una soluzione politica in Kuwait.
«ONU TOCCA IL FONDO». Philippe Bolopion (Human Rights Watch) ha criticato aspramente la «manipolazione politica» dell’Onu: «Dopo aver dato una simile scappatoia a Israele l’anno scorso, ora l’ufficio del segretario generale ha toccato il fondo capitolando davanti alle sfacciate pressioni dell’Arabia Saudita e togliendo il paese dalla sua lista della vergogna. I bambini dello Yemen meritano di meglio».
SAUDITI DETTANO LEGGE. Non è la prima volta che l’Arabia Saudita dimostra di poter fare il bello e il cattivo tempo a New York e Ginevra. Il regime è un campione indiscusso della violazione di ogni diritto umano, eppure è riuscito a farsi eleggere nel 2016 a capo del Consiglio Onu per i diritti umani. Nel novembre dell’anno scorso, inoltre, è riuscito a far passare una mozione di condanna contro Russia e Iran per il loro intervento in Siria, che favorirebbe Stato islamico e Al-Nusra, quando tutti sanno che Riyad è in primissima fila nel finanziamento del terrorismo islamico jihadista in Siria. Ciliegina sulla torta, ha impedito ripetutamente al coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per lo Yemen, Johannes Van Der Klaauw, di indagare i responsabili di 8.800 violazioni dei diritti umani avvenute nel paese arabo da marzo 2015, cioè da quando i sauditi hanno cominciato a bombardare il paese.
Foto Ansa
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4 commenti
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L’onu è ormai un potente freno allo sviluppo socioeconomico e un’ostacolo alla democrazia e ai diritti umani,secondo me va sciolto.
Su questo punto, la penso esattamente come te.
E’ solo un ostacolo, va eliminata o drasticamente ridimensionata.
A proposito, quanto costa sta ONU ?