
«Quando morirò, ti prenderai cura del mio bambino?». Storia di Tricia, “adottata” dalla sua infermiera insieme al figlio di 8 anni

Era ormai da una vita che se la cavava da sé, Tricia Somers. Rimasta senza genitori e senza marito, cresceva da sola suo figlio Wesley (con lei nella foto a destra). Si era abituata a contare sempre e solo su di sé, e pensava di esserci ormai riuscita. Poi pochi mesi fa, con la scoperta della malattia, ha visto tutto ciò che aveva costruito sgretolarsi fra le sue mani.
UN’AMICIZIA IN REPARTO. Ricoverata nella scorsa primavera al Community General Hospital di Harrisburg, Pennsylvania, per dolori fortissimi allo stomaco, a Somers, 40 anni, è stato diagnosticato l’emangioendotelioma epitelioide, una forma rara di sarcoma. Subito il pensiero della donna è andato a Wesley, il figlio di appena 8 anni. Non riusciva nemmeno a immaginare di poterlo lasciare solo. Somers era disperata. È stato proprio allora che nella vita di Tricia (e nella sua stanza di ospedale) è entrata un’altra Tricia, Tricia Seaman, infermiera oncologica di cinque anni più anziana di lei. «Quando è entrata nella camera – ricorda Somers – è stata una sensazione travolgente. È difficile da spiegare ma era come una sensazione di calore».
LA DOMANDA. Nei giorni successivi, Somers parlava continuamente con Seaman del figlio Wesley, chiamandolo molto spesso per accertarsi che stesse bene e per guidarlo come si fa con un bambino ancora piccolo. «Soffrivo per lei», spiega l’infermiera. «Sapevo che la sua situazione era piuttosto grave e che è davvero insostenibile avere un figlio piccolo ed essere ricoverata in ospedale». Così le due donne (insieme nella foto in basso) sono diventate amiche e hanno iniziato a vedersi anche quando l’infermiera non era assegnata alla stanza della paziente.
Finché, proprio nel giorno delle dimissioni, Somers, appena appresa la notizia che le sue condizioni andavano precipitando, ha spiazzato Seaman con quelle parole folgoranti: «Sono davvero felice che tu sia passata, perché ho qualcosa da chiederti. Se morirò ti prenderai cura di mio figlio?»
«DOBBIAMO AIUTARLA». Colta di sorpresa, Seaman è tornata a casa e ne ha parlato con il marito, Dan, e con i loro quattro figli. L’altra Tricia non poteva saperlo, ma i coniugi Seaman avevano già fatto domanda per l’adozione ed erano stati dichiarati idonei proprio qualche mese prima: impossibile credere che la strana richiesta di quella povera donna arrivasse per caso. «Dobbiamo aiutarla», si sono detti. «Dobbiamo solo seguire ciò che Dio ci chiede di realizzare qui».
UNA FAMIGLIA. Le due famiglie si sono così avvicinate, trascorrendo insieme la Pasqua e la Festa della mamma. A maggio però la condizione della donna si è aggravata per via della chemioterapia. Somers secondo i medici non poteva più vivere da sola, perciò i Seaman hanno deciso di prendersi in carico fin da subito non solo Wesley, ma anche Tricia. Che per di più, accudita dall’infermiera, suo marito e i loro figli, ha cominciato a riprendere forza. Come è possibile? «Semplicemente, è amata da una famiglia, è parte della famiglia, e questo fa una differenza enorme», spiega Seaman. Confermata Somers: «Questa famiglia mi ha sostanzialmente salvato la vita perché a maggio mi avevano detto che avrei avuto un mese di vita, invece sono ancora qui».
UN SÌ MERAVIGLIOSO. Nel frattempo i Seaman hanno avanzato le pratiche per l’adozione. «Mio figlio – dice Somers – è ben consapevole che quando morirò lui sarà benvenuto qui. E sa che Dan e Tricia saranno i suoi tutori. Gli hanno spiegato che non potranno mai essere come la mamma e il papà, ma si sono detti sicuri di poterci arrivare vicino. Hanno risposto alle mie preghiere. È meraviglioso».
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