
Stilnovismi da intercettazione
L’altro giorno nel mio ufficio giravano venti pagine di intercettazioni di un mio collega con Luciano Moggi. Le ho lette anch’io e mentre le leggevo, vergognandomi ma leggendole, i miei colleghi, in pieno delirio giustizialista, sparavano giudizi morali a destra e a manca. Io leggevo e mi chiedevo che diritto avevo io di leggerle e, soprattutto, chi aveva il diritto di metterle in circolazione. Non c’era nulla di rilevante dal punto di vista penale o da quello sportivo. Eppure le avevamo lì, il numero di telefono in bella vista, vita privata sbattuta in piazza senza rispetto, senza umanità.
Dice: le intercettazioni sono preziose. Dico: a patto di rispettare i diritti civili. Affermare in questo momento una cosa del genere mi spinge in un angolo, in minoranza. Ma del resto questo è il paese del grottesco. C’è anche chi si è sentito offeso dal tono volgare usato nelle telefonate. Allora mi auto-denuncio. Quando, dopo essere uscito con una ragazza, parlo con i miei amici non dico: «Ho avuto un conoscimento d’amore con colei che a me pare la più bella tra le belle». No, io dico: «Mi sono trombato una bella gnocca». Ve lo anticipo così sapete con chi avete a che fare e non cadete dal pero.
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