Perché è sbagliato dire che lo stato di emergenza in Italia «è stato prolungato»

Di Piero Vietti
01 Marzo 2022
Il decreto Ucraina serve per assicurare assistenza e soccorso alla popolazione del paese in guerra e a gestire eventuali crisi energetiche, non c'entra con il Covid
Mario Draghi e lo stato di emergenza per l'Ucraina
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi (foto Ansa)

«L’Italia è pronta a fare di più attraverso le principali organizzazioni umanitarie attive sul luogo e anche con donazioni materiali. Nel Consiglio dei ministri di ieri abbiamo stanziato 10 milioni di euro a carico del fondo per le emergenze nazionali per assicurare soccorso e assistenza alla popolazione. È stato dichiarato uno stato di emergenza umanitaria che durerà fino al 31 dicembre esclusivamente con lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell’Italia all’Ucraina e un impegno di solidarietà che non avrà conseguenze per noi italiani e che non cambia la decisione di porre fine il 31 marzo allo stato di emergenza per il Covid-19».

Così ha parlato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, questa mattina in Senato, chiarendo una questione che da qualche giorno – per colpa di titoli frettolosi sui media e qualche allarme di troppo sui social – interrogava molti.

Lo stato d’emergenza per il Covid finisce a marzo

È scorretto dire, come hanno fatto alcuni, che lo stato di emergenza in Italia è stato prolungato fino al 31 dicembre 2022. Quello per l’emergenza Covid cesserà formalmente il 31 marzo, quello per l’Ucraina è umanitario e serve solo per l’accoglienza e soccorso alla popolazione ucraina. Come scritto sul sito della Protezione civile, «gli eventi emergenziali di protezione civile legati a calamità di origine naturale o all’attività umana, sono suddivisi in eventi che: A) possono essere fronteggiati con interventi in via ordinaria dai singoli enti e amministrazioni competenti; B) per natura o estensione comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni e devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari; C) per intensità ed estensione hanno rilievo nazionale e devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari».

La gestione delle risorse energetiche

Come spiegato su Twitter dal deputato leghista Claudio Borghi, che chiede da tempo la fine dello stato d’emergenza per il Covid e dell’utilizzo del green pass, «lo stato di emergenza non è legato ad un’azione militare ma ad un’iniziativa della protezione civile che può essere in una regione (es. alluvione), in uno stato estero (es. ciclone) o nel territorio italiano (es. arrivo profughi da ucraina)». Borghi segnalava che «dal 2013 abbiamo avuto 106 stati di emergenza, molti in contemporanea, perché secondo la legge non si possono attivare i mezzi della protezione civile con relativi fondi senza di esso». Ad esempio, la scorsa settimana l’Italia è uscita dallo stato di emergenza per gli incendi del luglio 2021.

I due anni di pandemia ci hanno fatto identificare lo stato di emergenza con leggi che restringono alcune libertà, con i coprifuoco, i distanziamenti e l’obbligo di mostrare il green pass. Ma non tutti gli stati d’emergenza sono uguali. Nel caso di quello per l’assistenza alla popolazione ucraina, il decreto si riferisce solo a questa specifica urgenza umanitaria, prevedendo anche maggiore flessibilità nella gestione delle risorse energetiche e la riduzione del consumo di gas nelle centrali elettriche attive in Italia in caso di razionamento, massimizzando la produzione da altre fonti, con la possibilità di superare i limiti di emissioni di CO2 previsti dalla legge in Italia.

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