
Stati Uniti. Il Covid-19 ha fatto aumentare i morti per overdose

Sei milioni e mezzo di casi e quasi 200 mila morti non sono l’intero prezzo che la salute degli americani ha finora pagato all’epidemia di Covid-19: per le circostanze create dalla malattia e dai provvedimenti delle autorità per contenere i contagi, sono aumentate in tutti gli Stati Uniti le overdose per droga, in particolare per il consumo di oppioidi, e il numero dei morti per overdose. Il 2020 sarà alla fine l’anno col maggior numero di morti per overdose nella storia degli Stati Uniti e con la maggiore recrudescenza nel consumo di oppioidi, dopo che nel 2018 si era arrivati dopo molti anni di crescita a una flessione. Lo attestano i risultati di un’inchiesta promossa dal Wall Street Journal, i dati raccolti dall’Overdose Detection Mapping Application Program (Odmap) dell’Università di Baltimora, un sondaggio del CDC (Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie), il principale istituto di salute pubblica degli Usa, e dati forniti dall’Ama, American Medical Association.
Trend in crescita
Comunica l’Odmap che nei mesi successivi all’introduzione delle misure di confinamento i casi di overdose sono aumentati del 18 per cento circa rispetto alla tendenza precedente, come pure il numero dei decessi che però non è per adesso stimabile. In particolare il 60 per cento delle contee che forniscono i dati al programma di Odmap hanno segnalato un significativo aumento delle overdose. Un sondaggio del CDC svolto nel giugno scorso ha rilevato che il 13 per cento degli americani adulti afferma di avere cominciato a usare sostanze psicotrope o ha aumentato le dosi di quelle di cui già abusava a causa dello stress psicologico causato dal Covid-19 e dalle misure per contenerlo. Infine il Wall Street Journal (WSJ) in un articolo dell’8 settembre comunica i risultati della sua indagine svolta richiedendo dati alle 50 contee più popolose degli Stati Uniti. Hanno risposto in 30, e di queste 21 hanno segnalato che il trend delle morti per overdose nel loro territorio è in aumento rispetto all’anno scorso. Lo stesso giorno l’AMA, American medical association, ha espresso il suo allarme per «(…) aumenti nella mortalità causata da oppioidi, particolarmente da fentanyl prodotto illegalmente e analoghi del fentanyl. Più di 40 stati hanno comunicato aumenti nella mortalità dovuta ad oppioidi».
Fentalyn e altri oppioidi
Secondo l’indagine del WSJ l’aumento è particolarmente preoccupante in contee del Nevada, della California, dell’Ohio, dell’Indiana, del Minnesota e del Michigan. Nella contea di Los Angeles, la più popolosa degli Usa, le overdose sono aumentate del 48 per cento nel primo mese e mezzo dopo lo scoppio della pandemia, in rapporto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma anche le aree del paese tristemente note per l’alto numero di morti per fentanyl e altri oppioidi, come la regione dei monti Appalachi e il New England, comunicano un aumento delle morti per overdose. Molti stati e contee comunicano che la pandemia sta amplificando la minaccia costituita da questo genere di droghe: il distretto sanitario del Nevada meridionale, che copre la contea di Clark che include Las Vegas, attesta che il fentanyl ha causato un aumento dell’8 per cento dei decessi per overdose nella prima metà dell’anno; dati simili sono forniti dalle autorità sanitarie di San Diego.
La piaga degli antidolorifici
Questi dati allarmanti si spiegano col fatto che negli ultimi vent’anni l’incidenza degli oppioidi sul totale delle overdose e delle morti per overdose negli Usa è aumentata esponenzialmente, tanto che attualmente i due terzi circa di tutti i decessi per abuso di sostanze in America sono causati da questi antidolorifici, e che i tossicodipendenti da queste sostanze hanno bisogno del contatto personale per seguire con profitto i percorsi di disintossicazione e di liberazione dalla dipendenza, condizione venuta meno con i confinamenti decisi dalle autorità per prevenire la diffusione del contagio.
La storia di Banjamin
Il WSJ racconta la storia di Benjamin Kief, un ex carcerato tossicodipendente che ha tentato senza successo di ottenere un appuntamento con un “recovery coach” dopo il rilascio dalla prigione e che non ha tratto profitto dagli incontri online di Narcotics Anonymous, ai quali avrebbe voluto partecipare di persona. Benjamin Kief è morto per overdose di oppioidi il 7 aprile scorso. I medici esperti di lotta alle tossicodipendenze confermano l’incidenza del Covid-19 sul peggioramento delle condizioni delle persone di cui si occupano. Dati preliminari per la contea di Franklin nell’Ohio, che comprende la città di Columbus, indicano che le overdose quest’anno hanno già toccato quota 580 verso la fine di agosto: è quasi la cifra totale che era stata registrata per l’intero 2019. Dichiara il coroner della contea Anahi Ortiz: «Non credo che avremmo avuto un numero così alto se non ci fosse stato il Covid-19. Stiamo vedendo un numero crescente di ricadute».
Come la guerra in Vietnam
Secondo dati non ancora definitivi, nel 2019 gli Stati Uniti hanno registrato 72 mila decessi per abuso di sostanze stupefacenti, il numero più alto di sempre. Verosimilmente un po’ più dei due terzi di queste morti dipendono dall’assunzione di fentanyl e altri prodotti derivati dell’ossicodone, il potente antidolorifico prescritto indiscriminatamente dai medici americani negli ultimi anni del millennio scorso. Nel 2018, ultimo anno per il quale si dispone di dati completi, i decessi per overdose negli Usa erano stati 67.637, e di questi 46.802 dovuti ad oppioidi. Fra questi ultimi, un po’ meno di un quarto (14.975) sono stati conseguenza di oppioidi assunti con una prescrizione medica. I dati parziali del 2019 indicano un aumento di quasi 5 mila unità rispetto all’anno precedente, e quelli aneddotici del 2020 vanno nella direzione di un ulteriore peggioramento. Rischia di avverarsi la previsione in base a cui i decessi annuali per overdose da oppioidi negli Usa finiranno per superare il numero totale dei caduti americani nei dieci anni (1964-1973) della guerra in Vietnam (58.318).
Foto Ansa
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