Stamina: il diavolo si compiace del diritto alla speranza sancito per ordine di un giudice

Di Berlicche
02 Dicembre 2013
Il Tribunale di Roma ha imposto all'ospedale di Brescia di somministrare a una donna la terapia di Vannoni sebbene sia priva di scientificità

Mio caro Malacoda, la scienza (vera o presunta che sia) traccia il solco e il tribunale lo difende. Un tribunale che sancisca un nuovo diritto lo si trova sempre. A Roma hanno stabilito che esiste anche “il diritto alla speranza”. Non il diritto nel senso comune, per cui uno può sperare anche nelle situazioni più disperate, ciò che noi diavoli detestiamo di più soprattutto dei cristiani e di quel Paolo di Tarso che osò scrivere “spes contra spem”. No, il diritto nel suo significato giuridico, con le conseguenti implicazioni di doveri altrui.

Il caso è quello del controverso metodo Stamina. Il Tribunale di Roma ha ammesso il ricorso di una donna e ha ordinato all’azienda ospedaliera Spedali Civili di Brescia la somministrazione del trattamento con cellule staminali secondo il protocollo Stamina Foundation. La donna è affetta da sclerosi multipla dal 1982 e si era già sottoposta a tutte le terapie convenzionali. L’ordinanza è stata emessa con la motivazione che «il diritto alla speranza dei malati non può essere irragionevolmente limitato o soppresso». Limitazione introdotta nei confronti del metodo Stamina dal decreto Balduzzi. Non che una persona non possa privatamente decidere di curarsi in tal modo, ma non può esigere, dice il decreto, che questo trattamento le venga fornito da un ospedale pubblico.

I sostenitori dell’accesso libero e garantito al metodo Stamina, a sostegno del diritto alla speranza come “diritto fondamentale”, citano l’articolo 32 della Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Rileggilo bene, nipote, la parola speranza non compare. Non in questo articolo né in tutti gli altri 138 della Carta. Non è cosa che la legge possa garantire. Né è pratica cui la legge possa obbligare qualche medico, imponendogli la somministrazione di cure richieste dal paziente ma della cui scientificità ed efficacia il medico non ha riscontri.

Ah, la scienza! Il segreto è invocarla quando gioca a favore dei propri desideri, respingerla quando li contrasta. Se un singolo scienziato annuncia la clonazione umana (un falso), la stampa se la beve e proclama la prossima soluzione genetica di ogni malattia. Se il Comitato scientifico incaricato della verifica del metodo valuta che «mancano i presupposti di scientificità e sicurezza per avviare la sperimentazione clinica», si tratta di «teste d’uovo che se ne infischiano dei malati e dei loro familiari». E quindi impedire cure con un metodo ritenuto dalla medicina mondiale indimostrato rappresenta una limitazione «irragionevole». Con tanti saluti alla sbandierata razionalità della scienza.
Ricorda nipote, quando non serve l’appello al razionalismo usa i sentimenti. Gli uomini poco ragionevoli pencolano facilmente tra l’uno e gli altri. Con questo risultato paradossale: gli stessi sostenitori del “diritto alla speranza” teorizzano senza coscienza di contraddizione l’eticità dell’eutanasia, quando non del suicidio assistito, cioè del “diritto alla disperazione”. Il nostro trionfo.
Tuo affezionatissimo zio Berlicche

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8 commenti

  1. Valeria

    Se ci fossero delle pubblicazioni, dei risultati promettenti, allora la mia idea sarebbe diversa e potrei capire anche che le cure venissero pagate dai contribuenti.
    Ma in questo caso tutto ciò manca; non sono solo i medici italiani ad aver stroncato il metodo Stamina, la rivista Nature (una delle riviste scientifiche più importanti) ha stroncato il metodo e pregato l’Italia di non fare la sperimentazione (http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/biotech/2013/07/10/Nature-Italia-blocchi-sperimentazione-metodo-Stamina_9005180.html), inoltre il professor Yamanaka (che ha vinto il premio Nobel proprio per le sue ricerche sulle staminali) ha detto che non c’è alcuna evidenza che questo metodo dia qualche risultato (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/10/cellule-staminali-premio-nobel-yamanaka-no-prove-efficacia-metodo-stamina/558462/).
    Queste sono solo due delle voci che si sono levate dall’ambiente medico contro il metodo Stamina, non credo che questi facciano parte di chissà quale complotto o che ci guadagnino qualcosa a esprimere un parere negativo; quando però tutto il mondo medico si schiera da una parte mi sento portata a pensare che abbiano ragione.

  2. Finn

    Qui si sta parlando di persone che i metodi “riconosciuti” non sono in grado di aiutare.
    Bisogna farle morire? Lasciarle morire?

    NO.

    C’è una vaga speranza in questo protocollo controverso (che è ben diverso da “campato per aria”)?
    Allora lo Stato ha il DOVERE di sganciare, specie visto che non trova obiezioni a far somministrare i cancerogeni e COSTOSISSIMI antiblastici anche ai malati terminali a cui possono solo che fare ulteriore male.

    1. Valeria

      Il metodo Stamina non va assolutamente somministrato a spese dello Stato. Chiunque può curarsi come meglio crede, andando anche da Ignazio il mago dello spazio, se così gli aggrada, ma non può pretendere di farlo a spese dei contribuenti.
      Il servizio sanitario nazionale deve passare solo quelle terapie che abbiano un minimo di evidenza scientifica, altrimenti chiunque brandendo il diritto alla libertà di cura potrebbe farsi pagare i decotti di maghi e fattucchieri.
      Oltretutto la cosiddetta cura Stamina rischia anche di essere dannosa, perciò un malato che ha un aspettativa di vita di un certo numero di anni (come potrebbe essere uno affetto dalla sclerosi multipla) rischia di riportare seri danni dalla somministrazione di queste “cure”.
      Se il servizio sanitario nazionale ha soldi da spendere, che li dia per l’assistenza a domicilio delle persone malate e disabili, che ce ne sarebbe bisogno.

      1. francesco 2

        ma mi sembrava di aver capito che lo stato vieta la somministrazione anche se uno se la paga do solo o sbaglio?

      2. francesco 2

        valeria a parte che mi sembra di capire che sono poche decine di persone che chiedono questa cura e infondo con tutti i soldi che lo stato spreca non è che questi pochi soldi cambierebbero nulla.
        con quale coraggio fai certi discorsi con tutti i finanziamenti che le tue convinzioni religiose ottengono dallo stato?
        dall’8 per 1000 all’esenzione dell’imu la chiesa prende fior di milioni di euro ogni anno e tu ora fai discorsi del genere? siamo veramente alla follia, ma con che coraggio ti guardi allo specchio?

        le tue idee religiose ottengono soldi e appoggio incondizionato dallo stato che spesso redige leggi che non servono assolutamente a soddisfare un bisogno pubblico ma piuttosto ad appagare la voglia di somministrare volontariamente o no le regole della tua religione a tutti. e ora tu per 4 soldi (confrontati con un bilancio) neghi il diritto a queste persone di sperare in qualcosa? fosse la più assurda? anche io avessi un problema del genere mi affiderei sicuramente più a una terapia non sperimentata che alle preghiere.
        valeria, quando preghi domandati che razza di persona sei!

        1. Valeria

          Guardi, saranno anche poche le persone che chiedono questa cura ma comunque creano un precedente giurisprudenziale che, anche se non vincolante, comunque conta. O diciamo che la libertà di cura sottintende che chiunque ha diritto a vedersi pagate dal SSN le cure che vuole, anche quelle sprovviste di evidenza scientifica, oppure diciamo che il SSN deve pagare solo le cure di comprovata efficacia e le altre se le deve pagare di tasca sua. Ma sarebbe alquanto ingiusto che alcuni malati si vedessero riconosciuti attraverso le sentenze dei giudici diritti che invece non spettano agli altri malati.

          Comunque non mi sembra il caso di scadere in insulti personali, ho solo espresso la mia opinione, che evidentemente differisce dalla sua. Se non è d’accordo con me se ne può discutere ma non vedo per quale ragione deve attaccare me e le mie convinzioni religiose (che lei non sa nemmeno quali siano) e che peraltro c’entrano ben poco con l’argomento in questione.

      3. Dado

        Egregia sig.ra Valeria, il problema vero è che il SSN attraverso i suoi responsabili se ne infischiano allegramente dell’efficacia o meno di una cura e del relativo costo. La domanda che questi signori si pongono è cosa ne viene in tasca (in euro, solo euro) a loro. E se si rendono conto che tenendole nascosta una cura da 50 euro una tantum e costringendola a spendere 40 euro al mese per tutta la vita loro possono intascarsi qualche milioncino all’anno…. Ebbene lo hanno già fatto!
        Circa il metodo Stamina io non sono in grado di giudicare, ma quando sento uno scienziato italiano che lavora all’estero e quindi disinteressato, dire: non so se funziona o meno, ho visto risultati positivi, testiamolo seriamente! Beh, a me quLche dubbio che ci sia dietro qualche cosa di losco viene. Nel qual caso se c’è qualcuno di inaffidabile è il suddetto SSN.

  3. francesco 2

    spiegatemi un po’, visto che non siete tutti scienziati e che non avete tutti vagliato la base del metodo stamina, perché siete tanto contrari?
    parliamo di una cura se mai somministrata a una persona che sta rapidamente morendo, sinceramente non vedo perché affossarlo tanto

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