
Stalin? «Un leader saggio che portò prosperità all’Unione Sovietica». Lo pensa il 50% dei russi
Omicida di massa o eroe nazionale? Che cos’è Stalin oggi per i russi a 60 anni dalla sua morte? Se lo chiede Samuel Rachlin sul New York Times. All’inizio di quest’anno «i comunisti russi hanno raccolto centomila firme per una petizione che ridia a Volgograd il nome di Stalingrado». Per celebrare i settant’anni dalla battaglia di Stalingrado che fermò l’avanzata di tedeschi e italiani in Russia molte città sono state decorate con il ritratto di Stalin, che diede il nome alla città. «Se c’è una stazione metro a Parigi chiamata Stalingrado» si chiedono i firmatari della petizione, «perché il nome deve essere bandito in Russia? ». Stalin, sostengono, è stato determinante «nella sconfitta del nazismo e nell’industrializzazione del paese».
METÀ RUSSI “PRO-STALIN”. La celebrazione della battaglia si sovrappone all’anniversario dei sessant’anni dalla morte del dittatore sovietico. A questo riguardo Carnegie Endowement for International Peace ha fatto un sondaggio: «Si è scoperto che per i russi Stalin è l’incontestato numero uno tra le grandi figure storiche, insieme a Lenin, Marx e Pietro il Grande». Nel 1989, ricorda il quotidiano, solamente il 12 per cento dei russi lo pensava. Oggi, la metà.
LA RIABILITAZIONE DEL DITTATORE. «Nel 1994, il 27 per cento dei Russi aveva un’opinione positiva di Stalin. Nel 2011, il 45 per cento. Il 50 per cento delle persone sottoposte al sondaggio pensava che Stalin fosse stato un leader saggio» che portò «prosperità all’Unione Sovietica». «Allo stesso tempo» però, registra il Nyt, «il 68 per cento concordava sul fatto che fosse un crudele tiranno, colpevole della morte di milioni di innocenti». Tuttavia il 60 per cento affermava che la figura di Stalin era storicamente più importante per avere vinto la seconda guerra mondiale che per i suoi crimini. Insomma, per i russi sembra che Stalin sia allo stesso tempo un grande criminale ma anche un eroe nazionale.
IL CULTO UFFICIOSO. Dopo l’iniziale riconoscimento dei suoi orrori, i successori imposero il silenzio sui crimini perpetrati dall’uomo “d’acciaio”. La campagna di destalinizzazione dopo la morte di Stalin non è mai stata completata e il culto della sua persona continua a resistere, se pur non in modo aperto. I camionisti sovietici hanno continuato a portare sul cruscotto il ritratto di Stalin, «come simbolo di potere antico e di grandezza». Il culto ufficioso non fu mai abbandonato, nemmeno dopo la fine dell’Unione Sovietica. Nonostante Putin abbia «apertamente deplorato le vittime dell’epoca del terrore», «non ha mai condannato Stalin» e «qualsiasi dibattito pubblico sulla costruzione di un monumento per le vittime del terrore instaurato da Stalin è scomparso».
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