
Staderini e quei 4.400 miliardi?
Non che sia merito nostro, per carità. Già ci stava lavorando il Governo a mettere un po’ d’ordine nel mondo dei giochi e delle scommesse. ma fa comunque piacere sapere che Manlio Contento, sottosegretario per l’Economia e le Finanze, ha così concluso la sua risposta all’interpellanza presentata dal deputato Maurizio Lupi (Fi) e da altri 50 parlamentari (cfr. Tempi 30): «Signor Presidente, vorrei concludere richiamando quanto gli interpellanti e, in particolare, l’onorevole Lupi, hanno già sottolineato, cioè il fatto che il decreto-legge, che proprio recentemente questo ramo del Parlamento ha approvato, mentre l’esame ora si è spostato al Senato, ha un po’ rivoluzionato quell’assetto che era stato inizialmente predisposto da parte del Coni. Quindi, è evidente che, dal momento che l’amministrazione e la gestione dei giochi vengono unificate, anche gli approfondimenti che sono sottesi a quell’interpellanza e al suo contenuto, saranno direttamente nelle responsabilità del nostro ministero, tramite l’amministrazione competente». Il decreto legge a cui il sottosegretario fa riferimento (n. 138, 8 luglio 2002, cfr. Tempi 29) stabilisce che i giochi del Coni saranno ora gestiti ai Monopoli di Stato. L’operazione è ora al vaglio del Senato e oggetto dei lavori della VI Commissione presieduta dall’onorevole Riccardo Pedrizzi (An).
Una questione sostanziale
Come ha risposto Contento alle domande di Maurizio Lupi&Co? Spiegando che tutta la gestione dei giochi di Stato affidata a Lottomatica è avvenuta nel rispetto della legge. E tuttavia riconoscendo che tale “affidamento” ha dei punti di netto svantaggio per lo Stato stesso. Il problema è: perché le leggi sono state fatte per favorire così spudoratamente la società di Staderini? Come ha aggiunto l’onorevole Lupi, al termine della relazione di Contento, «la forma a volte può essere rispettata, ma la questione sostanziale rimane». Così, ha proseguito il parlamentare di Fi, «Credo che il sottosegretario condivida che una puntuale verifica delle condizioni potrebbe portare a delle entrate maggiori per lo Stato». Da par nostro ci permettiamo di sollevare altre due questioni che riteniamo rilevanti: i costi della rete e l’aggio di cui usufruisce Lottomatica per il gioco del Lotto.
Lo Stato nella rete di Lottomatica
I cinquantun deputati avevano chiesto al governo di verificare perché con un decreto (15/11/2000, era Ulivo) il Ministero delle Finanze avesse deciso di aumentare i punti di raccolta del gioco del Lotto di ulteriori 20mila unità. Tutto ciò integrando il rinnovo del contratto di concessione (senza nessun tipo di gara o di concorso) con 3 anni d’anticipo e per altri 9. Come ha rilevato Contento «l’amministrazione aveva richiesto alla società Lottomatica una previsione dei costi per l’estensione della rete di raccolta a 22mila punti, quantificata e verificata in 1.021 miliardi per il quadriennio 2000-2003». Contento ha aggiunto che «quanto alla verifica ho voluto svolgere un accertamento e che, in effetti, all’epoca risulta essere stata costituita una commissione deputata a valutare la conguità di questo dato». Quale commissione? A noi non risulta che tale verifica sia stata fatta (cfr. Taz&bao p. 23). Per i dati in nostro possesso risulta che tale previsione dei costi sia stata fatta dalla sola Lottomatica, non dallo Stato. Inoltre non è chiaro perché alla presentazione della società in Borsa agli analisti finanziari Lottomatica avesse dichiarato, senza nessuna verifica da parte dello Stato, una previsione non più di 1.000 ma di 1.900 miliardi di spese per l’implementazione della rete. Facciamo due conti: una macchinetta per raccogliere le puntate del Lotto costa 10 milioni di lire (in realtà 8 ma con la cresta fatta da De Benedetti, cfr. Tempi 29, facciamo il conto sulla cifra tonda di 10 milioni). 10 milioni per macchinetta per 20mila macchinette fa 200 miliardi. Lottomatica dice che la rete costa 1.900 miliardi? Bene, 1.900 miliardi meno 200 fa 1.700 miliardi. Dove sono finiti questi soldi? Si dirà, “ma c’è il costo delle linee telefoniche, del personale, etc, etc”. Ve bene, siamo generosi e prevediamo una spesa di altri 200 miliardi per le “varie”. Rimangono 1.500 miliardi. Che fine hanno fatto questi 1.500 miliardi? Non solo: finora risulta che lo Stato abbia consegnato a Lottomatica 5mila miliardi per l’automazione del Lotto (cfr. Tempi 29, “Una domanda all’ing. Carlo”). Secondo il bilancio di Lottomatica, risulta alla voce “Beni gratuitamente devolvibili” (con cui si intende il costo dei macchinari) una spesa totale di circa 600 miliardi. Che fine hanno fatto gli altri 4.400? Ultima domandina: secondo il bilancio Lottomatica la raccolta del gioco del Lotto è incrementata tra il 2000 e il 2001 di uno striminzito +0,14%. Nello stesso periodo di tempo i ricavi per Lottomatica sono aumentati del 9,14% passando da 740 miliardi di lire a 807 miliardi. Da dove son usciti fuori questi 67 miliardi di ricavi dato che il mercato è rimasto pressoché uguale?
Aggiungi un % e fai 60 miliardi
Contento ha spiegato che «per quanto concerne, poi, l’aggio richiesto dalla società Lottomatica, l’amministrazione dei Monopoli di Stato ha precisato che il compenso spettante al concessionario è il risultato delle aliquote applicate sugli scaglioni d’incasso lordo della raccolta del gioco del Lotto, con una riduzione costante dello 0,160 per cento sui mille miliardi di vecchie lire successivi, oltre i primi 3mila di incasso». L’articolo a cui fa riferimento il sottosegretario è il numero 5 del decreto del 15 novembre 2000 il quale andava a sostituire il precedente articolo in vigore del decreto ministriale del 17 marzo 1993. Il decreto stabiliva che oltre i 3mila miliardi di incasso ogni mille miliardi lo 0,160% spettasse allo Stato. Interessante notare che nel passaggio fra il decreto del ’93 e quello del 2000 l’unica modifica che viene introdotta è quel «per cento»: dallo 0,160 allo 0,160%. Una modifica che consente però a Lottomatica di incassare, a spese dello Stato, 60 miliardi. Domanda: perché il decreto ha introdotto questa variazione a svantaggio dello Stato e a favore di Lottomatica?
Arrivederci a settembre
La seduta del 25 giugno è stata l’ultima prima delle vacanze. I lavori in Parlamento riprenderanno a settembre. Non possiamo far altro che ripetere le parole di Lupi al termine della relazione di Contento: «Questa è la grande preoccupazione manifestata nella nostra interpellanza urgente. Da parte degli interpellanti non vi è nessun intento persecutorio nei confronti di Lottomatica, alla quale nessuno vuole impedire di continuare a svolgere la propria attività. In ogni caso, è evidente che laddove continuassimo a trovarci di fronte a monopoli che si sviluppano, si ampliano, qualche dubbio rispetto alla correttezza sostanziale della strada che si sta percorrendo potrebbe venire sia a questa maggioranza, sia – credo – a questo Governo».
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