Spinello libero, così il Canada si brucia i giovani

Di Rodolfo Casadei
01 Ottobre 2018
Trudeau mette marijuana e hashish sullo stesso piano di alcol e tabacco: permessi agli adulti, proibite per i minorenni, i consumi non aumenteranno. Ma si sbaglia di grosso


Il 17 ottobre la cannabis per uso ricreativo diventerà legale in Canada, e i primi nodi cominciano già a venire al pettine. Uno dei capisaldi del pensiero del governo liberale di Justin Trudeau attorno alla liberalizzazione della cannabis è che la nuova legge altro non farà che metterla sullo stesso piano delle altre droghe, come l’alcol e il tabacco: permesse per gli adulti, proibite per i minorenni. Marijuana e hashish legali non comporteranno un aumento del consumo fra gli adolescenti, dice il governo, perché resteranno loro vietati e chi cercherà di vendergliele sarà punito, e perché comunque non sarebbe la legalità o illegalità di una data sostanza a incrementarne o frenarne i consumi.

L’INDAGINE CHE SMENTISCE I LIBERAL. Secondo Trudeau in Canada «attualmente è molto più facile procurarsi uno spinello (vietato a tutti fino a quando non entrerà in vigore la nuova legge, ndr) che una bottiglia di birra (vietata soltanto ai minorenni, ndr)». In realtà le ricerche scientifiche danno torto al primo ministro figlio d’arte (il padre di Justin, Pierre Trudeau, è stato primo ministro canadese negli anni Settanta e Ottanta). L’autorevole “Indagine sul consumo di tabacco, alcol e droghe da parte degli studenti canadesi” ha appurato che, a detta degli stessi giovani, è più facile aggirare il divieto al consumo dell’alcol che quello al consumo di cannabis. Nel periodo 2014-15 il 67 per cento degli studenti delle classi che vanno dalla seconda media inferiore all’ultimo anno del liceo ha affermato che è “molto facile” o “decisamente facile” procurarsi alcol, mentre solo il 41 per cento ha dichiarato che è facile procurarsi marijuana.
Sempre la stessa indagine rivela che il 40 per cento degli adolescenti sotto i 18 anni dichiara di avere bevuto bevande alcoliche nel corso dell’anno, mentre solo il 17 per cento afferma di avere fumato marijuana nello stesso arco di tempo. I risultati dell’inchiesta danno torto a Trudeau e inducono a pensare che, in un contesto di cannabis prodotta legalmente e formalmente riservata agli adulti, accadrà quello che accade con le sostanze già permesse come alcol e tabacco: per gli adolescenti diventerà più facile procurarsela e i consumi diventeranno più consistenti, così come ora il consumo di alcol vietato è più diffuso del consumo di cannabis vietata.

SINTOMI PSICOTICI IN AUMENTO. Il problema degli adolescenti che fumano marijuana non è per nulla secondario per le conseguenze che tale comportamento può avere sul loro sviluppo, come dimostra anche un recente studio dei ricercatori del Centro universitario ospedaliero Sainte-Justine di Montreal e l’Università di Montréal che hanno seguito per cinque anni 4 mila studenti fra i 12 e i 17 anni di età. A partire dal 2012-13 ogni anno gli studenti hanno risposto a un dettagliato questionario sull’uso di marijuana e su eventuali sintomi psicotici associati al disordine bipolare o alla schizofrenia. «Ogni anno si poteva prevedere un aumento di sintomi di tipo psicotico come risultato di un aumento del consumo di cannabis», afferma la principale autrice del rapporto, Patricia Conrod dell’Università di Montréal.
Lo studio, pubblicato sull’autorevole rivista medica JAMA Psychiatry, dice in sostanza che gli adolescenti che fanno uso di cannabis hanno maggiori probabilità di sviluppare psicosi nel corso della vita a cominciare da giovanissimi. Mentre gli adolescenti che non consumano hashish o marijuana hanno meno probabilità di avere quel genere di problemi, «Quello che abbiamo scoperto è l’evidenza del rapporto cannabis-psicosi», afferma Patricia Conrod. «Quelli che consumano cannabis hanno più probabilità di sviluppare più sintomi psicotici l’anno dopo».

L’INEVITABILE AUMENTO DEI TOSSICODIPENDENTI. Il problema è aggravato dal fatto che la maggioranza dei giovani non è consapevole che la cannabis può creare dipendenza, come l’alcol e il tabacco. Secondo l’ufficiale Centro canadese sull’abuso di sostanze in Canada la dipendenza dall’alcol riguarda il 16 per cento dei consumatori, mentre quella dalla cannabis colpisce solo il 9 per cento; ma quando si indagano i consumatori che hanno iniziato da adolescenti, il tasso di dipendenza sale al 16 per cento, lo stesso dell’alcol. In un recente sondaggio un 17 per cento di canadesi che attualmente non consumano cannabis ha dichiarato che la proverà dopo che verrà legalizzata. Questo induce i medici a prevedere un aumento del numero dei tossicodipendenti da tale sostanza. «Più gente la proverà, più gente diventerà dipendente», afferma Anthony Levitt, responsabile del Hurvitz Brain Sciences Program all’Ospedale Sunnybrook di Toronto. «È inevitabile».

IL CONTROLLO IMPOSSIBILE. La serietà della situazione e delle sue possibili evoluzioni negative ha spinto la Cma, l’Associazione dei medici canadesi, a chiedere al governo di fissare a 21 anni l’età minima per il consumo legale di cannabis e a fissare per legge limiti di quantità e di tasso di concentrazione del THC per i consumatori sotto i 25 anni. La richiesta non è stata presa in considerazione: la legislazione nazionale che entrerà in vigore il 17 ottobre fissa a 18 anni l’età minima per l’accesso alla sostanza e lascia libertà alle 13 province e territori della federazione di fissare un’età superiore. Tutte le province e territori hanno fatto sapere che fisseranno l’età minima per il consumo a 19 anni, tranne l’Alberta e il Quebec che si atterranno ai 18 anni.
Attualmente la legge non prevede limiti per la concentrazione di THC, e questo apre evidentemente la strada a sviluppi incontrollabili, anche perché sarà permesso pure ai privati di coltivare e utilizzare fino a 4 piante di cannabis. Per le forze dell’ordine sarà un rompicapo accertare eventuali infrazioni a questa norma. Un altro serio problema sarà quello di reprimere la guida sotto effetto di sostanze stupefacenti, che anche la nuova legge proibisce: non esistono attualmente test della saliva per la cannabis sicuri ed affidabili come quelli per l’alcol; nei controlli di routine (non quelli del sangue successivi a un incidente stradale) sarà dunque praticamente impossibile accertare se chi guida ha fumato marijuana.

I TRUDEAU E LA CANNABIS. La famiglia di Justin Trudeau ha una lunga storia di familiarità col consumo di cannabis. Il fratello Michel è stato a lungo un consumatore di marijuana, e in un’occasione fu arrestato per detenzione della sostanza. Il padre, il primo ministro Pierre Trudeau, intervenne perché l’episodio non venisse registrato nella sua fedina penale. La madre Margaret, affetta da disordine bipolare e consumatrice abituale di cannabis (anche lei denunciata almeno una volta per possesso), ha cessato di consumare la sostanza una dozzina di anni fa, allo scopo di migliorare la propria salute mentale, obiettivo raggiunto. Tuttavia è una sostenitrice convinta della legalizzazione promossa dal figlio primo ministro.

Foto Ansa

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