Spiderman – Homecoming. Un buon marvellone ma sei sono troppi

Di Simone Fortunato
22 Luglio 2017
Il film di Jon Watts ha un buon ritmo: ironia, strizzatine d’occhio ai teenager, la comparsata di Stan Lee ma sei film in 15 anni sono davvero troppi

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Peter Parker deve affrontare il temibile Avvoltoio.

Ennesimo film su Spiderman: è il migliore dopo lo splendido capitolo della prima trilogia, quella diretta da Sam Raimi. Si inizia in medias res e si gioca con i generi sin da subito, con Peter Parker che mostra un suo cortometraggio in cui risolve i problemi degli Avengers, per dir così. Gli interpreti fanno la differenza: Tom Holland (Peter Parker) è un adolescente credibile, ma è Michael Keaton nei panni di un cattivissimo Avvoltoio a regalare forse l’antagonista migliore della serie dopo Octopus del secondo capitolo.

Il film ha un buon ritmo, come tutti i Marvel precedenti: ironia, strizzatine d’occhio ai teenager, la comparsata di Stan Lee e, per il pubblico meno giovane, il tentativo da parte della produzione di restituire un universo Marvel coeso, con tanto di genealogia e possibili spin-off. Sei film sull’Uomo Ragno girati in quindici anni da tre registi diversi e con tre attori differenti sono però davvero troppi.

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