Gli stupratori spagnoli “ringraziano” la ministra dell’Uguaglianza. I giudici: «Si dimetta»

Di Caterina Giojelli
19 Novembre 2022
Si allunga la lista dei tribunali "costretti" a rilasciare o ridurre le pene dei condannati per reati sessuali. La legge contro la violenza sulle donne voluta da Irene Montero spacca la coalizione e innesca lo scontro tra magistrati e governo
Il ministro dell’Uguaglianza Irene Montero ha accusato i giudici spagnoli di maschilismo e interpretazioni sessiste della sua legge contro la violenza delle donne
Il ministro dell’Uguaglianza Irene Montero ha accusato i giudici spagnoli di maschilismo e interpretazioni sessiste della sua legge contro la violenza delle donne (foto Ansa)

«Il miglior difensore del mio assistito si chiama Irene Montero ed è ministra dell’Uguaglianza». Bisogna partire da qui, dalle parole dell’avvocato di un condannato per abusi di minori, per capire la portata della crisi politica e dello scontro tra governo e giudici innescato in Spagna dall’assurda Legge delle garanzie della libertà sessuale, meglio nota come legge del “solo sì è sì”, voluta dalla pasionaria di Podemos Irene Montero.

I condannati ringraziano Irene Montero

L’assistito in questione è un professore di inglese di Madrid, condannato il 25 gennaio scorso a 6 anni e 9 mesi per abusi sessuali su quattro adolescenti minorenni e detenzione di materiale pedopornografico. Sette mesi e mezzo dopo, appena pubblicata in Gazzetta della legge del “solo sì è sì” , è stato immediatamente rilasciato . Il tribunale provinciale di Madrid ha dovuto ridurre la sua pena a soli 15 mesi in conformità della nuova norma, pena che il condannato, finito in carcere preventivo quando una delle sue vittime lo aveva denunciato alla Guardi Civil oltre tre anni fa, ha già abbondantemente scontato. Di più, secondo l’avvocato Álvaro García-Olay Samaniego il suo assistito potrà richiedere ora un risarcimento allo Stato per i tre anni e quattro mesi trascorsi in carcere. Tutto grazie a Montero che, conferma lo stesso legale a El Mundo, «ha svuotato il reato di abuso sessuale senza considerare tutte le conseguenze che ne potevano derivare».

Tempi vi ha spiegato il pasticcio dell’applicazione della legge (e come funziona) qui: il professore, che pagava i suoi studenti per prestazioni sessuali ha beneficiato della riforma secondo la quale «il consenso prestato da persone di età superiore ai sedici anni non costituisce reato (salvo che detto consenso sia prestato con violenza, intimidazione o abuso di posizione di superiorità o di vulnerabilità della vittima, cosa che non è avvenuta)». È un passaggio della delibera del giudice che spiega questo e una valanga di altri casi che coinvolgono minori all’attenzione dei giudici in queste ore in tutta la Spagna.

La legge favorisce anche lo stupratore della Manada

Cinque le sentenze che hanno applicato riduzioni alle pene già inflitte per reati sessuali dal tribunale di Madrid e dalla Corte superiore della giustizia di Galizia, seguite a ruota da quelle emesse a Murcia, Isole Baleari, Castilla y León e Andalusia. E come nel caso del prof di Madrid sono arrivate anche le scarcerazioni (qui i casi e le motivazioni delle sentenze).

La beffa è arrivata ieri quando Agustín Martínez, avvocato di uno degli stupratori della Manada – la terribile violenza di gruppo su una diciottenne che ha portato alla legge del “solo sì è sì” -, ha annunciato il ricorso per la revisione della pena di un suo assistito, condannato a 15 anni di carcere dalla Corte Suprema. Tutto ancora una volta grazie a Montero (qui le motivazioni del ricorso) e alla sua «cattiva legge, basata esclusivamente sulla propaganda per ingannare la popolazione, spacciata per una riforma molto positiva incentrata sull’elemento del consenso quando il consenso era l’elemento primario che esisteva nel precedente codice penale». Per lo stesso avvocato dello stupratore è «completamente assurdo» l’impianto legislativo della riforma e Montero deve chiarire «perché siano state abbassate tutte le pene minime», «è inspiegabile, non ha alcun senso».

I giudici chiedono le dimissioni di Montero

Nelle ore concitate in cui i media sfornavano resoconti dai tribunali di mezzo paese e il premier Sanchez a denti stretti chiedeva di «aspettare di trarre conclusioni» passando la palla tribunale supremo (avallando di fatto la teoria di Montero secondo la quale sta a giudici e pm unificare la dottrina e imparare ad applicarla), la ministra si rifiutava di ammettere gli errori, negava di essere stata messa in guardia dagli “addetti ai lavori” accusava i giudici di maschilismo e interpretazioni misogine, «fascisti con la toga», «sessisti». Attacchi scomposti che hanno portato l’Associazione professionale della magistratura (Apm), l’Independent Judicial Forum (Fji) e l’Associazione giudiziaria Francisco de Vitoria (Ajfv) – stiamo parlando di oltre 2.500 giudici, più della metà di quelli spagnoli – a chiedere le dimissioni della ministra per i suoi «continui attacchi, inammissibili e intollerabili in una democrazia», la sua «reazione ingiusta e puerile», al fine di «chiudere con un minimo di dignità questo spettacolo vergognoso» e porre fine alla « grave irresponsabilità istituzionale che mina la fiducia nello stato di diritto». Correnti diverse e mai d’accordo su niente unite e compatte nel chiedere la testa di Montero.

Sullo scontro tra giustizia e governo è intervenuto anche il leader del Partito Polare Alberto Núñez Feijóo,  intimando al premier Sánchez di assumersi le responsabilità di una «legge populista», votata da un’abbondante maggioranza (respinta solo da PP e Vox) «contro ogni buon senso», che toglie protezione a «donne, ragazze, adolescenti» e a decidere se questa responsabilità debba ricadere «sul ministro dell’uguaglianza, sul ministro della giustizia o sulla persona che presiede il Consiglio dei ministri». Applausi dai Popolari anche alla presidente della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, che si è rivolta alla formazione madrilena di Podemos: «Il vostro ministro attacca i giudici e li incolpa di aver rilasciato gli stupratori quando è lei la responsabile. Dovrebbe dimettersi e voi prenderne atto».

La ministra sempre più sola

La reazione di Montero ha suscitato la riprovazione anche di numerosi membri dell’esecutivo – tra gli altri delle ministre delle Finanze, della Difesa e della portavoce del governo Isabel Rodríguez -, e del parlamento, dal segretario generale del Psoe Juan Lobato, che ha invitato ad aprire un «dibattito sulle modifiche da apportare alla riforma», a Mónica García, portavoce di Más Madrid secondo la quale «è stata aperta una porta che non dovevamo aprire». Spaccando anche la coalizione: il sostanziale ma eloquente silenzio di Yolanda Díaz (vicepresidente e ministro del Lavoro) è stato riempito dalle parole di Juan Pedro Yllanes, giudice e vicepresidente delle Baleari, che ha difeso i giudici definendo «sconsiderate» le accuse a chi sta «facendo il suo lavoro» applicando la legge da lei voluta. L’ex deputata di Podemos all’Assemblea di Madrid, Clara Serra, ha bollato la legge come «frutto dell’improvvisazione, della fretta e del mancato ascolto delle perizie che, pur provenendo dalla magistratura progressista, sono state qualificate come sessiste dal Ministero».

Nonostante Montero neghi di essere stata messa in guardia dal Consiglio generale della magistratura, sarebbero almeno cinque i dossier presentati dagli addetti ai lavori contro la nuova disciplina dei reati sessuali che il governo Sánchez avrebbe nascosto al Congresso per approvare la legge del “solo sì è sì”. Lo denuncia Abc, secondo il quale la Moncloa «ha usato la stessa trappola della “legge trans” affinché i deputati non venissero a conoscenza della maggior parte delle obiezioni». Delle 71 relazioni ricevute da ministeri, istituzioni e organizzazioni sarebbe stata occultata proprio la documentazione chiave. Sánchez è in trappola: la legge porta la sua firma e se vorrà terminare la legislatura non potrà farlo senza Irene Montero.

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