«Sono ancora troppi gli abusi della libertà religiosa nel mondo»

Di Redazione
14 Marzo 2025
Shahid Mobeen, presidente della Consulta italiana per la libertà religiosa o di credo, è intervenuto in un evento parallelo della 58ª sessione del Consiglio dei diritti umani presso le Nazioni Unite di Ginevra: «Bisogna intervenire nelle scuole»
Il professor Shahid Mobeen, presidente della Consulta italiana per la libertà religiosa o di credo, interviene al Consiglio dei diritti umani presso le Nazioni Unite di Ginevra
Il professor Shahid Mobeen, presidente della Consulta italiana per la libertà religiosa o di credo, interviene al Consiglio dei diritti umani presso le Nazioni Unite di Ginevra

L’11 marzo 2025, il professor Shahid Mobeen, presidente della Consulta italiana per la libertà religiosa o di credo, è intervenuto in un evento parallelo della 58ª sessione del Consiglio dei diritti umani presso le Nazioni Unite di Ginevra. L’evento, organizzato dall’associazione Jubilee Campaign, era dedicato a “Libertà di religione o di credo e divieto di tortura in Pakistan, Eritrea, Nicaragua e Sudan”, con un focus sul ruolo delle Nazioni Unite e degli Stati membri nella protezione di questi diritti fondamentali.

L’intervento del professor Mobeen

Il professor Mobeen ha portato i saluti dell’Inviato Speciale per la Libertà Religiosa in Italia, Davide Dionisi, e del Vicepremier e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, evidenziando poi l’impegno della Consulta Italiana per la Libertà Religiosa nel promuovere il dialogo tra istituzioni accademiche, diplomatiche e internazionali per la tutela della libertà religiosa.

Mobeen ha richiamato l’attenzione sulla gravità della persecuzione religiosa a livello globale, citando sia il Rapporto sulla Libertà Religiosa della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, sia il recente rapporto del Relatore Speciale ONU sulla Libertà di Religione o di Credo, Nazila Ghanea, il quale propone misure concrete per rafforzare la tutela della libertà religiosa e prevenire la tortura.

«Ancora troppi abusi della libertà religiosa»

«Sebbene a livello globale esista la volontà di rispettare i diritti delle vittime e garantire un’amministrazione giuridica equa, vi sono gravi abusi perpetrati non solo da autorità statali e governative, ma anche da gruppi ideologicamente motivati che radicalizzano i funzionari pubblici e sfruttano le folle incitate all’odio per scopi politici, economici e religiosi», ha aggiunto.

Ha inoltre ribadito la necessità di una riforma dei sistemi educativi in diversi Paesi per contrastare la radicalizzazione attraverso un’educazione al dialogo interreligioso.

«Intervenire nelle scuole»

«Nei sistemi scolastici di vari Paesi, i programmi educativi sono stati utilizzati per promuovere l’odio e radicalizzare le persone sin dall’infanzia. Serve una revisione complessiva, con l’introduzione dello studio della storia delle religioni e del dialogo interculturale per costruire una cultura del reciproco riconoscimento della dignità umana».

Il presidente della Consulta ha infine richiamato il ruolo decisivo dell’Unione Europea, sollecitando la nomina di un Inviato Speciale europeo per la Libertà Religiosa al di fuori dell’Europa, posizione attualmente vacante.

Tre gravi problemi in Pakistan

Tra gli altri relatori anche Nazila Ghanea, Relatore Speciale ONU sulla Libertà di Religione o di Credo, che ha illustrato il legame tra libertà religiosa e tortura, richiamando il suo rapporto alla 58ª sessione del Consiglio dei Diritti Umani e invitando gli Stati membri a rafforzare le misure di protezione per le minoranze religiose.

Joseph Janssen, Advocacy Officer della Jubilee Campaign, ha denunciato tre gravi problemi in Pakistan: le leggi sulla blasfemia, spesso usate per colpire minoranze religiose con condanne ingiuste; le conversioni e i matrimoni forzati di bambine tra i 9 e gli 11 anni; il lavoro forzato, con circa 4,5 milioni di persone ridotte in schiavitù nelle fornaci di mattoni.

«Tutti questi abusi necessitano dell’attenzione della comunità internazionale, che non può rimanere in silenzio. Servono leggi anti-discriminazione e anti-schiavitù per proteggere le vittime», ha affermato.

Sudan, Eritrea, Nicaragua

Elsa Chyrum, attivista per i diritti umani in Eritrea, ha denunciato la persecuzione delle comunità religiose nel Paese, dove dal 2002 molte chiese sono costrette ad operare clandestinamente e i cristiani subiscono arresti arbitrari e torture. «È fondamentale dare voce alle vittime», ha dichiarato.

Durante l’evento, moderato da Janet Epp Buckingham, direttore dell’ufficio ginevrino della Lega Evangelica Mondiale, sono intervenuti anche sopravvissuti e attivisti per i diritti umani come Mariam Ibrahim dal Sudan e Cheick Ould Mkhaitir dalla Mauritania, esperti come Thibault Van Den Bossche dell’European Centre for Justice and Law, che ha parlato della situazione dei cristiani in Nicaragua, e rappresentanti delle istituzioni come il membro del Parlamento Europeo Charlie Weimar.

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