
La solitudine del crearsi da soli. Ecco perché la legge sul doppio cognome è sbagliata e nichilista

La Camera dei deputati ha approvato una legge che regalerà un cognome in più ai nuovi nati. Ci sarà anche quello della mamma. I genitori potranno accordarsi se deve esserci prima quello di uno o dell’altra. In caso di dissidio prevarrà l’ordine alfabetico. Quando il figlio o la figlia (ammesso che fra diciotto anni ci saranno due soli generi grammaticali) raggiungerà la maggiore età potrà stabilire di chi è più figlia o più figlio optando per un cognome a scelta. 1) Quello del padre e basta. 2) Quello della madre e stop. 3 e 4). Quello della madre seguito da quello del padre o viceversa.
Se le famiglie saranno numerose la combinazione dei cognomi della prole sarà gestita da un apposito software.
La legge è passata alla Camera. Dovrà approdare anche in Senato. Poi ci vorrà un anno per creare i regolamenti. Quindi – se le cose vanno all’italiana – campa cavallo. È un po’ come la barzelletta dell’inferno alla napoletana: non si trova mai chi accenda il fuoco e porti le fascine. Ma è una magra consolazione.
Questa legge è un esempio perfetto della volontà europea (la norma promana da una sentenza della Corte di giustizia europea) di trasformare il valore sacrosanto della pari dignità di uomo e donna, padre e madre, in una rinuncia all’idea stessa di amore come dipendenza originaria, dell’essere figli come qualcosa che è stato ricevuto. È una legge sbagliata perché nega l’esperienza.
Il cognome non è una convenzione come l’assegnazione di un numero del telefono. Dice una storia. Dice che la famiglia è una. A me piace moltissimo la tradizione russa di aggiungere al nome il patronimico. È bellissimo essere “figlio di”. A me commuove anche l’uso spagnolo e latino americano di aggiungere al cognome paterno quello materno. Mi andrebbe bene anche il contrario. Matriarcato o patriarcato mi va bene tutto: purché non si inventi la bugia cosmica che l’uomo è figlio di se stesso, decidendo lui di chi si sente figlio! Io sono rimasto a Gioanbrerafucarlo (Gianni Brera figlio del defunto Carlo), senza neanche lo spazio tra i nomi. Invece va così.
Questo è il progresso del nichilismo: la solitudine del farsi da soli. Che è un peso insopportabile oltre che una balla. Lo sradicamento per legge della famiglia. Per carità, sopravvivremo lo stesso. Ma sarà più dura per le generazioni che verranno, e questo glielo vorrei risparmiare, se potessi. La menzogna è faticosa, anche quando si palesa leggera come una fantasia volubile di cognomi.
Tanto vale, per semplificare le cose ed essere liberali a manetta, dare la facoltà ai maggiorenni di scegliersi nome e cognome da zero. Totale libertà. E poi di cambiarlo senza bisogno di permesso, come si fa quando si passa da un telefonino all’altro. Suprema illusione di libertà che è la solitudine di non avere la catena amorosa di un nome.
Tanto non è che potranno scappare. Con quattro cognomi scambiabili, innovabili, ricaricabili, o anche con la possibilità infinita di sostituirli: il dna, il riconoscimento facciale, quello vocale, tutto li inchioderà. Li beccheranno dovunque, le nuove Stasi della scienza e della politica. Non a causa del loro nome e cognome, che porta le tracce di una voce materna e paterna, ma di una sequenza brevettabile da ditte specializzate, e dunque clonabile. Siamo passati dall’unicità della persona, dall’io irripetibile, alla replicabilità dei cognomi e alla loro clonazione seriale.
Comunque, confido che qualunque legge sradichi gli alberi della genealogia (anche nei Vangeli di Matteo e di Luca ce n’è traccia divino-umana) poi una madre saprà dire tu al proprio bambino e dargli quel nome che era impresso prima sul suo cuore.
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58 commenti
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Che le “donne senza marito” siano ancora etichettate come diverse rispetto a quelle coniugate mi sembra veramente una idea ottocentesca. L’Italia ha tanti problemi ma non certo quello che le donne si debbano sposare per fare figli.
Signora Filomena, non ho mai pensato niente di tutto ciò che lei mi attribuisce: né che le “donne senza marito” siano “diverse” dalle altre né che le donne “si debbano sposare per fare figli”. Queste “idee ottocentesche” io non le ho di sicuro. Ho usato l’espressione “donne senza marito” per indicare quelle donne che sono state abbandonate in attesa di un figlio da uomini egoisti che non si sono voluti prendere le loro responsabilità. Non ho mai giudicato queste donne “diverse” da nessun’altra, ho solo scritto che di solito in quel caso il cognome del bambino è quello della madre (e mi pare anche giusto, visto che il padre non si è preoccupato di suo figlio). Non penso assolutamente che le donne “si debbanoo sposare per fare figli”, penso invece che oggi qualsiasi donna debba prima di tutto pensare a studiare per crearsi la sua indipendenza e poi, quando ci sono tutte le condizioni e se lei lo desidera, può pensare ad avere figli. Queste sono le mie idee “ottocentesche”.
Accipicchia : “Ho usato l’espressione “donne senza marito” per indicare quelle donne che sono state abbandonate in attesa di un figlio da uomini egoisti che non si sono voluti prendere le loro responsabilità” …… quante cose, in una volta in “donne senza marito” … Valentina, non lo faccia più ad usare queste espressioni degradanti, non faccia arrabbiare Filomena.
Valentina
ma “gli uomini egoisti” quando le hanno “abbandonate” si sono portati via anche la macchina?
Ok ora si è spiegata meglio e sono d’accordo con lei ma prima non era questo il messaggio che trasparire. O forse io ho interpretato male. Ribadisco però che le mamme dovrebbero avere lo stesso rilievo formale e pubblico dei papà quindi non mi sembra giusto che non possano trasmettere il loro cognome. Poi si può dire che questa non è la maggiore discriminazione nei confronti delle donne (provi per esempio a pensare alle dimissioni in bianco) e io concordo ma è una delle cose che andrebbero affrontate.
Chiedo scusa se mi intrometto signora Filomena, ma dove vede lei tutta questa disparità di trattamento verso le donne? Crede che le dimissioni in bianco siano una consuetudine solo per le donne? Si tranquillizzi qui al sud le firmano sia gli uomini che le donne. In realtà, di disparità, tra i due sessi non c’è più nemmeno l’ombra, anzi c’è la più completa omologazione tant’è che se non fosse per qualche piccola differenza morfologica a sentir parlare molti giovani, si fà fatica a trovare un maschio che sia uomo e una femmina che sia donna. Tranquilla, non mi fraintenda, non intendo l’idea di poveruomo autoritario che ha cristallizzato lei nella sua mente, no, intendo l’uomo vero quello che sin da piccolo, ha saputo ammirare la fatica e la forza del padre, che ha assorbito come per osmosi attraverso il suo esempio e quello degli adulti che lo circondavano, quelle qualità e quei valori che oggi si rifiutano, che non vede l’ora di diventare uomo, autonomo, imparando un mestiere che gli dia la possibilità di realizzare il sogno di creare con sua moglie una famiglia piena di bambini e capace di sacrificarsi fino alla morte per loro. Lei invece è convinta che per una donna diventare mamma è quasi una condanna, una sconfitta, un limite ad affermarsi completamente come donna, in definitiva che la donna per essere vera deve diventare uomo. Di conseguenza, svanendo all’orizzonte quella figura di donna che lo legittima, l’uomo, smarrito, si reinventa come donna. Vede il suo non è semplicemente un punto di vista personale, il suo è l’eco del pensiero unico moderno, cancro della nostra società occidentale. Quel bambino, aspirante uomo di cui le parlavo, purtroppo, ha pochissime probabilità di essere partorito nelle future generazioni, per il semplice fatto che abbiamo eliminato, in nome di una piatta omologazione, il padre e la madre, non la capacità biologica di procreare un figlio, ma la capacità sociale di formarlo, pienamente uomo o pienamente donna. Mi dica, signora Filomena, crede davvero che dare al figlio un cognome piuttosto che l’altro o fantasiose combinazioni, sia così indifferente?. Non crede anche lei, che dare il prorio cognome paterno al figlio sia anche e soprattutto un gesto pubblico di riconoscimento,(la madre non ne ha bisogno è evdente), di assunzione di responsabilità?. Mi spieghi, in che modo tanta dissoluzione di valori, tanto ostracismo alla famiglia, tanta offerta di femmine “a’ la carte”, dovrebbe spingere quei pochi uomini che riescono a conservare la loro mascolinità, ad ambire a dare il loro cognome ad un bambino?. A me sembra, che l’accettazione aprioristica di tanti nuovi diritti apparentemente egualitari, crei una maggiore fragilità sia nell’uomo che nella donna, più delle disparità che pretende di appianare. Buona notte
Signora Filomena, mi fa piacere che ci siamo capite.
Si, ma non lo faccia più, pure io ci sono rimasto male quando ha scritto “donne senza marito” . Le donne che non fanno figli e che non hanno marito …. non sono paragonabili con quelle idiote che hanno scelto di fare figli, li amano e sanno farsi amare da un marito.
Cara Redazione è questo che intendo. mi moderato un post inoffensivo e burlesco da un paio d’ore, ma shiva101 può dileggiare i sacramenti . Modificate qqualcosa.
per la precisione, oggi un bambino prende il cognome della madre solo se il padre (sposato o meno) non lo riconosce
ti ho risposto sopra… quando scrivi di “illazioni”
Sì, è vero, Signor Nino. Ed è anche giusto. Un uomo che non si fa scrupoli ad abbandonare la sua fidanzata dopo averla messa incinta (e quindi abbandonando anche il loro bambino), non merita che il figlio porti il suo cognome. Una mia parente rimase imprudentemente incinta quand’era ragazzina e fu lasciata dal suo ragazzo. Per tutti questi anni lei, che ora è quasi quarantenne, ha allevato da sola il figlio, che naturalmente porta il cognome della madre. Questa mia parente ha pagato cara la sua imprudenza: non ha più trovato un uomo che potesse volerle bene perché purtroppo è molto raro (anche se a volte capita) che qualcuno si faccia carico di un figlio altrui. La situazione di queste donne lasciate sole ad allevare un figlio è molto difficile. Ma in questi casi è giusto che il bambino porti il cognome della madre, non certo di un padre vigliacco ed egoista che non si è preoccupato nemmeno di lui.
Ahimè, in questo caso non si tratta di giustizia, se un uomo non riconosce il figlio (e di esempi anche famosi ne abbiamo a bizzeffe), il figlio NON PUO’ avere il nome del padre neanche se la mamma vuole.
Signor Nino, anche in questo caso sono d’accordo con Lei. Ma non credo che una donna lasciata nelle difficoltà vorrebbe dare al figlio il cognome di un uomo che non si è preoccupato né di lei né del loro bambino. Un uomo così senza cuore non merita proprio che il figlio porti il suo cognome.
assolutamente d’accordo, il mio era un caso limite
@ Nino
Se il riconoscimento dei genitori non avviene congiuntamente, perché il secondo genitore possa riconoscere il figlio, occorre il consenso del genitore che l’abbia riconosciuto per primo. … In vero è così ed il resto sono chiacchiere!
Peccato che tenete conto solo dell’ “uomo così senza cuore” … perché le donne non ne fanno di cosi simili o peggiori.
Vedi perché non mi fido… è proprio una questione della struttura mentale che avete.
Ma non ci sono cose più importanti di cui la legge dovrebbe occuparsi? Tutta questa storia del cognome è una sciocchezza. Finora i bambini hanno portato il cognome del padre, è sempre andata bene così. Il cognome materno lo portavano i figli delle donne senza marito. Ma adesso che necessità c’è di cambiare una consuetudine che è sempre stata considerata normale e proporre idee stupide come doppio cognome, scelta del cognome che suona meglio, quale cognome indicare prima e quale dopo… Se poi una donna con un doppio cognome si sposa e prende anche il cognome del marito (magari doppio anche quello), si porta appresso tre o quattro cognomi, quando finora ne sono sempre bastati due, uno per ciascuno. Secondo me si tratta solo di complicazioni inutili, mentre ci sarebbero problemi ben più urgenti da risolvere nel nostro Paese.
Il cognome di mia moglie è molto più bello del mio. Ai tempi, se fosse stato possibile avremmo scelto sicuramente il suo per i figli.
Io non so cosa pensi Nino, però restiamo al tema, le cose che chiedi tu Toni non sono previste dalla proposta di legge. E su questa si sta discutendo. In questi termini dove sta la dispersione e l’inventore il cognome? Tu sei contrario a priori a qualsiasi cambiamento anche di una virgola, fai una battaglia di retroguardia in difesa del privilegio degli uomini di tramandare solo il proprio cognome. Non ti pare quanto meno di esagerare anche senza entrare nel merito delle tue motivazioni?
Ti ho risposto …. ma sono moderato!
Filomena
con Nino apro una discussione diversa, inserisco ipotesi astratte partendo da questa discussione, …lui per me è interessante perché rappresenta un personaggio pirandelliano … “io sono come tu mi vuoi”.
Credo che la sua personalità è impronta ad una apertura acritica a tutto … (vede amore possibile in un rapporto sado-maso) ma di “tendenza”… e lo motiva e certifica pure. Se ognuno potesse inventare un cognome lui subito certificherebbe con un “perché no”…. ne sono sicuro.
Non scappo dalla discussione con te… mi trovo a mio agio, e colgo l’occasione per dirti che sei condizionabile (ho notato che da quando ti è stato detto che hai un enorme complesso di inferiorità nei confronti dei maschi… manifesti una certa reattività nei miei confronti)
Mai detto una cosa del genere, come ribadito sopra si può cambiare cognome per gravi e validi motivi, non per mero capriccio. Ma trasmettere anche il cognome della madre (o in generale mantenere un legame anche formale, nel nome, con la famiglia della madre) io lo ritengo sacrosanto
Per quanto a mia conoscenza, l’articolo sottolinea delle cose inesatte. Non è vero che i figli si creeranno il proprio cognome, saranno sempre i genitori a decidere. Oggi i figli hanno tutti il cognome paterno, domani (se la legge sarà approvata), una coppia potrà decidere se i propri figli avranno TUTTI il cognome paterno, quello materno o entrambi.
La legge non dà affatto facoltà al maggiorenne di scegliersi il cognome, ma solo di aggiungere, se ne ha uno solo, quello dell’altro genitore.
Non riesco a veramente a vedere nè confusione nè perdita di identità nè, tantomeno, nichilismo in questa legge.
Quante cose non vedi tu!
Ma comunque conoscendoti, ed apprezzandoti, se ci fosse stata “l’invenzione” del cognome per te era uguale. O…no? Una scelta di libertà …. che ci fa? Se uno è un anonimo Rossi e si vuole chiamare Arcobaleno… ci troveresti qualcosa di male?
Condivido il commento del Signor Nino. La nuova legge non intende essere un “altro tassello contro la famiglia”, è esattamente il contrario: l’intento della legge è quello di sottolineare, già nell’identità anagrafica di ogni individuo, la sua duplice origine (paterna e materna) e la sua appartenenza a due famiglie ben precise, quelle dei genitori. L’idea di fondo è sicuramente giusta, ma io avrei lasciato le cose come stanno: ogni individuo è legato, per lo meno biologicamente, ai suoi genitori e alle loro famiglie e ormai anche i figli di genitori non sposati portano il cognome del padre e sono giustamente tutelati dalla legge. Io lascerei le cose come stanno e come sono state finora: il cognome del padre a ogni bambino (a chi, per lo meno, un padre ce l’ha).
Valentina
Possibile che non si pone l’accento sull’elemento “scelta” in un contesto culturale dove questa parola è diventata sede di ogni abuso (scelta chi è umano e no, chi ha dignità di vivere o morire, ed anche l’orientamento sessuale … sul social hanno superato la settantina). Ora se si stabilisce, in un contesto del genere, già dove la stessa idea di famiglia la si vuole appiattire ad una qualsiasi forma di convivenza, che due figli raggiunta la maggiore età possono rispettivamente assumere “a piacere” il nome del padre uno e quello della madre l’altro … si vede addirittura non un altro tassello contro la famiglia, ma addirittura un “ è esattamente il contrario”.
Secondariamente non si vede altresì che stabilito il principio che se ognuno ha l’opportunità di scegliere tra l’uno e l’altro (a “ piacere …” questo è il punto perche già esiste una legge “seria” che permette di cambiare per cambiare il cognome) è altrettanto ovvio riconoscere il diritto a creare un cognome …. e chi sostiene il contrario, non ha motivo o argomento di dire di no (ed infatti non lo diranno).
Conta l’intenzione nelle cose che si fanno e si vogliono … ed io conosco i miei polli … e Filomena e Nino, tempo può passare, ma la loro predisposizione culturale idonea ad ammettere il matrimonio con gli animali ( Filomena ha ammesso in una ns vecchia discussione che è possibile … spero lo ricordi). Quindi la famiglia ha solo da perdere!
Cara Valentina … sono sicuro che se estrapolo frasi dai discorsi di Hitler (pure lui sapeva rivestirli di delicata umanità) è li inserisco in un vari post con il nick Adolfino sono sicuro di collezionare da lei tanti “Condivido…”.” “Concordo pienamente con il signor Adolfino” ecc.
Nel discutere bisogna tenere conto da chi vengono certe proposte e certi plausi ….. ed onestamente da Nino e Filomena …. non mi aspetto nulla di buono, entrambi detestano l’idea di famiglia , chi consciamente (Filomena) … chi inconsciamente (Nino).
@Toni, tu scrivi “Ora se si stabilisce, in un contesto del genere, già dove la stessa idea di famiglia la si vuole appiattire ad una qualsiasi forma di convivenza, che due figli raggiunta la maggiore età possono rispettivamente assumere “a piacere” il nome del padre uno e quello della madre l’altro” ma non è così. La legge prevede che i coniugi decidano se la loro famiglia intende trasferire ai figli (tutti, nello stesso modo) il nome del padre, quello della madre, o entrambi. Solo nel caso in cui i genitori decidano di trasmettere ai figli un solo cognome, i figli, una volta maggiorenni, posso decidere di “aggiungere” anche l’altro cognome.
Che poi sia già possibile oggi cambiare cognome è vero, ma deve esserci un giustificato motivo (vedi nomi che hanno significati offensivi).
Continuo a non leggere nessuna valida motivazione contro la legge se non la volontà di cancellare il nome della madre dal futuro del figlio, come è stato fatto fin’ora
So che è più articolato di come ho scritto io… per esigenza di sintesi. Tu non “vedrai” mai ma ci provo:
-Trasmissibilità del cognome. Chi ha due cognomi può trasmetterne al figlio soltanto uno, a sua scelta. …… (qualcuno ci perde)
– Cognome del maggiorenne. Il maggiorenne che ha il solo cognome paterno o materno, con una semplice dichiarazione all’ufficiale di stato civile, può aggiungere il cognome dell’altro genitore. Se però nato fuori del matrimonio, non può prendere il cognome del genitore che non l’ha riconosciuto. ………(qualcuno ci aggiunge prima, ma può togliere dopo con il punto precedente)
In situazioni di conflitto familiare (oggi ce ne sono moltissime) e tensioni si tramettono nelle generazioni successive e solo la tua carenza di immaginazione non ti permette di vedere.
Ma ribadisco… che è inutile
Trasmissibilità del cognome: chi ha due cognomi può trasmettere al figlio soltanto uno, a sua scelta. In effetti chi ha due cognomi ci perde, ma la moglie/compagna ci guadagna. Il totale rimane invariato (due cognomi) ma la suddivisione è senz’altro più equa (un cognome a testa)
Cognome del maggiorenne: i genitori hanno scelto per il loro figlio solo il cognome paterno (o materno), il figlio maggiorenne vuole mantenere traccia di entrambe le proprie radici, qual è il problema? Figli non riconosciuti: se non è riconosciuto non può prendere il nome del padre, per farlo (credo di non sbagliare) deve fare causa al (presunto) padre ed avere il riconoscimento dei suoi diritti da un tribunale, esattamente come è oggi.
Nino, io lo so che hai capito cosa ho detto, e non prendermi per stupido.
Te lo metto con il cucchiaino in bocca:”il figlio maggiorenne vuole mantenere traccia di entrambe le proprie radici, qual è il problema? ” è solo un aspetto, se vuole ne può perdere uno una volta che ha un figlio in base a simpatie ed antipatie che magari ingiustamente uno dei genitori gli ha inculcato. L’hai visto adesso il problema?
Poi , ho già rimarcato più volte, che io contestualizzo le discussioni (ho questo difetto ma è DETERMINANTE nel vedere le cose dalla mia prospettiva) in base l’aria che tira (tipo l’aria che tira con te e Filomena …e sì, mettiamoci pure Valentina e Shiva 101, che in altra discussione dice “I genitori sono persone qualunque” ). Ti ribadisco ho fiducia nell’essere umano… ma non in tutti gli esseri umani.
E’ vero, quando un bambino che nascerà dopo la legge e che (si assume) prenderà il cognome di entrambi i genitori, diventerà a sua volta genitore, dovrà scegliere tra uno dei due nomi. E non è più giusto che lui possa scegliere uno dei due nomi invece della “imposizione” che subisce in base alle leggi attuali?
Continuo a non capire come tutto ciò possa essere definito sbagliato e, addirittura, nichilista.
Tu non hai fiducia nelle persone, e preferisci imporre una scelta piuttosto che lasciare libera scelta alle persone nel timore che, che so, il bambino diventato adulto scelga di trasmettere al figlio il nome della madre perché la stessa madre lo ha convinto che il padre non era una brava persona? Discriminando tutti quei bambini che diventati adulti, potrebbero scegliere di trasmettere correttamente il cognome cui tiene di più.
Mah …
@ Nino
Aggiungo qui delle considerazioni che avevo tralasciato.
Partiamo dal presupposto che la possibilità di aggiungere il proprio cognome a quello del marito e’ possibile già da parecchi anni. Di questo diritto ne hanno (pare) usufruito poche migliaia di persone, e non è stato di alcun interesse per milioni di persone. Questo conferma che questa legge nasce da una sentenza (guarda caso) europea …. . Quindi non nasce da circostanze reali, non di un bisogno avvertito … ma da un presupposto ideologico. Questo è l’espressione di pochi, burocrati …ovviamente non eletti da nessuno che “devono” (loro!!!) realizzare una società perfetta, indipendentemente dal resto a dispetto dell’interesse di tanti (diciamo la base democratica?). Io, già da questo, è chiaro che vedo il “solito” abuso democratico, anche se probabilmente verrà letta nell’ennesima vittoria ( far locca ) femminista … l’antidemocratico che magari piace a te e Filomena.
Ora caro Nino a denti stretti, arzigogolando, pare hai lasciato forzatamente campo all’evidenza che l’incognita di disterete la storia di una famiglia è con questa legge concreta ed attuale (ma nel prossimo post farai una mezza marcia indietro…. Come ti conosco!) . Ma non pago, ora, la butti sul diritto …. “E non è più giusto che lui possa scegliere uno dei due nomi invece della – imposizione – che subisce in base alle leggi attuali?” (come se fosse trascinato da una catena al collo.) …. ma allora caro nino perché deve avere “l’imposizione” di sciegliere PER FORZA tra i due nomi e non sceglierne uno che gli aggrada? (Torno al punto di partenza per dimostrare l’inconsistenza profonda del tuo argomentare svincolato da ogni principio).
Per il resto ti confermo che non si possono prescindere (per me … e per questo avverso!) certe iniziative dalla cultura nichilista di oggi che cerca di insinuarsi dappertutto… anche nelle piccole cose.
Per darti un idea è come se un Hitler odierno gaiamente dicesse : “che ne dite se facciamo la conta degli ebrei ?” Per forza lo devo prendere in considerazione in maniera diversa se lo stesso censimento lo proponesse un Gandhi di oggi. Ovvio che non mi fido di alcuni (la gente credo è migliore di quello che sembra solo che non è messa in condizioni di sapere come stanne le cose) . Poi mi dovrei fidare di te che vedi amore anche in rapporti sadomaso (hai detto BDSM) e dopo averti citato uno psicanalista mi dai dello “stereotipato” nella visione? Mi dovrei fidare di Filomena … con la sua democrazia ad orologeria? Che magari sostiene che è una conquista quella vergogna delle “quote rosa”?
Ma per favore!
disterete è disperdere
prendo atto che tu giudichi le idee non per quelle che sono ma in base a chi le esprime.
Ma perché, la storia della famiglia del padre è più importante della storia della famiglia della madre? e se proprio una delle due deve non essere dispersa, non sarebbe più giusto che ognuno decida quale delle due non disperdere? Non ti sembra che ci sia una ingiustificata disparità di trattamento tra uomo e donna e che questa proposta di legge sani questa ingiustizia? Il fatto che in passato si sia fatto così non vuol dire che non sia sbagliato e, se è sbagliato, non si possa correggere l’errore
La legge attuale consente è vero di aggiungere (solo aggiungere) il cognome materno a quello paterno, ma la cosa non è così semplice. Intanto si può fare con il proprio (da maggiorenni) e non quello dei figli, va fatta una domanda al Prefetto e questi la deve accettare. Insomma, è normale che una procedura così complicata trovi bassa applicazione. Pensa solo alla difficoltà relativa ai documenti, a partire dal codice fiscale che, in caso di modifica del cognome, può anche esso mutare.
Tu a mia avviso ti senti furbo … e sbagli! Non ho motivato solo con un giudizio solo in base a chi le esprime…. ho scritto e puntualizzato altre cose. Io credo che il punto non è che “la storia della famiglia del padre è più importante della storia della famiglia della madre” …. per voi entrambi non contano niente.
questa è una tua illazione, e mi pare che alla fine, al di là di fantomatici timori nella demolizione della famiglia, di concreti e validi motivi per contestare il disegno di legge tu non ne abbia portati
@ Nino
utilizzo l’ultimo tuo post per dirti chi sei:
“per la precisione, oggi un bambino prende il cognome della madre solo se il padre (sposato o meno) non lo riconosce”
Come vedi tralasci …. che normativa attuale, prevede che la moglie non perda affatto il suo cognome, ma lo aggiunga a quello del marito, oltre al fatto che conserva sempre il diritto di utilizzarlo sempre e comunque . Il figlio assume “tradizionalmente” il cognome del padre, si può fare (anche in questo caso con accordo) domanda al prefetto per aggiungere anche quello materno.
Ora è normale , tu che sei così superficiale, a vedere in me “illazioni”. Ed io faccio bene a ritenerti sleale. La mia fede mi dice che non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.
Mi chiedo perchè la butti sempre in caciara. Ovvero perchè devi parlare del cognome della moglie rispetto al marito, che con l’argomento nome del figlio non c’entra niente.
Per quanto riguarda la possibilità del doppio nome, i casi sono due:
o era già possibile prima (e allora non vedo perchè ostacolare una legge che conferma qualcosa che c’è già)
oppure non era proprio la stessa cosa. E infatti NON si può dare, oggi, al figlio, il cognome del padre E della madre, è il figlio diventato adulto che può chiedere al prefetto di aggiungere al suo cognome (che è quello del padre) quello della madre. O aggiungere al cognome materno (nel caso non sia stato riconosciuto alla nascita) il cognome del padre se il riconoscimento è avvenuto in seguito, per via amichevole o come risultato di una causa civile (e d’altronde, con quello che durano le cause civili in Italia, sarebbe comunque maggiorenne).
Ripeto, al di là dei tuoi timori che questo danneggi l’unità della famiglia o ne mini le radici, e fermo restando che se uno non vuole può continuare tranquillamente ai propri figli il cognome del solo padre, qual è un motivo oggettivo per opporsi alla legge?
Non la butto in caciara …. ma mi confermi che anche il tuo ultimo post non vuoi vedere ……. e mi comincia a subentrare la stanchezza.
Fortunatamente c’è stata chi mi ha fatto ridere.
beh forse sarebbe il caso di adottare un doppio cognome che indichi la linea paterna (che si tramanda da padre in figlio) assieme a una linea materna (che si tramanderà di madre in figlia)…
Ops! E come si fa con le famiglie gay?
Risposta ad Oikos.
Potrei essere d’accordo…
Ma il buffo è che questo esiste già, iscritto nelle nostre cellule da sempre. Si chiama DNA mitocondriale (mtDNA), si trasmette ad ogni generazione dalla sola madre a tutti i figli, maschi o femmine che siano,poi le sole figlie femmine lo ritrasmettono alla loro prole; esattamente come un cognome tradizionale “al femminile” ed è uno strumento principe nella genetica delle popolazioni.
Suggerisco la lettura de “Le sette figlie di Eva” di Bryan Sykes, per approfondire (è un testo molto facile).
Io preferisco che i bambini portino il cognome del padre. Portare il cognome della madre è tipico dei figli senza padre e bisogna proteggere un bambino da una situazione imbarazzante, visto che purtroppo le malelingue esistono. Se un bambino ha un padre che è presente nella sua vita (a prescindere dal fatto che i genitori siano sposati o no), mi sembra giusto che ne porti il cognome. Ciò non significa che abbia il padre migliore del mondo, ma per lo meno indica che un padre ce l’ha. Quindi, per i bambini è giusto portare il cognome del padre. Tutto il resto (doppio cognome, scelta del cognome da trasmettere) sono inutili e stupide complicazioni. Il doppio cognome, poi, è troppo ampolloso e poco pratico.
Basta con ‘sta farsa del “i genitori sono sempre i genitori”: è una balla grande come il mondo. I figli di genitori assenti ne hanno le balle piene di sentirsi dire che “ma in fondo è sempre tuo padre”.
Se l’uomo è ridotto a un numero, non si può che pretenderne la portabilità.
Alla fine hanno nella testa una patologica volontà di “disperdere”. Altro tassello contro la famiglia.
!!!
Toni … ma ti trovo sempre cosi distratto.. così confuso..
Il cognome materno si AGGIUNGE a quello paterno.. le informazioni sulle proprie origini sono piu dettagliate, la porpria storia è MOLTO piu completa rispetto a prima!
Toni hai provato ad accendere il cervello?
Shiva101….l’ironico.
Tu l’articolo non l’hai letto, hai visto sole le figure, come tuo solito. Poi non mettere in mezzo il cervello che il tuo, sempre se c’è, è pieno di fuliggine e ragnetti.
Ma dove sta la perdita delle origini, semmai finalmente comparirà anche quello della madre che finora era assente. Che poi siano i genitori a decidere o il diretto interessato, le origini da portare avanti, quelle sono. Diciamo caro Farina che a voi maschietti da molto fastidio perdere l’esclusiva!
Anche leggere l’articolo vale però eh…
Dice esplicitamente che gli va bene il matriarcato e che il problema è un altro. Il retro pensiero lasciamolo fuori.
Invece in una serie di generazioni ogni origine scompare. Tu vivi solo l’oggi, come in ogni argomento… ed in fondo è la cosa sola che ti interessa.
“L’esclusiva” “maschietto”… soliti slogan…. per non dire nulla.
No, scusa Toni in che senso in una serie di generazioni scompare? Si può comunque risalire. E poi così come è ora, la linea materna non scompare, proprio non esiste. Non mi sembra proprio corretto visto che i genitori sono due.
Poi delle legge mi colpisce l’intenzione del legislatore quando leggo : “Quando il figlio o la figlia (ammesso che fra diciotto anni ci saranno due soli generi grammaticali) raggiungerà la maggiore età potrà stabilire di chi è più figlia o più figlio optando per un cognome a scelta. 1) Quello del padre e basta. 2) Quello della madre e stop. 3 e 4). Quello della madre seguito da quello del padre o viceversa.”
L’intenzione che in sinergia con le altre intenzioni ( tipo divorzi brevi…ecc) fanno picconate per disperdere la famiglia.
In questo senso interpreto le cose.
PS – aggiungo: Io sono dell’idea che la madre è sempre certa e che il “cognome” non necessariamente deve essere letto in chiave maschilista ma per stabilire certezze.
Toni in tutte le fattispecie che hai citato descritte dalla legge si può risalire alle origini quindi non hai risposto nel merito. Le origini non si disperdono comunque, diventano solo importanti allo stesso modo sia quelle paterne che quelle materne. Ma è nel tiro PS che vengono fuori le vere ragioni della tua contrarietà. Cioè il possesso, una sorta di “voler segnare il territorio” pubblicamente a scapito della mamma che è certa perché ha l’onere maggiore nel mettere al mondo i figli. E per ricompensare di ciò cosa si fa? Le si toglie anche il riconoscimento di poter dare il proprio cognome a chi ha messo al mondo. Da ricordare inoltre che fino al 1975 le donne dovevano inoltre rinunciare anche alla propria identità e assumere il cognome del marito. Ti sarebbe piaciuto caro Toni se questa sorte fosse toccata agli uomini di assumere il cognome della moglie oltre a che fosse sempre e solo la moglie a dare il cognome ai figli? Visto che è la natura che tanto vi piace ad aver assegnato alle donne di mettere al mondo i figli, per coerenza dovrebbero essere loro a tramandare le origini non ti pare? Oneri ed onori. E invece no le donne devono stare nell’ombra della sfera privata, la dignità pubblica spetta solo agli uomini. Questa sarebbe la tua idea di buono e giusto…mah
Filomena
Non esiste nessun scapito… è la tua visione distorta, in eterna contrapposizione tra gli esseri umani che ti porta a queste conclusioni che io neanche mi sogno. Se io ti dicessi che amo i bambini, mi piacciono come sono, il casino che fanno, e vedo aumentare di numero dei vecchi in maniera innaturale, e trovo triste le piazze vuote dove da piccolo erano stracolme di ragazzi che giocavano a palla, pure con un barattolo e con scarpe rotte, tu il mio “amo” lo interpreti come un desiderio di “prosecuzione delle stirpe” (parole tue). Non confondiamoci, abbiamo universi diversi in testa …il tuo crea mostri.
Quello che ho detto è lì … non c’è bisogno di “risalire” … la donna non subisce le menomazioni di sicuro.
Da piccolo ho conosciuto la parola “miserabile” da mio padre, un buon uomo con la 5 elementare. Non capivo il significato ma la sua espressione nel viso, lo scoramento con cui la disse me la incise bene nella mente come cosa orrenda …. aveva sentito dire di un uomo, un miserabile”, aveva picchiato una donna. Non conosco il femminismo, non i miei fratelli, non ne abbiamo avuto bisogno…. detestiamo i miserabili. Trovo che il femminismo è l’altra faccia del maschilismo…. lo stesso fallimento, la stessa caduta (se vuoi te lo spiego questo punto).
La linea matriarcale? ….ok …. e figurati … padre e madre la loro riuscita o meno lo misurano su altre cose.
Ma quello che si mira è, al solito, al miscelare e tendere a “inventare” le cose per rendere nulla la realtà. Contano le intenzioni …. e subdolamente nelle scelte che fate siete mobilitati …. dall’odio verso la famiglia… le altre motivazioni sono apparenze.
Ti ho risposto… ma sono moderato.
Signorina/Signora Filomena, in italiano si dice uomini. Maschietti lo può dire a qualche zerbino femminista. Altrimenti la chiamerò femminuccia.