
Sofismi da divina corte
La Corte costituzionale è una sorta di divinità. L’ultimo baluardo del diritto e della dea bendata. Il cuore giuridico pulsante dell’intimo sentimento nazionale. Guai perciò a parlarne male.
Tuttavia qualche recente sentenza intrufola il dubbio nelle nostre povere menti, ignare dei sofismi giuridici, che anche la Corte sia fatta di uomini e fors’anche, in una percentuale x al momento ignota, di esseri umani preoccupati di evitarsi qualche grana e responsabilità di troppo. Esempi? Sugli statuti regionali, per non infrangere qualche tabù politicamente corretto, la suprema corte cosa ha in buona sostanza detto? In effetti ‘sti statuti sarebbero contro la costituzione in alcuni passaggi ma siccome sono, gli statuti, “aria fritta” – questa è la sostanza anche se non il linguaggio usato – lasciamo correre.
Naturalmente a sinistra c’è chi ha cantato vittoria, ma in realtà non ne avrebbe più di tanto motivo. L’ultima sentenza sul crocifisso in realtà svicola e ributta sul povero Tar di periferia la grana. E pensare che c’ha messo, pare, più di due mesi per decidere.
Il problema di fondo resta: c’è una bussola (ideale, giuridica, popolare) per questo paese? E c’è chi si assume la responsabilità di seguire responsabilmente e difendere questa bussola (se c’è, come noi crediamo che ci sia)?
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