
Slitta ddl Sallusti. «Ora la procura mi venga a prendere»
«Io chiedo a questo punto alla Procura di trasmettermi l’ordine di carcerazione che non ho ancora ricevuto. Vorrei capire chi si prende la responsabilità di tenere questo ordine nel cassetto». Sono le parole del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, dopo che la Commissione Giustizia del Senato ha fatto slittare la firma d’approvazione al decreto di riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa. «Si tratta di una materia troppo complessa ed è bene che il testo venga esaminato anche dall’Aula»: così si sono espressi i sei senatori (Bruno, D’Ambrosio, Li Gotti, Perduca, Vimercati, Vita) che hanno chiesto che il ddl torni in sede referente. Ora si procederà secondo l’iter ordinario, tramite un voto dell’assemblea. Con un inevitabile allungarsi dei tempi.
«POLITICI CODARDI». «È successo quello che immaginavo, questi politici cialtroni sono ipocriti e codardi. Ora la procura renda esecutiva la pena e mi venga a prendere», è stato il commento di Sallusti, condannato lo scorso 26 settembre a 14 mesi di reclusione per diffamazione aggravata. La procura ha automaticamente sospeso la pena, sebbene al giornalista non sia ancora stato notificato l’ordine di carcerazione: non appena però questo verrà consegnato al direttore e ai suoi legali, scatteranno i 30 giorni per chiedere al Tribunale di Sorveglianza misure alternative. Domiciliari, semilibertà o affidamento ai servizi sociali.
D’AMBROSIO. «Se, come lui dice, l’ordine di carcerazione non è stato ancora notificato, allora vuol dire che il termine di trenta giorni per la richiesta dell’affidamento ai servizi sociali deve ancora cominciare a decorrere, perché parte non dalla pronuncia della Corte, ma dalla notifica. C’è quindi tutto il tempo di approvare la legge prima che lui vada in galera», è stato il commento di Gerardo D’Ambrosio, senatore del Pd che ha fatto slittare appunto l’approvazione. «È una materia troppo complessa per essere decisa in tempi brevi in commissione. In ogni modo Sallusti ha la possibilità di chiedere l’affidamento ai servizi sociali e di attendere poi la decisione dopo sei mesi o di chiedere gli arresti domiciliari. Poi se vuole andare in galera è libero di farlo, ma ripeto, al momento non ci sono le condizioni perché questo accada».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!