Siria, italiana ad Homs: «Ribelli armati, Assad difende il popolo»

Di Leone Grotti
09 Agosto 2011
Tempi.it ha raggiunto telefonicamente Pierangela Zanzottera, italiana che attualmente risiede in Siria, per capire la situazione nel paese dove continuano gli scontri tra esercito e rivoltosi e dopo che tre paesi arabi hanno richiamato gli ambasciatori: «A Homs la situazione è tranquilla, anche se di sera continuano le sparatorie. Il governo sta cercando di fare le riforme»

«Sono stata tre giorni a Damasco e ora mi trovo ad Homs» racconta a Tempi.it Pierangela Zanzottera, italiana che attualmente risiede in Siria. «Vivo nella zona dove abitano le minoranze religiose come quella cristiana: di giorno la situazione è tranquilla ma la notte vanno avanti le sparatorie tra l’esercito e i ribelli. Sicuramente ci sono morti e feriti». Riportiamo la sua testimonianza.

«A Damasco la situazione è tranquilla, la città è vivibile, c’è traffico, la quotidianità va avanti come sempre» racconta Zanzottera. «Non ci sono tracce di rivolte, l’unica differenza rispetto al normale è la totale mancanza di turismo, che di solito in questa stagione affollava la città. Ad Homs invece, dove mi trovo ora, vanno avanti le sparatorie tra esercito e ribelli. Negli ultimi giorni, però, anche queste sono diminuite. Ora hanno bloccato i collegamenti ferroviari tra Homs e Hama per un attacco a un treno ma non so dire quanta gente ci fosse sopra e se ci siano delle vittime. Non ho neanche notizie aggiornate sulla situazione a Deir al Zour [dove domenica l’esercito avrebbe ucciso 50 persone secondo attivisti per i diritti umani, ndr]».

Sui rivoltosi dichiara: «Io non penso che siano terroristi, anche perché non ne ho mai avvicinato nessuno, però sono armati. Qui a Homs ce ne sono molti appostati sui tetti, alcuni sono cecchini. Ho parlato con un militare, che mi ha detto che il fratello è stato freddato proprio da uno di loro. Sono pericolosi e la gente ha più paura di loro che dei soldati».

Sul pugno di ferro usato dal governo per reprimere le rivolte afferma: «Il governo deve difendere i cittadini, che hanno paura di questi ribelli. Il presidente Assad ha cercato la via del dialogo con loro ma neanche i manifestanti sanno bene che cosa vogliono. Loro gridano “più libertà”, ma a domanda precisa non hanno proposte concrete, solo richieste vaghe. Il governo cerca di accogliere la volontà dei manifestanti pacifici ma non scende a patti con i violenti. L’obiettivo di Assad è di approdare a un multipartitismo compiuto e anche il suo partito è cambiato molto. Bisogna avere pazienza ma un processo di cambiamento è in atto».

Infine, sulla visita ufficiale in Siria del ministro degli Esteri turco, che oggi ha chiesto a Damasco di porre fine alle violenze, e sul richiamo in patria degli ambasciatori da parte di Arabia Saudita, Bahrein e Kuwait spiega: «Non so di preciso di che cosa abbiano parlato con la Turchia né perché i tre paesi arabi abbiano ritirato gli ambasciatori. Io so che anche il governo vorrebbe la fine delle violenze ma Assad deve difendere la popolazione aggredita da persone armate. Loro non hanno alcuna intenzione di dialogare e allora come si può trattare con loro?».

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