
Siria, decimo anno di guerra. Impossibile perfino fare un bilancio

Articolo tratto dall’Osservatore Romano – La guerra in Siria è entrata nel suo decimo anno. Il conflitto ha causato oltre 400.000 morti (secondo alcune stime dell’Onu, ma il bilancio potrebbe essere molto più elevato) e il più gran numero di profughi dalla Seconda guerra mondiale, con più della metà della popolazione costretta a spostarsi all’interno del Paese o a fuggire oltre frontiera.
Le possibilità di una pace duratura sembrano ancora lontane. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha diffuso cifre che dipingono un quadro drammatico: il numero di chi è scappato all’estero ha raggiunto quota 5,5 milioni mentre gli sfollati interni sono più di 6 milioni. «È necessario porre fine alle sofferenze catastrofiche del popolo siriano» ha dichiarato ieri l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir O. Pedersen. «L’orribile e duratura natura del conflitto è la prova di un fallimento collettivo della diplomazia», ha aggiunto, osservando che sono necessari «livelli senza precedenti di cooperazione diplomatica e coraggio» per porre fine a questa guerra.
Dopo aver ribadito che, comunque, la diplomazia è l’unica soluzione al conflitto siriano, Pedersen ha invitato le parti a impegnarsi in negoziati veri e la comunità internazionale a dimostrare «unità e un rinnovato senso di urgenza» per aiutare i siriani a trovare una soluzione politica facilitata dalle Nazioni Unite. «Dobbiamo scegliere la pace», ha concluso Pedersen.
Secondo l’Unicef, 4,8 milioni di bambini sono nati sotto le bombe da quando il conflitto è iniziato. Un altro milione sono nati come rifugiati nei Paesi vicini e continuano ad affrontare le devastanti conseguenze di una guerra brutale. Secondo il fondo dell’Onu per l’infanzia, 7,5 milioni di bambini hanno bisogno di aiuto urgente. Di questi 5 milioni si trovano in Siria e 2,5 nei paesi limitrofi.
«La guerra in Siria segna oggi un’altra vergognosa pietra miliare», ha detto il direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore, che è stata in Siria la scorsa settimana. «Mentre il conflitto entra nel suo decimo anno, milioni di bambini stanno entrando nel loro secondo decennio di vita circondati dalla guerra, dalla violenza, dalla morte e dallo sfollamento. Il bisogno di pace non è mai stato così pressante», ha aggiunto.
Secondo i dati verificati dal 2014 (anno in cui è iniziato il monitoraggio ufficiale, ndr), fino al 2019, più di 9.000 bambini sono stati uccisi o feriti nel conflitto; quasi 5.000 bambini, alcuni anche piccolissimi, sono stati reclutati nei combattimenti; quasi 1.000 strutture scolastiche e mediche sono state attaccate. Poiché questi sono solo i numeri verificati, il vero impatto di questa guerra sui bambini sarà probabilmente più ampio, dicono gli analisti.
Due scuole su cinque non possono essere utilizzate perché distrutte, danneggiate o usate per dare rifugio alle famiglie sfollate o per scopi militari; oltre la metà di tutte le strutture sanitarie non sono funzionanti; oltre 2,8 milioni di bambini non frequentano la scuola in Siria e nei Paesi vicini; oltre due terzi dei bambini con disabilità fisiche o mentali richiedono servizi specializzati che non sono disponibili nella loro zona; quasi 20.000 bambini sotto i 5 anni sono colpiti da malnutrizione acuta grave e in serio pericolo di vita; un terzo delle madri in stato di gravidanza o in allattamento nel nord-ovest della Siria sono anemiche. I prezzi degli articoli di base sono aumentati di 20 volte dall’inizio della guerra.
Solo l’anno scorso l’Unicef è stata in grado di raggiungere quasi 750.000 bambini con vaccinazioni di routine o vaccinazioni contro il morbillo; oltre 1 milione di bambini con supporto psicosociale; quasi 3 milioni di bambini con un’istruzione formale e non formale; oltre 5,3 milioni di persone con acqua potabile grazie al miglioramento dei sistemi di approvvigionamento idrico; quasi 2 milioni di persone con strutture igienico-sanitarie.
«Il contesto in Siria è uno dei più complessi al mondo. La violenza e il conflitto attivo continuano tristemente in diverse zone, con gravi conseguenze sui bambini, mentre in altre parti i bambini si stanno riconnettendo con parte della loro infanzia perduta, ricostruendo lentamente le loro vite», ha detto Ted Chaiban, direttore regionale dell’Unicef per Medio Oriente e Nord Africa, che ha accompagnato Fore nella sua missione in Siria. «È evidente, tuttavia, che nove anni di brutali combattimenti hanno portato il Paese sull’orlo del baratro. Le famiglie ci hanno detto che in casi estremi non avevano altra scelta se non quella di mandare i figli a lavorare o far sposare presto le loro ragazze. Nessun genitore dovrebbe essere costretto a prendere tali decisioni».
Com’è noto, il conflitto siriano è cominciato nel 2011 a causa delle proteste popolari anti-governative, degenerate in una rivolta armata che dal 2012 ha spalancato le porte ai più disparati attori stranieri. I numeri sono controversi. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani, in nove anni di guerra sono oltre 400.000 le persone uccise, 11.000 delle quali sono civili. Tuttavia, già nel 2016 l’Onu documentava almeno 300.000 uccisi in “soli” 5 anni.
Al momento, l’epicentro degli scontri si trova nella provincia di Idlib, dove da alcuni mesi si affrontano gruppi di ribelli sostenuti dalla Turchia e truppe dell’esercito siriano con il sostegno di Mosca e di Teheran. Turchia e Russia hanno recentemente trovato un accordo per pattugliamenti congiunti nella zona di Idlib per garantire un cessate il fuoco duraturo. Ciò nonostante, già in passato i tentativi di tregua avevano avuto breve durata.
«È impossibile tracciare un bilancio di questo lungo tempo», ha detto ieri al Sir il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria. «Valgono le parole del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che lo scorso 12 marzo ha parlato di crisi umanitaria di proporzioni monumentali, con più della metà della popolazione costretta ad abbandonare le proprie case, un numero imprecisato di vittime, con 11 milioni bisognosi di assistenza umanitaria».
Il cardinale descrivere la Siria come «un cumulo di macerie» provocate «da una lunga serie di atrocità orribili, inclusi crimini di guerra», perpetrati dalle parti in lotta. «Sono stati nove anni di violazioni sistematiche di diritti umani su scala massiva», ha spiegato Zenari. Ancora nell’udienza generale del 12 febbraio, papa Francesco, che ha più volte lanciato appelli a favore della popolazione siriana, ha ricordato che «l’amata e martoriata Siria sanguina da anni».
Foto Ansa
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