Ad Aleppo la vita è così misera che la gente rimpiange le bombe

Di Georges Sabé
20 Dicembre 2020
Da quattro anni la guerra è finita nella città siriana, ma a causa delle sanzioni imposte dall'Occidente manca tutto: gasolio, benzina, luce, pane
siria aleppo covid

L’autore di questa lettera, fratel Georges Sabé, fa parte dei Maristi blu.

Cari amici, siamo entrati in pieno periodo di Avvento, che segna l’attesa liturgica della nascita di Cristo. È un tempo di speranza e di attesa. Il profeta Isaia (9,1) proclama: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce». Purtroppo, il popolo siriano continua a camminare nelle tenebre. Per lui la luce è ancora lontana!

Quattro anni dopo la fine della guerra ad Aleppo, i suoi abitanti come tutti i siriani continuano a soffrire delle conseguenze di altre guerre che si manifestano oggi: guerra economica, guerra delle sanzioni, guerra della svalutazione della moneta locale e tante altre miserie. E come se tutto questo non bastasse, la pandemia di Covid-19 aumenta l’angoscia del mio popolo. Il “Caesar Act” (attraverso cui gli Stati Uniti impongono sanzioni alla Siria, ndr) ha come conseguenza di punire tutta la popolazione siriana imponendo sanzioni a tutti i livelli.

Troppe volte ho sentito la gente dire: «Noi rimpiangiamo i tempi in cui le bombe ci cadevano sopra la testa… È vero che avevamo paura delle bombe, ma adesso non stiamo meglio. Oggi le bombe non ci minacciano più ma siamo asfissiati da tutto il resto». Un amico medico mi raccontava che per completare il trattamento chemioterapico di una paziente gli mancava un farmaco che solitamente il governo siriano forniva gratuitamente. Oggi costa più di 4 milioni di lire siriane. Immaginate cosa significa quando un salario ottimo vale appena 100 mila lire siriane!

In questa lettera, voglio condividere con voi una riflessione a partire dall’enciclica Fratelli tutti promulgata dal Santo Padre. Al paragrafo 25 [parla della terza guerra mondiale a pezzi]: non stiamo forse subendo noi in Siria questa “terza guerra mondiale a pezzi”? Perché dobbiamo passare l’inverno al freddo senza gasolio per il riscaldamento quando il nostro paese è produttore di petrolio ma i pozzi sono sotto il controllo delle truppe americane? Perché il signor Trump, che guida l’ordine mondiale, ha annunciato la sua volontà di non andarsene dal nord-est della Siria? Perché la nostra moneta deve subire questa svalutazione galoppante e costante? Chi ricava vantaggi da questa situazione? Perché impoverire un popolo che viveva in modo degno e che si vuole ad ogni costo rendere povero e indebitato? Chi ha deciso di privarci dell’elettricità, del gasolio, della benzina, del pane, delle medicine e di tanti altri prodotti di prima necessità?

In un altro paragrafo il Papa ci dice: «Questo non stupisce se notiamo la mancanza di orizzonti in grado di farci convergere in unità, perché in ogni guerra ciò che risulta distrutto è “lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana”, per cui “ogni situazione di minaccia alimenta la sfiducia e il ripiegamento”. Così, il nostro mondo avanza in una dicotomia senza senso, con la pretesa di “garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia”». Le parole del Santo Padre spiegano la disillusione del popolo siriano. Come possiamo parlare di progetto di fraternità quando ci impongono una falsa sicurezza sostenuta da una mentalità di paura e sfiducia? Come comprendere che in questo XXI secolo, delle grandi potenze decidono la sorte e il futuro di un paese?

Mentre siamo spesso delusi, affaticati e preoccupati, noi Maristi blu continuiamo a seminare la speranza secondo le nostre capacità. Quando vi arriverà questa lettera, Natale sarà alle porte. Che questo Natale sia un tempo in cui ci ritroviamo, malgrado tutte le restrizioni imposte. Che questo Natale sia un tempo di preghiera per tutti i bambini del mondo. Che questo Natale sia un tempo di speranza.

Foto Ansa

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