Sinisa Mihajlovic e quelle domande da non censurare

Di Fabio Pesaresi
16 Luglio 2019
L'allenatore del Bologna ha rivelato sabato di avere la leucemia. «L'augurio, per Sinisa, per tutti coloro che sono commossi e scossi da questo fatto, per me in primis, è quello di non chiudere la sfida della nostalgia»

Riceviamo e pubblichiamo una lettera su Sinisa Mihajlovic, che sabato in conferenza stampa ha rivelato di avere la leucemia. Qui potete trovare il suo Te Deum realizzato per Tempi nel 2015.

In questi giorni la storia di Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna, che ha scoperto di avere una leucemia acuta, sta prendendo spazio in tutti i siti di informazione sportiva e non solo. La commozione è moltissima, ovunque, soprattutto a Bologna. In tantissimi si stanno appellando al carattere molto forte e deciso del mister serbo, un uomo sicuramente tutto d’un pezzo.

Dalle colonne di Repubblica Bologna online il prof. Cavo, che dirige il reparto di Ematologia dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna dice che «la leucemia si può battere, e che siamo in una fase di grandissimi avanzamenti scientifici». È tutto vero, si sono fatte scoperte molto importanti negli ultimi anni, e l’aspetto psicologico e caratteriale contano molto in chi si approccia a una sfida così delicata. Ma in questo legittimo tourbillon di sentimenti e di ricerca di speranze mi hanno colpito in primis le parole che Mihajlovic ha detto ad inizio conferenza stampa, su cui quasi nessuno si è soffermato:  «Quando me lo hanno detto, ho preso una bella botta: sono stato chiuso in casa a riflettere e piangere. Ti passa tutta la vita davanti».

Di fronte al dramma di una vita che rischia di terminare anzitempo, gli affetti che sei costretto ad abbandonare, l’incertezza o la non speranza di cosa succederà dopo quell’ultimo sospiro, non ci sono parole, c’è solo silenzio, riflessione. Poi all’improvviso, consapevole o meno, un barlume. «Ti passa tutta la vita davanti». Un barlume, perché se c’è una speranza, non può partire che da qui. Da un presente che c’è, dal dono di sei figli, dall’amore di una moglie, dalla gratificazione di una professione che ha dato moltissimo, dall’affetto incondizionato di migliaia di persone, ecc.

Basterebbe, ancora più in profondità, riconoscere la Grazia di esserci pur potendoci non essere. Nelle pagine iniziali del suo libro Fondata sulla Pietra, lo scrittore Louis De Wohl, a proposito del paradiso post Adamo ed Eva scrive così:

«Il ricordo del paradiso perduto è rimasto nella mente degli uomini sotto forma di una profonda nostalgia, lo struggimento della completezza, della perfezione, di una felicità senza fine. Ricompare in vario modo nei miti e nelle tradizioni dei popoli ma il senso è sempre lo stesso: C’era una volta un tempo in cui tutto era meraviglioso; poi accadde qualcosa di terribile, ed allora il mondo è come lo vediamo oggi. Ma un giorno quell’epoca perfetta tornerà».

L’augurio, per Sinisa, per tutti coloro che sono commossi e scossi da questo fatto, per me in primis, è quello di non chiudere la sfida della nostalgia, della ingiustizia che si sente di fronte a quello che sta accadendo, ma di lasciarsi provocare da esso in tutta la sua drammaticità, sino alla domande ultime che comporta, tanto scomode in generale, figuriamoci quando si è nel periodo dell’anno in cui i pensieri sono fastidiosi come la sabbia che rimane nel costume quando si rincasa dalla spiaggia.

Foto Ansa

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