Sindacalisti nordcoreani in Rai espellono Tempi. Ma comandano loro?

Di Luigi Amicone
24 Aprile 2012
«Da un po’ di tempo non la si vede più ospite in Rai, come mai?» chiede un lettore al direttore Amicone. Risposta: il sindacato dei giornalisti ci ha espulso.

Da un po’ di tempo non la si vede più ospite in Rai. Cos’è successo, la vogliono epurare come Ferrara o l’hanno pizzicata con la Bianchetti a mangiare aragoste a spese del servizio pubblico?
Claudio Pollini via internet

Risponde Luigi Amicone:
Lo spirito è di patata, Ferrara è Ferrara e il nostro è solo un caso di ciò che il ministro Fornero definirebbe «mancanza di umiltà». Tanto per chiarire: non è la Fiom di Landini ma il sindacato Rai. Che mi ha denunciato e (a quanto pare) espulso dalla tv pubblica, perché, secondo il loro volantino (ora in bacheca sindacale elettronica, vedi www.silar.tv), «l’unica cosa corretta detta da Amicone a Italia sul due è stata: “La Rai e voi non mi farete più venire”. Infatti ha ragione, meglio, molto meglio che resti fuori dalla Rai! Il giorno 27 gennaio 2012, durante la consueta puntata de L’Italia sul due, il giornalista Luigi Amicone, ospite pagato dalla Rai, ha dichiarato che: “La Rai ha 16.000 dipendenti e, di questi, 8.000 dovrebbero essere… ricollocati… accompagnati…”. (…) Quello di Amicone ha tutta l’aria di un teorema che non ha fondamento, ma che ha l’utilità di screditare, disonorare e indicare, tra le righe, lo smantellamento del Servizio Pubblico stesso». Ergo, «è bene, come ammetteva lo stesso Amicone, che la Rai non lo inviti più. Del Sig. Amicone non abbiamo bisogno, grazie».

Ecco, a parte il fatto che anche i sindacalisti Rai dicono le bugie come Berlusconi, dato che Amicone è forse uno dei rari casi di ospite Rai non pagato. A parte il fatto che ai «poco più di dodicimila» dipendenti Rai bisogna aggiungere, secondo L’Espresso 2008 e successivi, circa 43 mila contratti di collaborazione, ecc ecc.. Dopo di che, per capire come «allo smantellamento del Servizio Pubblico stesso», provveda già, e in modo più che maiuscolo, certo sindacalismo, basta leggere il rapporto Mediobanca del novembre 2011. Rapporto «che mette in evidenza – scrive l’11 novembre 2011 la Repubblica, non Amicone a L’Italia sul due – come uno dei mercati pubblicitari più ricchi del paese non è sufficiente a far chiudere la Rai in utile. Anzi, gli introiti del canone pesano sempre di più sui ricavi della televisione pubblica, che se non troverà il modo di ridurre i costi (e soprattutto il numero dei suoi dipendenti) rischia di aver bisogno di nuove risorse finanziarie».

In effetti, dicono che il 23 dicembre scorso la Rai ha aumentato il canone. I dati di Mediobanca, però, dicono anche che la Rai ha il doppio dei dipendenti di Mediaset e il triplo di Sky. Dicono che il costo medio per dipendente Rai batte tutti (perché il dipendente Rai costa mediamente 89 mila euro l’anno contro gli 86 mila di Mediaset e i 53 mila del “povero” lavoratore Sky). Mentre i ricavi della tv di Stato sono i più bassi di tutti. Vogliamo sintetizzare con Nuova Informazione, organo dell’associazione di giornalisti “Gruppo di Fiesole”, tra i cui fondatori c’è l’ex capo Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai, mitico Giuseppe Giulietti, deputato eletto nel gruppo Italia dei Valori? «Sky Italia ricava 756 mila euro per ognuno dei 3.932 addetti. Al secondo posto si trova Mediaset con 677 mila euro di ricavi per ciascuno dei suoi 6.285 dipendenti. Ultima la Rai con solo 256 mila euro per dipendente. Produrre meno della metà dei ricavi con quasi il doppio dei dipendenti della tv privata non è certo un buon indice di redditività per la Rai». Ecco, caro Pollini, alla luce di tutto ciò, non le sembra un po’ pazzesco che dirigenti e giornalisti Rai stiano sotto il tallone di qualche sindacalista che meriterebbe ricollocamento e accompagno, considerato che non siamo ancora in Corea del Nord e la Rai non la paga Kim jong ma i contribuenti italiani?

Twitter: @LuigiAmicone

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