Simonelli: «Fiorello ha fatto un grande show. La Rai impari da questo successo»

Di Roberto Regina
07 Dicembre 2011
Il più grande spettacolo dopo il weekend chiude i battenti con un ascolto record: 14 milioni di telespettatori. Fiorello è il Re Mida della Rai, ma l'esperto di tv Giorgio Simonelli lancia un monito all'azienda di viale Mazzini: «La Rai dovrà far tesoro di questa lezione, recuperando la propria tradizione e smettendola di andare a caccia di format esteri»

Con 14 milioni di spettatori e oltre il 50% di share Fiorello chiude in trionfo il suo show Il più grande spettacolo dopo il weekend. Giorgio Simonelli, esperto di televisione e consulente del programma Tv Talk di Rai Educational ha commentato a Radio Tempi lo strepitoso risultato.

Il suo giudizio sul programma di Fiorello?
«È stato un esempio di televisione sontuosa ed elegante. La riuscita di quest’avventura smentisce categoricamente tutti coloro che in questi anni hanno dichiarato morto il varietà, convinti che il pubblico non apprezzasse più questo genere. Il più grande spettacolo dopo il weekend è stato un grande one man show arricchito di tutte le componenti del varietà classico: le canzoni, i balletti, gli sketch, che Fiorello ha riportato in vita dopo decenni di assenza. E poi la scenografia imponente, la sigla finale».

Come giudica gli ospiti di punta dell’ultima puntata, Jovanotti e Benigni?
«Benigni è stato un po’ sottotono. È partito bene, però quel finale da padre della patria con invito alla concordia e annessa citazione di Pertini un po’ retorica non mi ha convinto. C’è stata poca integrazione tra il comico fiorentino e il presentatore durante la canzone “L’inno del corpo sciolto”. La prima volta fu cantato in Rai nel corso di una puntata de L’altra domenica, in cui Renzo Arbore faceva da spalla a Benigni, e aveva tutto un altro sapore. Brillante e divertente il duetto con Jovanotti».

Nonostante le ripetute insistenze del direttore di Rai uno, Mauro Mazza, non ci sarà un’altra puntata.
«Fiorello ha fatto benissimo a rifiutare una quinta puntata e terminare nel momento di massimo successo. Lo showman siciliano è stanco e fa bene a non strafare rischiando una puntata di livello inferiore alle altre».

Bilancio positivo quindi.
«Assolutamente. La gestione degli spazi è stata impeccabile, lo studio meraviglioso, la struttura di intrattenimento televisivo perfetta. Credo che la Rai dovrà far tesoro di questa lezione, iniziare a recuperare la propria tradizione e smetterla di andare a caccia di format in Islanda o Nuova Zelanda. Valorizzare al massimo la creatività degli autori italiani, questa è la formula vincente».

Venerdì su Canale 5 è andato in onda un altro varietà. Al posto di Fiorello, Checco Zalone.
«Partiamo dal presupposto che sono un tifoso di Checco Zalone ma sono rimasto deluso dal risultato. Il format non ha funzionato, Checco è bravissimo negli sketch veloci e nella brevità. Un varietà non è nelle sue corde, però, è stato un errore».

E la tanto criticata imitazione di Michele Misseri?
«Un’idea intelligente risultata faticosa nell’esecuzione. L’ironia che si voleva trasmettere era troppo complicata per arrivare al pubblico in modo comprensibile. Zalone ha una comicità istintiva, il testo da rappresentare non lo era affatto».

Ascolta l’intervista integrale a Giorgio Simonelli
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