Simone. L’estorsore che mi ha rispiegato don Giussani

Di Antonio Simone
13 Settembre 2012
«Ieri mi ha detto: "Sono contento di ciò che è successo. Ma che strano dire così della galera"». Quarantatreesima lettera da San Vittore

Aspettando giustizia, vediamoci noi (anche con Antonio Simone). L’incontro di Tempi

Quarantatreesima lettera inviata a tempi.it da Antonio Simone, detenuto nel carcere di San Vittore a Milano. Qui trovate la lettera che monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, ha scritto a Simone (la lettera può essere sottoscritta). Qui l’intervista di Simone al Corriere della Sera. Qui gli articoli di Simone pubblicati sul Foglio (1 e 2).

È da venti giorni che faccio quotidianamente un dialogo con “passeggi” (così è soprannominato il manager addetto con lo scopino a pulire i corridoi).

Abbiamo discusso del simbolo di Comunione e liberazione (la freccia che determina l’avvenimento dell’incarnazione), del libro Sunset limited e, ultimamente, de L’annuncio a Maria. Ciò che mi sbalordisce è che il giorno dopo i nostri dialoghi, lui si presenta con in mano un foglietto col riassunto delle cose che ci siamo detti e pone delle domande sulle questioni che ritiene di non avere capito.

Ieri mi ha detto: «Mi sono chiesto se è stato Dio a mandarmi in galera, ma penso di no. Eppure è indiscutibile che dentro a questo dolore sto crescendo. E poi, se ho il coraggio di alzarmi di dieci metri sopra il mio capo, vedo che nella mia vita ho fatto tanti sbagli, tante cazzate, non reati, ma proprio cazzate. Ora sono contento di ciò che è successo. Ma che strano dire così della galera».

Quando uno ha il coraggio di guardarsi, anche solo da dieci metri da terra, vede e capisce il proprio limite, il proprio peccato e, se prova dolore, è pronto ad accettare che “l’altro dolore” (il carcere) possa esistere e, per quanto gli è possibile, sostenerlo.

E così, sono ad abbracciare un estorsore (hanno menato in cinque un cliente che non pagava una fattura) che mi ha, in due minuti, ridetto quello che don Giussani mi ha ripetuto per quarantuno anni.

Antonio Simone

Lettere precedenti

42. Spero di uscire per disintossicarmi dal rito dei telegiornali

41. Leggere Dostoevskij al gabbio. «Senza scopo non si può vivere»

40. Il mio grazie commosso a Festa e una richiesta ai 5mila del Meeting

39. I tre miracoli dello “scopino” di San Vittore

38. Anche voi dite: “Ci vorrebbe la pena di morte”

37. Il lavoro, la passeggiata e il mio nuovo soprannome (“zio”)

36. Dio è morto e anche noi non stiamo bene. Ma si risorge

35. Cosa ci sostiene? La coscienza di essere voluti

34. Ho cambiato cella e raggio. E la porta è aperta

33. «Scusa. Sono un pirla. Ti amo» 

32. Quel che ho ricevuto in dono e non riesco a trattenere

31. San Francesco riletto da noi carcerati

30. Il segreto (rivoluzionario) del nuovo compagno di cella

29. Quando Repubblica mi chiederà scusa?

28. La preghiera non è superstizione, ma domanda

27. Leggere “L’annuncio a Maria” dietro mura alte 5 metri

26. Sono un corpo sequestrato perché non dico “tutto”

25. Devo mentire su Formigoni per uscire?

24. L’autolesionismo e una domanda: perché fare il bene?

23. Il carcere può esser casa se l’orizzonte è l’infinito

22. Per le vostre preghiere ho vergogna e vi ringrazio

21. Il gioco dei 30, 50, 70, 100 milioni

20. Lo sciopero della fame, i cani e la spending review

19. Sciopero della fame. Appello da San Vittore

18. Che me ne faccio del prete in carcere?

17. In carcere l’Italia gioca in trasferta e comandano gli albanesi

16. Leggo Repubblica solo per capire se posso chiedere i danni

15. La mia speranza (cosa disse don Giussani nel 1981)

14. Ikea festeggia la condanna definitiva. Festa con incendio

13. «Che differenza c’è tra me e voi fuori? Nessuna»

12. «Sono di Cl non perché sono giusto. Ma per seguire una via»

11. «Amico, posso diventare anche io di Comunione e libertà?»

10. Gli scarafaggi, il basilico e l’urlo nella notte

9. Mi dimetto da uomo. Meglio essere un porco

8. Cresima in carcere con trans. Sono contento

7. Repubblica mi vuole intervistare. Ok, ma a due condizioni

6. In quel buio che pare inghiottirmi, io ci sono

5. La rissa e l’evirazione. Storie di ordinaria follia a San Vittore

4. Io, nel pestaggio in carcere con cinghie e punteruoli

3. «Ezio Mauro, se vuoi farmi qualche domanda, sono pronto»

2. Anche da un peccato può nascere un po’ più di umanità

1. Lettera dal carcere di Antonio Simone. Con una domanda a Repubblica

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